2

45 1 0
                                    

Oggi sono esattamente due mesi che conosco Rommi. Devo ammettere che da quando ci siamo conosciuti di cose ne sono cambiate tante.
Come ogni mattina mi chiudo la porta alle spalle e vedo Rommi che mi aspetta seduto nella sua auto. Da lontano mi fa un poccolo cenno con la mano, che ormai ho imparato che per lui equivale ad un "ciao", gli sorrido e lo raggiungo in macchina. Come sempre ormai, andiamo a fare colazione da quello che chiamiamo "il nostro bar", dato che dalla prima volta che ci siamo andati non riusciamo a smettere di andarci.
Rommi è il tipo di migliore amico che tutte vorrebbero, è bello, bravo, gentile ma ha anche lui le sue giornate "no"; capisco che è nervoso quando si arrotola in continuazione i capelli sulla nuca, oppure quando si morde nervosamente il labbro inferiore. È buffo come, in soli due mesi, io riesca a sapere praticamente tutto di lui e lui tutto di me.

Dopo scuola mi sono fermata a vedere gli allenamenti di basket, perché Rommi, ovviamente, mi ha supplicato di farlo. È veramente bravo, e non vedo l'ora di andare alle sue partite.
Ad un tratto vedo Rommi cadere bruscamente a terra, e mi accorgo che sta piangendo tenendosi la caviglia, sento l'allenatore fischiare, per stoppare l'esercizio che stavano facendo gli altri ragazzi, per avvicinarsi a Rommi. D'istinto vado via dalle tribune e corro da lui, io e un ragazzo biondo, mai visto prima, lo aiutiamo ad alzarsi; appena alzata la testa mi porge uno sguardo strano, doloroso, ma allo stesso tempo è come se fosse sollevato dal fatto che io sia lì con lui; ha gli occhi lucidi per le lacrime e continua a lamentarsi per il dolore. Circa una decina di minuti dopo siamo già davanti all'ospedale, spengo velocemente la macchina e lo aiuto a scendere. Quando sto per aprire una delle porte principali, si ferma di scatto, lo guardo confusa, <Grazie> dice. Il suo tono è dolce, quasi da nascondere il dolore, lo guardo e sfodero un sorriso da bambina che sono sicura di sembrare una scema, ma quel semplice "grazie" mi ha veramente resa felice.

Aspettiamo circa un quarto d'ora in sala d'aspetto prima di essere chiamati per i risultati della radiografia. Entriamo in una piccola stanza dove vedo delle lastre uscire da una stampante; guardo l'infermeria davanti a noi, sul cartellino che ha pinzato sul camice c'è scritto il nome "Nora", dati i suoi bellissimi occhi azzurri e i capelli biondi che gli arrivano fino alle spalle, presuppongo che abbia circa una ventina d'anni. <Tu devi essere Romeo, giusto?> si rivolge a Rommi con un sorriso. <Si, sono proprio io> risponde in tono deciso. Nora ci mostra le sue lastre e ci dice che si è slogato la caviglia durante la caduta.
Poco dopo Nora accompagna Rommi in sala gessi e io rimango in sala d'aspetto.
Guardo l'ora sul telefono che segna le 15:13 e mi accorgo che mi è venuta fame. Mi dirigo verso il bar dell'ospedale, quando vedo un ragazzo tirare un calcio alla macchinetta del caffè. <Stai attento che così rischi di romperla> gli dico avvicinandomi. Appena sente la mia voce si gira di scatto, mi accorgo che è lo stesso ragazzo che mi ha aiutato ad alzare Rommi da terra. <Sei l'amica di Romeo, giusto?> mi chiede in tono gentile. Io annuisco accennando un sorriso, finalmente qualcuno ha capito che io e Rommi non siamo fidanzati! <Cosa ci fai qui?> gli chiedo incuriosita <Volevo vedere come stava la gamba di Romeo ma improvvisamente mi è venuta voglia di un caffè> dice sorridendo.
È alto, più o meno come Rommi, ha i capelli corti biondi e gli occhi azzurro chiaro. È anche lui un bel ragazzo.
<L'infermiera ha detto che ha la caviglia slogata, ora è in sala gessi> lo informo e lui annuisce.
Mentre aspettiamo che Rommi esca da lì, facciamo amicizia. Mi ha detto di chiamarsi Alessandro, ma tutti lo conoscono come Alex. È nato qua e ha ammesso che, anche lui, non ama questa città. È figlio unico ma desidera tanto un fratellino per potergli insegnare a giocare a basket.
Passiamo circa venti minuti a parlare interrottamente delle nostre vite, finché non vediamo Rommi camminare con le stampelle, in fondo al corridoio, accompagnato da Nora.
Ci avviciniamo entrambi, lui ci guarda e sorride. <Avete fatto amicizia, vedo> dice Rommi con un sorrisino che non mi piace affatto. <Si, ehm, volevo vedere come stavi e ci siamo incontrati in sala d'aspetto> dice Alex grattandosi la nuca imbarazzato. Non lo biasimo affatto, quando Rommi fa così è odioso.
Arrivati al parcheggio dell'ospedale ci diamo appuntamento con Alex per domani mattina, ci vediamo al "nostro bar" alle 7:30 per mangiare colazione tutti insieme.
<Grazie per essere venuto amico, ci vediamo domani> dice Rommi rivolgendosi ad Alex, dopodiché sale in macchina.
<È stato bello conoscerti, a domani allora...> gli dico un po' imbarazzata, lui annuisce e mi saluta con un semplice "Ciao bella, a domani"
Salgo in macchina e accompagno a casa Rommi. Durante il tragitto mi racconta nei minimi dettagli come ha fatto a slogarsi la caviglia, ma sono troppo impegnata a pensare ad Alex per ascoltarlo...l'ho appena conosciuto è mi sembra un tipo a posto. È tenero, gentile e pure molto carino, cosa c'è di meglio?!
Fermo l'auto davanti a casa di Rommi, <Grazie per esserti presa cura di me, sei il mio piccolo angelo custode, Ani> mi dice in tono tenero mentre mi scompiglia i capelli con una mano, gli porgo un dolce sorriso. Lui mi guarda e mi da un veloce bacio sulla guancia e scende dalla macchina. <Ciao! Domani solita ora> gli urlo dalla macchina, lui annuisce ed entra in casa.
Arrivo a casa mia circa dieci minuti dopo, mi lavo i denti, mi metto subito il pigiama e filo a letto.

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Aug 06, 2018 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

NUOVI AMICIWhere stories live. Discover now