Parte 1

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"Chi sono?" due mani mingherline coprono gli occhi del giovane ragazzo mentre è impegnato ad inserire la combinazione del suo armadietto.
"Ah, Michelle!" esclama Peter per poi girarsi e baciare le ragazza più alta di lui di qualche centimetro.
"Come stai? Non ti vedo da venerdì. È uno strazio senza di te." si intristisce Michelle.
"Lo so, ma sto bene. Ho avuto una certa...discussione con Scorpion."
"Spero che tu lo abbia fatto piangere a calci nel sedere."
"Michelle! Abbassa la voce." bisbiglia.
"Scusa, ma dopo quello che ha fatto...non posso più sopportarlo."
"Ci sto lavorando sopra, abbi solo un po' di pazienza."
"Okay, ma voglio venire con te la prossima volta."
"Scusa, cosa?" domanda attonito.
"Qualcuno dovrà pure guardarti le spalle, e poi sono molto brava a maneggiare le armi."
"No, no, Michelle. Non potrei mai metterti in pericolo. Se ti accadesse qualcosa..."
"Ti posso assicurare che non mi succederà niente. Resterò nell'ombra, così potrò entrare in azione in caso tu avessi bisogno di aiuto."
"Io non ho bisogno di aiuto, sono Spider-Man." chiude l'armadietto dopo aver preso il libro di chimica e si avvia verso il corridoio. Michelle, seguendolo, fa una smorfia.
"Forse dovresti smettere di vantarti così tanto, perché in fondo sei sempre un ragazzo. Avrai sicuramente bisogno di aiuto, Peter. E io voglio essere quella persona. Nemmeno io potrei sopportare il rischio di perderti, per questo voglio venire. Ti prego." la ragazza ricciola lo guarda intensamente negli occhi cercando di tirar fuori la sua compassione. È molto brava nell'ottenere ciò che vuole, ed è per questo motivo che Peter la ama ancor di più.
"Okay, va bene. Ma ti prego, rimani dietro di me." sospira arreso.
"Come vuoi. Le armi però le porto."
"Va bene!" alza la voce, leggermente irritato. Michelle ride e si dirige verso la classe di inglese, mentre Peter si dirige verso quella di chimica.
Dopo circa 40 minuti, Peter sente vibrare il cellulare nella tasca dei pantaloni e lo prende di nascosto per leggere un nuovo messaggio: "Ho tutto pronto per dopo, ho caricato la mia arma speciale!Incontriamoci a casa mia appena vuoi. Avvertimi! Ti amo. xx"
Un sorriso scappa dalle sue labbra e Flash si accorge dell'oggetto nascosto sotto il banco.
"Ah, Parker! Ti è arrivato un messaggio dalla mammina? Ti sei ricordato di fare il letto?" inizia a ridere ad alta voce portando con sé tutta la classe.
"Peter, è il tuo cellulare quello?" chiede la professoressa.
"Ehm, sì, professoressa. Mi dispiace, io non..."
"Dopo la lezione dovremo fare una chiaccherata da soli." lo interrompe la signora di giovane età, forse anche troppo per essere un'insegnante.
Peter sbuffa e Flash lo guarda facendo un ghigno, contento del guaio in cui ha cacciato il tenero ma temerario ragazzo.
L'ora passa velocemente e tutti i compagni di classe di Peter si alzano per andarsene. Anche lui stesso prova ad andarsene senza essere notato, ma la professoressa riesce a beccarlo proprio nel momento in cui stava per sorpassare la porta.
"Peter, dove pensi di andare?" dice con tono grave la donna. Il ragazzo si gira, deglutendo a quelle parole, per poi avvicinarsi alla professoressa.
"Cos'è questa storia? Ora trasgredisci pure le regole?"
"Mi dispiace, professoressa. Davvero. Giuro che non accadrà mai più!"
"Risparmia le scuse, Peter, tanto andrai comunque in punizione. Ora devi farmi vedere il messaggio."
"Cosa?" inizia inevitabilmente a sudare freddo.
"Fammi vedere il messaggio." la donna porge la mano a Peter e aspetta che le dia il cellulare.
"È un semplice messaggio, professoressa, la solita pubblicità."
"Bene, allora non avrai alcun problema nel mostrarmelo."
Dopo alcuni secondi di esitazione, il ragazzo si arrende e glielo porge. Non sarebbe uscito di lì se non lo avesse fatto. Così, capisce che sarebbe stato sospeso per quel maledetto SMS in cui viene spudoratamente menzionata un'arma.
La professoressa legge attentamente il messaggio, per poi tirare un sospiro e alzare lo sguardo verso Peter. Uno sguardo gelido e infastidito.
"Le giuro che non è quello che sembra, è solo un gioco che io e la mia ragazza facciamo e..."
"Peter." lo interrompe nuovamente, un sorriso quasi malizioso si alza sulle labbra della donna affascinante. "pensi davvero di prendermi in giro così facilmente?"
"In che senso? Non-non capisco." sente il suo battito accelerare gradualmente.
"So benissimo quel che fai, Peter. So che sgattaioli via molto spesso di notte, oppure quando sei in gruppo con i tuoi compagni. Guarda caso lo fai ogni volta che qualcosa che riguarda i 'cattivi' succede nei paraggi. Dimmi, che effetto fa, essere Spider-Man?"
"C-cosa?" sente il sangue raggelarsi nelle vene. Non riesce a crederci. La sua professoressa di chimica sapeva che era Spider-Man, e chissà da quanto tempo.
