That day

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Due anni. Due anni dalla lettera che Steve aveva spedito a Tony.
Due anni in cui Tony metteva a caricare ogni giorno quello stupido telefonino a conchiglia e non usciva di casa senza prenderlo. Perché poteva succedere qualsiasi cosa.
Doveva essere pronto a chiamare Steve in caso avesse avuto bisogno di lui. Peccato che Tony aveva bisogno di lui ogni giorno. Ma non era una scusa fattibile. Non avrebbe ceduto solo per quello. Steve l'aveva ferito, tanto. Si fidava di lui, era l'unica persona di cui si fidava e quando aveva scoperto che anche lui gli aveva mentito, ha sentito il mondo crollargli addosso. È stata la sua delusione più grande.
L'amore della sua vita era diventato tutto ciò che disprezzava di più.
Ma gli mancava, cazzo se gli mancava.
Quella casa dove prima vivevano insieme era diventata troppo fredda e silenziosa ormai.
E tutto questo faceva male.
Non voleva chiamarlo però, non voleva farsi vedere debole, farsi vedere dipendente da lui. Tony era forte e poteva farcela. Anche se sperava con tutto il cuore una chiamata da parte di Steve per qualsiasi ragione. Avrebbe fatto di tutto per lui, anche se non voleva ammetterlo a se stesso e sopratutto non voleva ammetterlo agli altri.
"Devi chiamare Steve" disse Banner quando la prima nave mandata da Thanos stava per arrivare sulla terra.
"È complicato, io e Cap abbiamo dei precedenti, abbiamo litigato. Non siamo più legati come prima, non ci parliamo più" rispose Tony con le lacrime agli occhi. La voglia che aveva di inviare la chiamata era tanta. Per questo dopo la risposta di Bunner "Senti, Thor è andato e Thanos sta arrivando. Non mi interessa con chi parli o con chi non parli. Abbiamo bisogno di lui" Tony cedette, allontanandosi e tirando fuori il cellulare a conchiglia che tanto odiava. Un oggetto che tanto contrastava il suo modo di essere. Poteva salvare il numero sul suo cellulare di ultima generazione ma non avrebbe mai buttato quel rottame da quattro soldi. Era l'unica cosa che gli rimaneva di Steve oltre a quello scudo rinchiuso nel suo magazzino che ormai era diventato simbolo della loro divisione. Dal giorno in cui gliel'aveva impiantato nel nucleo, spezzandogli il cuore, non aveva più voluto vedere quello scudo che il padre del moro aveva regalato al biondo.
Mentre ripensava a tutti i loro trascorsi, lentamente avvicinava il dito al tasto di invio. Purtroppo caso ha voluto che la nave dei figli di Thanos arrivasse proprio in quel momento. Tony preso dalla sprovvista lasciò il telefono che cadde a terra e corse fuori ad aiutare la gente in pericolo. Il suo pensiero primario da quando Loki invade la Terra era sempre stato sconfiggere la grande minaccia che si sarebbe abbattuta su di loro e su tutto il mondo.
Quando le acque si furono calmate chi ritrovò quel telefono fu proprio Banner che non ci pensò due volte ad inviare la chiamata.
"Pronto Tony?" rispose Steve. Sembrava felice? Sorpreso?
Peccato che a chiamare non era Tony.
"Ciao Steve, sono Bruce" e Steve l'aveva capito dalla prima parola pronunciata dal dottore che quello al telefono non era Stark. Così felice di poter risentire la sua voce che quando ne sentì una diversa il suo cuore si inclinò un pochino. La delusione c'era. Aspettava quel momento da due anni. Era stato costretto a lasciare Tony. Non aveva altre possibilità. Non poteva abbandonare il suo migliore amico, non era giusto. Era l'unica cosa che lo legava al passato e non poteva ignorare la gravità della situazione in cui si trovava. Purtroppo Tony non l'aveva compreso e a lui dispiaceva. Molto. Non voleva andare contro la persona che amava ma non poteva fare altrimenti. Poteva solo proteggerlo dalla verità che lo avrebbe ferito a morte. E infatti così è stato. Ma non era quella l'intenzione di Steve quando aveva deciso di non dire la verità a Tony sulla morte dei genitori. Voleva solo proteggerlo, non voleva farlo soffrire. Ma non ci era riuscito e quello era il suo più grande rimpianto. Tutto si era perdonato tranne che far del male a Tony.
"Ah" una risposta secca, carica di delusione. Non poteva però farlo notare a Bruce, così si riprese subito. "Bruce! Che succede?"
"Steve abbiamo bisogno di te. Tony è scomparso e Thanos sta arrivando"
Di quel discorso Steve aveva afferrato solo 'Tony è scomparso'. L'unica cosa di cui gli importava. La terra poteva essere distrutta da un momento all'altro ma "Che vuol dire Tony é scomparso?" rispose il biondo completando la risposta con "Chi è Thanos?"
Il dialogo tra i due finì con un racconto dettagliato della storia di Thanos e della scomparsa di Tony.
Purtroppo lui era un capitano, un uomo che non poteva perdere il controllo e seguire il suo cuore durante una missione affidatagli. In quel momento avrebbe voluto infilarsi in una navicella e volare fino a Tony, in qualsiasi parte dell'universo.
La sua missione non era quella però.
La sua missione era trovare Visione e così fece. E ci riuscì.
La terra quel giorno però aveva perso il migliore degli Avengers.
Thanos come previsto arrivò.
Combatterono con tutte le loro forze, Cap e la sua squadra in Wakanda mentre Tony e i suoi nuovi "colleghi" ( i guardiani e Doctor Strange) sul pianeta Titan. C'era anche Peter tra loro anche se Tony non era d'accordo, lo voleva a casa al sicuro. Non si sarebbe mai perdonato se gli fosse capitato qualcosa. Non poteva perdere anche lui.
Eppure le cose non vanno quasi mai come vogliamo.
Gli amici e i colleghi iniziarono a sparire sotto gli occhi di Tony e l'ultimo fu proprio Peter.
"Non mi sento molto bene. Non voglio morire Signor Stark la prego"
Tony voleva piangere. Era arrabbiato e voleva piangere. Doveva starci lui al posto di Peter. Solo su quel pianeta ad anni luce di distanza dalla Terra aveva perso l'unica persona che avrebbe dovuto riportare sana e salva a casa.
Doveva tornare sulla terra. Doveva vedere chi fosse rimasto vivo.
Fu così che iniziò a riparare la navicella mezza distrutta dall'atterraggio, con l'aiuto di Nebula.
In poche ore riuscirono nell'impresa.
Nebula però rimase su Titan, aveva ancora delle pratiche da sbrigare.
Tony cerco di manovrare da solo una navicella spaziale creata per un uomo gigante.
L'atterraggio fece schifo come sempre e distrusse mezzo prato che circondava la sede degli Avengers.
Finalmente era a casa.
Era così debole in quel momento.
Voleva solo sdraiarsi e pensare a un modo per riportare Peter e tutti gli altri.
Entrò dalla porta al piano terra. La tuta di Iron Man era distrutta ormai e il punto dove lo aveva accoltellato Thanos iniziava a fare più male del dovuto. Lo spray che ci aveva messo era per agire sul momento non per durare per tutta la vita.
Si incamminò per le scale e si diresse verso il divano. Doveva sdraiarsi.
Appena entro nel salone però si accorse che non era vuoto come lo era stato per tutti quei mesi.
Natasha in cucina stava preparando un caffè. Bruce seduto su uno dei sgabelli del bancone la guardava muoversi. Affianco a lui c'erano Thor con un boccale di birra in mano e altri 4 finiti affianco a lui e, con un bicchiere d'acqua tra le mani, Steve.
L'unico che si accorse della presenza che era appena entrata in casa. Il biondo girò la testa per guardare a chi appartenesse il rumore dei passi che aveva sentito. E lo trovo li. Bello come sempre. Fragile come sempre. Pieno di ferite, sembrava potesse crollare da un momento all'altro.
"Tony"
"Capitano"
E no Tony non resistette più. Si accasciò su se stesso con le lacrime che gli scorrevano senza tregua giù per le guancia.
Steve con uno scatto lo prese sorreggendolo e stringendolo forte. Erano ancora arrabbiati tra di loro, ma in quel momento avevano dimenticato tutto. Avevano solo bisogno l'uno dell'altro. Si strinsero forte per minuti mentre le lacrime di Tony continuavano a scendere. Era distrutto. Aveva perso tutti. L'unico che gli era rimasto era davanti a lui e lo stava stringendo forte per non farlo crollare definitivamente.
Thor, Nat e Bruce si erano sentiti di troppo e li avevano lasciati soli. Infondo anche Nat e Bruce avevano bisogno di parlare, mentre Thor aveva bisogno di dormire dopo tutte le perdite che aveva subito in quel giorno.
"É colpa mia, sono io il responsabile. Lui- io dovevo proteggerlo. Aveva solo sedici anni porca puttana." Tony aveva alzato la testa per guardare Steve. I suoi occhi erano carichi di tristezza e Cap, solo guardandoli, comprese appieno il dolore che stava provando in quel momento il moro.
"Parli del ragazzo che viene dal Queens? È in gamba."  Steve posò una mano sulla guancia di Tony muovendo il pollice su e giù. La barba gli stava ricrescendo in modo confusionario, ma questo non lo rendeva meno bello, anzi.
"Era in gamba, ormai è andato, sparito, puff, cenere alla cenere. Lo sono tutti immagino, ecco perché ci siamo solo noi dentro questo salone."  Scansò la mano di Steve dalla faccia e si incamminò verso il bagno. Si era fatto vedere già troppo fragile e non andava bene. Basta piangere. Doveva solo pensare ad una soluzione e tutto sarebbe tornato come prima. Ma adesso rivoleva Steve nella su vita, questo era certo.
Entrò in bagno e lasciò la porta aperta, abitudine che aveva preso da quando si era ritrovato da solo in quella casa. Alzò la tavoletta e si sbottonò i pantaloni.
"Troveremo una soluzione. Lo abbiamo sempre fatto. Insieme. E potevi almeno chiudere la porta"
Il biondo si era appoggiato allo stipite con le mani incrociate.
"Ormai non sappiamo più cosa vuol dire insieme. E potevi anche evitare di guardarmi mentre piscio. Mi stai fissando il cazzo?"
Steve si avvicinò al moro e gli alzo poco poco la maglietta.
"Steve se continui così dovremmo spostarci in camera."
"Sei ferito." Il biondo aveva ignorato totalmente tutte le battute che erano uscite dalla bocca di Tony. Si era concentrato solo sul sangue che gli aveva sporcato la maglietta. Incuriosito si era avvicinato a quella macchia. Steve sapeva che per Tony la propria salute non era una priorità. Era sempre l'ultimo dei problemi per il moro. Ma per Steve no. La salute di Tony veniva prima dell'interno universo.
"Va disinfettata e cucita. Andiamo."
Tony si riallacciò i pantaloni, scaricò e supero Steve per raggiungere il lavandino e lavarsi le mani.
Tutto il sangue e lo sporco che che aveva raccolto in quel giorno stava scorrendo sul lavandino bianco.
"Ho bisogno di una doccia e di riposo per pensare a cosa fare."
Tony si tolse la maglietta e la gettò a terra. Passò ai pantaloni e rimase in mutande.
"Vieni con me?" Domando al capitano che era rimasto inchiodato con lo sguardo su di lui per tutta la durata dello spogliarello.
Si risvegliò dalle sue voglie e prese di peso Tony portandolo in salone.
Doveva occuparsi di quella ferita.
"Lasciami Steve. Non è grave, è solo un graffietto!"
Steve lo lascio seduto sul bancone della cucina. Il marmo freddo fece sussultare Tony quando venne a contatto con la sua pelle calda.
"Resta qui, prendo il necessario e torno subito." Steve si allontanò per prendere la stupida cassetta di pronto soccorso. Che stupida poi non era. Era una vera e propria valigetta piena di aghi, medicine, bende, ecc..
Mentre stava lì da solo ad aspettare il biondo pensò a quanto gli fossero mancati questi momenti. Loro due che battibeccavano per qualsiasi cosa mentre continuavano ad amarsi alla follia.
E quando Steve tornò, Tony si prese un minuto per fissarlo. Il corpo era fasciato da una nuova tuta blu scuro che gli stava da dio. Il viso era cambiato, barba e capelli lunghi gli incorniciavano il volto. A guardarlo bene sembrava un'altra persona, sembrava più maturo. Sicuramente più sexy.
"Cambio di stile?" gli chiese.
"Cosa?" poso la valigetta sul bancone vicino al moro e la aprì.
"La barba e i capelli lunghi. Hai scambiato stile con Thor?"
Prese l'ago, lo sterilizzò e poi prese il filo.
"Si, questi anni sono stati difficili. Ci siamo dovuti spostare sempre e il taglio di capelli non era una mia priorità."
Fece entrare l'ago nella carne di Tony.
"Cazzo" sibilò il moro a causa del dolore ma continuò la conversazione per non pensarci. Dovevano parlare comunque.
"Steve, mi dispiace. Io non avrei mai voluto tutto questo e tu lo sai. Voi eravate l'unica famiglia che avevo e sopportavo l'idea di vedervi divisi. Non sapevo che fare e le ho provate tutte per non perdervi ma ho combinato un casino e ti chiedo scusa."
Le mani di Tony stringevano il bordo del bancone per il dolore. Erano diventate bianche ormai.
Probabilmente solo in un momento di sofferenza Tony poteva riuscire a dire quelle parole al biondo. Meglio così. Non poteva andare avanti in questo modo. Steve gli mancava e lo rivoleva nella sua vita.
"È a me che dispiace. Dovevo fidarmi di te e raccontarti tutto quello che avevo scoperto sui soldati d'inverno. Avevo paura che non mi credessi e che mi impedissi di salvare Bucky. Non potevo permettertelo e lo sai. Ti chiedo sopratutto scusa per aver tradito la tua fiducia, ma volevo proteggerti da quell'orribile verità. Vederti soffrire per mano mia è stato terribile."
Steve fece l'ultimo nodo e tagliò il filo. Prese un cerotto grande e copri la ferita. Aveva finito.
Guardò Tony e lo trovò già con gli occhi puntati su di lui. Con Tony seduto sul bancone e Steve in piedi, erano alla stessa altezza.
E il moro non ce la fece più a resistere. Si sporse e lo baciò. Era un bacio lento e desiderato tanto. Il biondo ricambiò subito e lo avvicinò di più a se mettendo una mano dietro la schiena nuda di Tony. Il moro di risposta fece scorrere la mano tra i capelli biondi del capitano mentre con l'altra mano strinse il colletto della tuta blu scura avvicinandolo di più. Voleva di più. Quanto lo desiderava. Due anni senza la sua bocca, il suo sapore, il suo corpo. Non riuscivano a staccarsi. Le loro lingue ballavano insieme. Era tutto così perfetto. Ma quello non era né il luogo né il momento adatto per continuare. Tutti e due sapevano come sarebbe finita ma le priorità in quel momento erano altre. L'immagine di Peter che spariva occupava ancora la maggior parte dei pensieri di Tony.
Così si stacco e Steve capí subito.
"Avremo tempo di continuare quando tutto si sarà risolto." dichiarò Tony scendendo dal bancone e dirigendosi in bagno per una doccia. Steve si limitò ad annuire.
"Comunque l'offerta di prima è ancora valida. Vuoi venire in doccia con me?"
Steve sorrise e scuotendo la testa lo seguì. Sapeva che non avrebbero fatto niente la dentro. Avevano solo bisogno l'uno della presenza dell'altro che per tanto tempo era stata negata.
In quella doccia si lavarono togliendosi tutto lo sporco che avevano addosso, tutto il sangue incrostato e tutti i segni di lotta. In quella doccia ritornarono ad essere Steve e Tony di molti anni prima. Due uomini che si iniziavano a scoprire e ad amare. Che per l'altro avrebbero fatto qualsiasi cosa.
Quello che successe dopo non si sa.
Come ristabilirono l'ordine dell'intero universo è un mistero.
Ma quel giorno avevano riportato l'ordine nel loro piccolo universo composto da loro due, dove troppe cose non erano state dette e troppe cose dovevano essere fatte.
E andava bene così.
Il freddo che caratterizzava quella casa si era trasformato in un calore rassicurante e Tony sapeva che qualsiasi cosa sarebbe successa questa volta Cap sarebbe rimasto con lui, e lui sarebbe rimasto con Cap.
Si amavano, lo sapevano entrambi e avrebbero avuto tempo per consumare questo amore.
Ora però bisognava salvare i loro amici, la loro unica famiglia.

The end.

Salveeeeeee
Sono parzialmente tornata(?)
Ieri sera mi annoiavo e ho scritto questa costerà che dovrebbe essere la mia versione dell'incontro Stony in Avengers 4.
Anche se secondo me non si parleranno proprio, Steve dirà a Tony che ci sarà tempo per parlare dopo la battaglia ma ci morirà proprio in battaglia quindi addio non parleranno mai. Magari muore con lo sguardo su Tony mentre sussurra un "I'm sorry." Just like Spider-Man
Povero bimbo.
Comunque questa sono solo io che penso sempre al peggio.
Tutto sotto controllo.
Spero vi sia piaciuta e niente fatemi sapere cosa ne pensate!
Ci vediamo alla prossima storia;)
Adiosssss 👋🏻

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