That fever

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ATTENZIONE: SCENE SMUT

Jude's Pov

Sono sul letto, il telefono squilla riproducendo quella fastidiosa musichetta che mia sorella mi ha obbligato ad impostare come suoneria. Mi tocca alzarmi <<Chissà chi è>>

So già la risposta, chi mai potrebbe chiamarmi alle due del pomeriggio? <<Pronto?>> ridacchio non appena sento una voce roca imprecare <<Jude, sono io>> <<Dimmi amore>> schiocco la lingua sul palato.

So che rare volte mi chiama, dato che di solito sono io a farlo, e se ha avuto la voglia di premere il dito sul suo schermo è per qualcosa di "importante" che lo scoccia.
<<Non sei di aiuto>> tossisce <<Cos'hai?>> subito mi preoccupo <<Smettila, sei troppo apprensivo>>assumo una voce lagnosa <<Non è vero!>> sospiro <<Dai, come mai hai chiamato? Solitamente ti da fastidio cercarmi, invece di essere desiderato e voluto>> lo sento biascicare qualche parola a me incomprensibile <<Ho la febbre>> tossisce <<Oh, povero piccolino>> <<Jude basta, cazzo!>> <<No, mister finezza>> voglio arrivare al punto <<Quindi?>> <<Bhe....>> sussurra flebile <<Potresti venire a casa mia?>>sorrido compiaciuto sedendomi sul letto <<Subito>>
Butto giù senza nemmeno aspettare una sua risposta ed inizio a vestirmi con la divisa della squadra, tra un'ora e mezza ci saranno gli allenamenti e non voglio tornare a casa per prendere la borsa con il necessario che mi sto appunto mettendo sulle spalle.

Dopo qualche minuto in cui mi sono reso abbastanza presentabile prendo al volo le chiavi di casa da sopra al comodino ed esco correndo <<Chissà se avrà qualcosa in casa che potrò preparargli per farlo stare meglio, Caleb non si sa nemmeno infilare un termometro>> sorrido dolce al pensiero del mio fidanzato sdraiato malamente tra le coperte con il viso rosso a causa dell'influenza, il suo ansimare, la sua maglietta tolta per il caldo ed io- No, non è il momento.

(Skip time)

Come sempre ignoro le voci dei brutti ceffi appostati dietro ogni angolo del quartiere malfamato in cui vive Caleb, pronti a molestarmi, ma ormai dopo anni ho imparato a difendermi, almeno abbastanza da non dover ricorrere ogni volta all'aiuto del mio ragazzo. Pensando a quanto possa essere fortunato ad avere una persona come lui al mio fianco, seppur con il suo caratteraccio, giungo di fronte al suo palazzo, suono al citofono nominato "Stonewall" ed aspetto una risposta.

Il portone mi viene aperto dopo poco e io salgo velocemente le scale di quell'edificio tetro, senza ascensore e muri dipinti decentemente <<Sono qui>> mi appoggio allo stipite della porta che subito si apre al suono della mia voce <<Non avevi le chiavi? Dovevi proprio farmi alzare?>> sbotta infastidito <<No, me le sono dimenticate. Sai, mi hai implorato di venirti a curare all'istante>> gli rispondo a tono.

Da tempo ho imparato come affrontarlo, anche se mi permetto di farlo solo in casi come questo, in cui lui non ha molto "potere" su di me.

Entro e poso il borsone nell'ingresso, dopodichè mi giro verso di lui, mi avvicino prendendogli il viso tra le mani <<Ti amo>> soffio sulle sue labbra, le sue dita mi vanno ad accarezzare i fianchi lentamente <<Anche io, grazie di essere qui>> <<Quanto sei dolce>> <<Tsk>> arrossisce leggermente.

So che il suo orgoglio non gli permetterebbe di ammettere che non è, questa volta, per colpa della febbre. Lo  bacio dolcemente e lui cerca di mettersi leggermente sulle punte dato che è di poco più basso di me. Mi stacco da lui sorridendo e passandogli una mano tra i capelli <<Hai gli occhi lucidi, stai così male?>> annuisce senza dire una parola, le sue mani scendono fino al mio sedere mentre lui si sporge di più fino ad arrivare al mio collo.

[FudouxKidou One-Shot] That feverDove le storie prendono vita. Scoprilo ora