"Vedi, Peter, questo è un argomento delicato per me. Immagino che tu conosca Scorpion, giusto?"
Peter non riesce a tirar fuori una parola.
"Lo prenderò come un sì. Perché, sai, Scorpion è mio marito." la donna prende un taglierino dalla borsa e inizia a maneggiarlo nervosamente.
Non solo sa che è Spider-Man, ma è anche lei è uno dei cattivi. Peter non riesce a smettere di guardare il taglierino e deglutire.
"Sarebbe una tragedia per me vederlo nuovamente rovinato, a marcire in una prigione forzata" la professoressa si alza dalla cattedra e si avvicina strettamente al ragazzo, tenendo saldamente in pugno la piccola lama. "Tutto questo è per dirti che non ti devi più avvicinare a mio marito, ti è chiaro? Perché se lo fai di nuovo, i tuoi amici si ritroveranno improvvisamente in mancanza di un membro del gruppo. Hai capito?"
Il giovane ragazzo continua a fissarla, capendo che la donna non avrebbe avuto rimorsi nell'uccidere un ragazzo di 17 anni.  E quel ragazzo è lui. Questo gli provoca un brivido lungo la schiena che lo fa sobbalzare un poco. In tutto ciò, però, non apre bocca per rispondere.
La donna il colletto di Peter e lo tira verso di lei e poggia il taglierino sulla gola del ragazzo.
"Non credo di aver sentito. Puoi ripetere?" la sua voce si fa più rauca e intimidatoria.
"S-sì. Ho capito." dice Peter con un filo di voce.
"Bene." abbandona la presa e spinge via il giovane. "Spero per te che tu non stia mentendo. Adesso vattene."
Peter prende il suo zaino e silenziosamente esce dall'aula. Gli gira la testa e sente il sudore colare dalle tempie. Non crede di star riuscendo a respirare nel modo corretto, e in tutta risposta corre via dalla scuola, saltando le lezioni successive. Si affretta verso l'angolo dietro l'istituto e si accascia al muro mettendosi le mani nei capelli. Non riesce più a trattenere le lacrime, così scoppia in un pianto silenzioso. Non riesce a sopportare la situazione. Non sa cosa fare. Se andasse nuovamente da Scorpion e lo sconfiggesse sarebbe solo una vittoria a metà, perché una volta tornato a scuola la professoressa lo avrebbe ucciso senza ripensamenti. Peter vuole semplicemente fare del bene, ma non può gridare al mondo di essere Spider-Man. E se invece di lui uccidesse zia May? O Michelle? O Ned? No, inaccettabile. Non avrebbe sopportato il tutto.
'Gli eroi non piangono' ripete a sé stesso. Ma non è così. Sopratutto per lui, un Avenger ancora in formazione, un ragazzino con tanta vita davanti a sé, un essere umano. E sì, Peter è solo un umano un fondo, con troppe responsabilità e problemi. Piangere è più che normale. Qualche volta vorrebbe smettere di essere Spider-Man, ma ogni volta ricorda il motivo per cui lo è diventato. Il motivo per cui ha voluto continuare. È lì che riesce a rialzarsi più forte di prima, ed è lì che si avvicina sempre più ad essere un Avenger completo.
"Peter?" una voce femminile fa svanire tutti i suoi pensieri e lo fa alzare di scatto.
"Michelle, io..."
"Che succede? Perché hai gli occhi gonfi?" chiede preoccupata.
Peter comincia a piangere nuovamente e si getta tra le braccia della ragazza per stringerla a sé il più possibile.
"Oddio, Pete. Ti prego, dimmi che succede. Ti ho visto correre via dopo la lezione!" sussurra sulla spalla del suo fidanzato.
"La professoressa Collins è la moglie di Scorpion. Ha minacciato di uccidermi se avessi nuovamente interferito con suo marito. Io non ho idea di cosa debba fare, Michelle. Ho...paura."
"È normale, Peter. Hai solo 17 anni, pensi che nessun altro avrebbe paura dopo questa minaccia? Pensa a quando anche Vulture ti ha minacciato: tu che cosa hai fatto?"
"Sono andato a fermarlo comunque."
"Esatto. E dimmi, hai fallito o ne sei uscito vittorioso?"
"Ho vinto." imita un piccolo sorriso di sollievo.
"Ancora esatto. Ed è per questo che sei Spider-Man. Tu sei forte e riuscirai a sconfiggere Scorpion insieme a quella vipera di sua moglie. Perché se lui torna in carcere, lei dovrà fare altrettanto." poggia una mano sulla sua spalla.
"Ti amo, Michelle." bacia la ragazza appassionatamente e la abbraccia di nuovo.
"Ti amo anche io, Pete. Andiamo, dai." gli prende la mano e la stringe.
"Passiamo da casa tua a prendere quel che ci serve, ho già il costume nello zaino."
"Magnifico." gli sorride calorosamente.

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Questa è la prima parte della storia! Vorrei ricordare che questa è una fan fiction breve, quindi non ci saranno molti capitoli. Quando scrivo storie lunghe finisco poi con l'esaurire tutta la mia ispirazione, quindi preferisco fare storie brevi ma buone. Fatemi sapere se vi è piaciuta questa parte e se volete che continui! :)

Young but Hero | Peter Parker (+Michelle Jones)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora