insuavis

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'DRIIIIN' mugugno qualcosa e spengo la sveglia. Scendo dal letto e mi dirigo verso il bagno. Primo giorno di scuola, primo giorno in una nuova scuola.

 "Vanessa scendi'" urla mia madre dalla cucina. Non perdo nemmeno tempo a risponderle e inizio a vestirmi. 

"Vanessa la colazione!" urla ancora. Sbuffo e scendo di sotto.

"Alla buon ora eh" 

"Mamma mi stavo vestendo" la guardo male e inizio a mangiare. 

"Non guardami in quel modo sai, non sono mica una delle tue amiche!" La guardo perplessa "che amiche scusa?" mi guarda male. 

Finisco la mia colazione in fretta e corro di sopra per truccarmi e sistemarmi i capelli. Guardo l'ora, prendo la borsa e mi dirigo di sotto. Esco di casa senza nemmeno salutare o aspettare mia sorella e corro alla fermata del bus.

Salgo e fortunatamente trovo un posto. Metto le cuffiette e vado su facebook. Nessuna notifica, nessuna richiesta d'amicizia, nessun messaggio. Sbuffo e rileggo i messaggi con la mia amica Josephine. Sorrido a tutte le cazzate che ci sriviamo e dopo averle scritto, metto via il telefon. Mi guardo un po' intorno, e vedo un sacco di ragazzi parlare fra di loro. Scendo alla fermata e mi dirigo verso scuola, facendo un respiro profondo. Odio andare in scuole nuove, non conosco nessuno e mi sento sempre idiota. Arrivo davanti ad un possente edificio e mi blocco. So perfettamente che non sarà facile ambientarmi, ma devo stare calma. Guardo per l'ultima volta la scuola da fuori ed entro. Mi dirigo verso la sala comune e mi siedo in un posto infondo da sola. 

Il preside parla per circa trenta minuti e poi manda i ragazzi più grandi nelle rispettive classi, mentre quelli di prima devono rimanere nella sala. Mi guardo intorno, questa stanza è incantevole. Tante poltroncine rosse una accanto all'altra, dei gradini in marmo, un tavolo enorme che sembra dipinto a mano, uno schermo sullo sfondo per le proiezioni. Bellissima, sembra di stare in un teatro. 

Una volta che tutti se ne erano andati, il preside venne dritto verso di me, mi diede il benvenuto e mi disse le cose principali. Alla fine mi mandò con un professore nella mia rispettiva classe: 3*B.

Lo ringraziai e prendendo la borsa seguii un professore. Era alto, pelato, sulla quarantina. Indossava una polo verde e dei pantaloni marroncini arrotolati sul fondo. Salimmo le scale e arrivammo ad un corridoio. Lo percorremmo e mi fece accomodare in classe per poi prendere posto in cattedra. Mi avviai verso l'ultimo banco e mi sedetti.

"Salve ragazzi, per quelli che non mi conoscono, io sono il professor Alessandro Berfenatti, e sono il vostro professore di informatica" ci squadrò tutti da capo a piedi e poi iniziò a spiegarci un po' come funzionerà quest'anno e cosa faremo. Era una persona molto buffa, goffa e aveva una s e una z strane. Dopo circa un'ora suonò la campana e partì la pausa di quindici minuti. Mi alzai e mi diressi fuori dall'aula. Mi appoggia con la schiena al muro e guardai il nulla. Se iniziamo così, iniziamo davvero bene. Sospirai e la campanella suonò di nuovo. Rientrai in classe e mi sedetti nel posto di prima. 

Un ragazzo si avvicinò a me e mi guardò. "Ciao bellezza".

"Ehm si ciao" rispondo mentre lo squadro dalla testa ai piedi. 

"Piacere, io sono Giacomo Nunavo" Mi porge la mano sorridendomi.

"Vanessa Mayer piacere" sorrido timidamente afferrando la sua mano e stringendola appena. 

"Non ti ho mai vista a Milano.." afferma lui. 

"Beh è una città molto grande questa." mi sta già dando sui nervi questo ragazzo.

Ride. "Vero, ma io conosco tutte le belle ragazze." Leccaculo.

Sforzo un sorriso. "Si comunque sono nuova." Grazie al cielo in quel momento entrò una donna alta, magra, molto bella. Capelli lunghi, neri, lasciati sciolti in modo che ricadano bene sulle spalle, labbra rosse come il fuoco, portamento ritto. Indossa una canotta bianca con sopra un cardigan rosa abbinato. Un paio di jeans e dei tacchi sul colore nero. Davvero molto bella ed elegante. 

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