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Ho quindici anni e sono sposata. Mi sarebbe piaciuto lavorare,ma qui,in Arabia Saudita,le donne non hanno diritti. Nella mia stanza scrivevo sempre delle storie sulla libertà di vivere. Volevo studiare,ma qui possono farlo solo i maschi. Passavo le giornate davanti al telaio o a cucinare. Come ho detto,sognavo di lavorare come i maschi: immaginavo quella vita. Ma tutto rimaneva un sogno,perchè non potevo. Indosso uno stupido Burka che fa vedere solo gli occhi. Sogno sempre di andare in giro da sola,senza una figura maschile,con i capelli ben fatti e in Talieur. Quando una ragazza si mette solamente lo smalto,le tagliano le dita. Non possiamo guidare le macchine,sennò ci frustano. Non possiamo nè viaggiare nè praticare sport. I padri devono scegliere i nostri futuri mariti. Certe volte io e le mie cugine,quando siamo da sole,rubiamo qualche eyeliner non so dove,ci chiudiamo in bagno,ci facciamo belle e ci mettiamo a ballare. Però poi ci leviamo tutto,perchè sennò sono guai...Non parlo mai con mio marito...Io sono solo una donna,dalle mie parti,sinonimo di una cosa inutile. Una donna deve obbedire al marito,al padre e ai maschi in generale. La donna è quella di casa. Ecco perchè la gente del mio paese non la considero la mia gente. C'è una grande differenza tra l'essere una donna ed essere una persona normale. Quando finii di piangere,aprii la finestra...maledetta me...Io non posso aprire le finestre....Dopo qualche secondo arriva mio marito,con una frusta...piango e grido per il dolore. Dopo se ne va e mi chiude dentro la camera,dicendo che ero solo una svergognata. Riapro la finestra e scappo. Prendo il pullman ma mi fermano.
"Che ci fai qui?"
"Io...Vorrei andare all'aeroporto..."
"Ma chi sei?"
"Sono Aisha...Aisha Hashem "
"Dov'è il tuo tutore?"
"Mio padre e mio marito sono morti" incomincio a piangere a comando.
Il tizio mi guarda male,poi mi sorride e mi fa entrare dentro il pullman.

Volevo essere grandeWhere stories live. Discover now