Capitolo I: Ouverture

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Il mio nome è Jonathan Nicholas Karter.
Sono un giovane della provincia londinese e sono...ero, un violinista. Nacqui come bambino prodigio, sotto i vigili occhi del mio severo padre, il conte Micheal Karter.
Non era una brava persona, mi sembra inutile mentire.
Quei suoi occhi rossi come il fuoco e quella sua anima nera come la pece mi davano il tormento dalla nascita. Non so davvero cosa mi era più familiare, se il suono di una cadenza di Beethoven o degli schiaffi sul mio volto di bambino, il singhiozzo isterico del mio pianto o le vili parole di alcuni aristocratici.
Se penso a dove sono arrivato, a cosa mi sono ridotto nella mia vita...sento il mio cuore piangere.
Non avevo nessuna intenzione di diventare come lui...Micheal Karter.
Il mio disprezzo è davvero indicibile, ancora dopo tutti questi anni.
Il violino? Solo lo strumento col quale hanno fracassato la mia anima.
Non aveva alcuna colpa lo strumento in sè o la musica, ma l'idea che mi era stata data di queste due cose.
Mi dicevano che ero un bambino prodigio, sì...O forse era perchè stavo sveglio tutta la notte a esercitarmi?
La minima stonatura o sbavatura nel suono mi procuravano ferite sanguinose che la domestica, Annabelle, si accingeva a disinfettare. Forse era per questo? O avevo davvero un grande talento?
All'inizio direi di no, dal momento che mio padre mi picchiava anche senza ragione.
A volte era ubriaco, tornava dalle serate con i suoi amici, trascorse in quei postacci che erano i bordelli, e borbottava cose senza senso, chiamando quello che non era altro che un semplice maggiordomo "fratello mio".
Si scusava con me, un attimo dopo mi picchiava a sangue.
Ogni volta che tornava ubriaco diceva di odiare quella povera donna che era mia madre, diceva che era tutta colpa sua, anche se lei non aveva fatto niente.
Thomas, il maggiordomo.
Non mi aveva mai rivolto molte attenzioni, vedevo spesso che andava in camera di mia madre, probabilmente a consolarla dal dolore che mio padre le arrecava.
Non mi era mai piaciuto Thomas, aveva un'aria inquietante e non poco. Annabelle invece era dolce come il miele, probabilmente per poco fui anche innamorato di lei, nonostante avesse 20 anni.
Mio padre ne abusava continuamente, le leccava il collo con quella sudicia lingua e la palpava, non si risparmiava neanche davanti a tutti gli altri.
I miei occhi di bambino mi dicevano che tutto quello non era giusto solo perchè un mio familiare lo faceva.
Ho sempre avuto un forte senso della giustizia, e avrei impedito ad ogni costo il male degli altri, ma sfortunatamente mio padre era un nemico assai abile.
Ero un bambino all'oscuro del mondo, sempre tenuto sotto sorveglianza data la mia cagionevole salute e dato che ero l'unico erede, mia madre provò ad avere altri figli ma abortì per ben due volte. La considerammo una punizione di Dio inflitta a mio padre. Ma almeno avevano me, un maschio. Sono stato fortunato a non nascere donna, altrimenti non oso immaginare quanti altri problemi avrei avuto, oltre ai miei già piuttosto complicati.
In seguito, da ragazzo, mi si presentò l'occasione di viaggiare in lungo e in largo l'Europa: ahimè, avrei evitato se solo avessi saputo quanto dolore mi attendeva in quegli infausti luoghi. O forse sarebbe più corretto dire che a essere infausto ero io?
In quell'enorme tenuta, ricoperta d'oro e di sfarzi, io avevo vissuto un'infanzia impregnata di sangue.
Infine la musica,
Ah, la musica.
Non era un qualcosa di lieto e rasserenante, ma una materia scolastica dove il minimo errore mi avrebbe lacerato con un frustino, una bacchetta o una cinghia sulle braccia e la schiena.
Era come un circolo vizioso che si ripeteva, un serpente che si morde la coda.
Tanta sofferenza, per cosa poi?
Per suonare al cospetto di qualche lord che pensa di essere la reincarnazione di Mozart.
Eppure, quando mi si presentò l'occasione della tournée, mi sentii per la prima volta come se avessi avuto l'opportunità di cambiare le cose, di dare una svolta alla mia vita e di far comprendere finalmente a mio padre molte cose.
Ed è proprio per questo che imparai che non ci si può fidare delle sensazioni che spesso si hanno.
Succederanno tante cose, nella storia che vi sto per raccontare.
Alcune sono brutte.
Altre sono bruttissime.
Spero sarete così magnanimi da saperle apprezzare.

J. N. Karter

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 02, 2018 ⏰

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