Decapitazione

4 0 0
                                    

Bella merda. Il rifugio era stato distrutto. Per tutti loro quello poteva essere un luogo importante.
Una fottuta barriera.
Adesso però erano costretti a mangiare delle schifezze su delle luride scale di un palazzo preso a caso.
I fantasmi avevano rovinato anche quello, stavano mandando a puttane tutto.
Avevano ucciso Roberta, li stavano rallentando.
Il tempo, prima o poi, sarebbe terminato…e si sarebbero bloccati…per sempre.
Ma non si arrendevano. Loro quattro volevano vivere.
Non riuscivano ad accettare il fatto di perdere la vita così misteriosamente.
Meglio morire sapendo come e chi li ha uccisi.
L’orrore, la paura, il terrore.
Tutte emozioni che avevano colpito i cuori di quei ragazzi.
Raul era seduto sulla scalinata del palazzo, osservava il vuoto e non osava parlare.
Pietro era in piedi, a braccia conserte e con mezza maglietta bruciata a causa delle fiamme che erano divampate dall’incendio del rifugio di Viola e Giambattista.
Questi ultimi stavano seduti vicini, e la ragazza stava dormendo sulla spalla dell’amico, spensierata.
Giambattista stava ascoltando una canzone con le cuffiette del suo iPhone. Ascoltava Lana Del Rey, per farsi male date le circostanze.
I telefoni non prendevano, ma funzionavano.
Un’altra notte passò, ma non tutti riuscirono a dormire.
Viola piangeva, non facendo dormire Raul che allo stremo della sua pazienza le urlò in faccia.
Poi però la situazione si calmò e tornarono a dormire.
Il giorno dopo si misero in marcia alla ricerca di qualche altro sopravvissuto ma a circa metà giornata avevano già esplorato tutta la periferia della città.
L’oscurità ormai era diventata parte di loro. Ci avevano già fatto l’abitudine.
Tutti avevano delle torce e riuscivano a vedere.
-Abbiamo esplorato l’intera città, dal centro alla periferia, ogni singola strada. Ormai non ci rimane che cercare il motivo di tutto questo.- disse Raul.
-Eh…ma come?- chiese Viola.
-Non lo so, ma dobbiamo provarci. Abbiamo avuto abbastanza informazioni dal fantasma di quella ragazza. Sappiamo che quelli che hanno fatto tutto questo si trovano in questa città. Ovviamente, si sono nascosti bene. Potrebbero essere sulle nostre teste o sotto terra o più semplicemente in un edificio. Sappiamo inoltre che abbiamo un’ora di luce per riposare. Il nostro obiettivo attuale è quello di trovarli e fermarli. Dormiremo solo quell’ora e faremo dei turni di guardia. Dobbiamo organizzarci al meglio, dobbiamo sopravvivere.- disse Raul mostrando una luce di speranza negli occhi.
-Si…sopravvivremo…SOPRAVVIVREMO!- urlò Pietro.
Erano le sei di sera e i ragazzi stavano camminando per le vie della città, che sembrava perfino più tetra di quanto fosse prima.
Le torce smisero di funzionare. L’oscurità li aveva in pugno ormai. Urla di panico uscirono dalla bocca di Viola.
Poi una risata…era familiare…era la risata di Pietro.
Stava per perdere la ragione…
-Stanno arrivando…eheheh…ahahah…HAHAHAHA-disse Pietro ridendo come un malato.
Joker, il primo pensiero che passò per la testa di Raul fu l’acerrimo nemico di Batman.
-Pietro, stai calmo.- disse Giambattista.
-MA STAI ZITTO, FROCIO! HAHAHAH- urlò Pietro.
Barcollando nel buio Raul riuscì a trovarlo e lo bloccò.
Poi il terrore.
Dei fantasmi si stavano avvicinando.
Erano seguiti da fitta nebbia rossa…come se fosse fatta di sangue.
-Pensieri futili- pensò Raul.
Scapparono. Poi entrarono in un condominio e salendo le scale le risate di Pietro si accentuarono.
-PORCA PUTTANA!- urlò Raul colmo di rabbia.
Entrarono in un appartamento e si nascosero tutti nella cucina chiudendo la porta a chiave e barricandola con il tavolo e altri oggetti pesanti.
-Zitti tutti…non un fiato.- bisbigliò Raul.
Dei rumori strani provenivano dal soggiorno, probabilmente erano loro.
Il panico regnava sovrano in quella cucina…quella dannatissima cucina.
Silenzio, silenzio, silenzio…e ancora silenzio. Andò avanti per circa mezz’ora e i rumori non volevano fermarsi.
Solo dopo tre quarti d’ora si bloccarono lasciando il posto ad altro silenzio.
Un sospiro di sollievo da parte di Giambattista fece rilassare anche gli altri…tranne Pietro…che rimase accovacciato con la testa tra le gambe.
-Pietro…PIETRO!- urlò Viola scuotendo l’amico.
Da quel momento la VERA pazzia di Pietro uscì del tutto.
-ZITTA PUTTANA!- gli urlò in risposta l’amico e con uno schiaffo la gettò a terra.
-Ehi, ma…Pietro cosa sta…- disse Viola con voce bassa.
I suoi occhi erano sgranati e i suoi capelli erano in disordine. Non era la stessa Viola che tutti conoscevano. I vestiti erano strappati, il trucco sciolto e al posto di un raggiante sorriso…aveva un’espressione di terrore.
-Proprio non capite? Siamo destinati a morire tutti qua…ormai è la fine…siamo già morti.- disse Pietro con un sorriso stampato sulla faccia.
Si alzò, si avvicinò al piano cucina e osservò un enorme coltello che era appoggiato lì.
Tutti indietreggiarono tranne Viola…che lo abbracciò.
-Pietro, noi staremo bene. Li trovere…- disse la ragazza che venne interrotta dalla voce di Pietro.
-No, non vivremo. Quindi è meglio se moriamo tutti adesso, senza soffrire…e senza essere…AMMAZZATI DA QUEI FIGLI DI PUTTANA!-
Prese il coltello. Si girò verso Viola e la osservò.
Un’enormità di sangue venne spruzzata sulla faccia dei ragazzi che osservavano terrorizzati la scena.
La testa di Viola…non c’era più.

Bloccati fino alla fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora