Ogni giorno, almeno una volta al giorno, le ritornava alla mente un sentimento, forse un presentimento, forse una sensazione così eterea e labile da non essere compresa neanche da Rosa stessa. Nemmeno il tempo di lasciar che quel raggio di sole la svegliasse completamente che sentiva come un peso in fondo alla gola, irremovibile, indescrivibile. Per giorni lo sopportò, se lo portò dentro, lo mischiò con il sapore del gelato e lo scambiò per ciò che non era e non era mai stato. Per giorni non capì, finché non le si trovò davanti e il peso s'alleggerì.
"Che stai leggendo?" una voce sottile le si insinuò nelle orecchie, come una canzone di cui si ricorda la melodia ma non le parole.
"Il grande Gatsby, di nuovo" Rosa odiava essere disturbata, ma si sorprese nel ritrovarsi felice, ma felice per davvero, il suo non era un sorriso tirato e finto, ma un sorriso sincero, bianco, innocente.
"Non l'ho mai letto, diciamo che non amo leggere. Leggo solo poesie" la guardava sorridendo. Anche lei sembrava attirata da Rosa, come se i loro cuori fossero al tempo stesso magnete e ferro.
"Che genere di poesie? Io leggo qualcosa, ma solo poesie d'amore, sono le uniche mi trasmettono sensazioni vere" - " Anch'io" Camilla le rispose senza lasciarla finire e le si sedette a fianco.
Quel parco era così bello che rimasero per un attimo, forse troppo lungo, ma ricco di sensazioni, a contemplare i fiori rosei d'un albero centenario che sembrava chinarsi sul Po, abbracciarlo, consolarlo. Bambini scorrazzavano loro vicino, ma erano immerse in un universo etereo e irreale. Un vecchio passeggiava su di una bicicletta gialla, indossava una camicia rosa e sembrava così felice, sereno, a differenza loro. Le sembrava di stare su di un altro piano rispetto a quella vita che le stava scorrendo d'innanzi. Il mondo le comunicava ma in una lingua diversa rispetto a quella che lei stava parlando.
"Ti va di andare a vedere un film domani? " Rosa non sapeva che dire così annuì, e in quel cenno c'era tutta la sua paura per quel masso che riprendeva a muoversi sull'orlo del precipizio. Le traballava sopra la testa e da un momento all'altro si sarebbe potuto schiantare a terra, schiacciandola.
Da sempre le emozioni erano per lei un problema doloroso. Aveva paura d'esser felice perché sapeva che quando tutto sarebbe finito, sarebbe sprofondata in quella pozza nera, densa e così familiare, tanto profonda quanto lo era stata la felicità che aveva vissuto.
"Certo, certo che mi va" colse l'attimo e non se ne pentì.
🥀themoms🥀
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Sulla Vita
General FictionRacconti sul male di vivere d'una teenager qualunque #71 in NARRATIVA GENERALE #198 in VITA