Il suono della mia sveglia interrompe il mio sonno tranquillo. Allungo il braccio alla ricerca del telefono e, dopo aver messo fine a quel suono insopportabile, mi alzo, dirigendomi al bagno.
Percorro il corridoio e sulla sinistra la porta del mio coinquilino è aperta. Dorme solo con un paio di boxers, ha i capelli spettinati che gli ricadono sulla fronte e il braccio che tiene stretto un cuscino. Respira profondamente abbassando e alzando il torace con dei pettorali ben definiti.
Ha le labbra leggermente socchiuse e sembra che stia sognando, da come si muovono.
Se non fosse così scorbutico e riservato potrei anche dire che sia carino.
Distolgo lo sguardo dal suo corpo e mi dirigo in bagno.
Prendo tutto il necessario per farmi la doccia: shampoo, balsamo, bagnoschiuma al cioccolato e un asciugamano.
Entro e lascio che l'acqua fresca mi svegli del tutto, per poi uscire e indossare l'accappatoio.
Sbircio fuori dalla porta per capire se Tomas è nei paraggi e poi percorro il corridoio, per raggiungere camera mia.
Vengo però fermata da una voce, alle mie spalle.
Tomas si sta infilando una maglia.
< Puoi evitare di andare in giro mezzanuda in casa mia?>
Mi giro lentamente verso di lui e scorgo nel suo sguardo un velo di strafottenza.
<Punto primo: questa è tecnicamente anche casa mia;
Punto secondo: non mi devi dire cosa posso o non posso fare;
Punto terzo: non dovresti essere abituato ad avere ragazze nude in casa tua? A quel faccino chi ti resiste?>
L'ultima frase la dico con un sorriso sulle labbra.
Guarda il pavimento con un sorrisetto timido e dopo mi guarda
<Sei perspicace. In effetti mi chiedo come mai non sei ancora caduta ai miei piedi>
<Non ne faccio una tragedia>
<Touchè>
Ci osserviamo per un secondo e poi apre finalmente bocca.
<Adesso dovrebbe venire qua Sam. Andiamo insieme all'allenamento. Se vuoi venire con noi a lui farebbe piacere, e anche a te>
<Come scusa?>
<Ti mangia con gli occhi. E anche te. Si capisce>
<Io, beh. Diciamo che...>
Osservo la sua faccia curiosa che aspetta una mia risposta
<è simpatico e socievole> "non come qualcuno" avrei voluto dire. Ma mi sono trattenuta.
<Bene> fa un passo all'indietro per poi girarsi.
<Comincia a prepararti, sarà qua tra meno di dieci minuti> e poi va in bagno sbattendo la porta.
Mi chiedo ancora una volta cosa ho fatto di male per meritarmi un comportamento del genere.
Mi ritiro in camera scegliendo i vestiti.
Una canottiera sportiva, dei calzoncini, anch'essi sportivi dell' Adidas.
Prendo portafoglio, occhiali da sole e telefono e aspetto l'arrivo di Sam.Dlin Dlon
Apro la porta di casa e compare sulla soglio Sam. Mi saluta sorridendomi e io faccio lo stesso.
Sento Tomas uscire da camera sua con il borsone in spalla e i due amici si salutano con pacche sulla schiena.
Scendiamo dall'ascensore e non posso fare a meno di osservare lo sguardo di Tomas. Sta guardando Sam come se fosse infastidito dalla sua presenza. E forse è così.
Usciamo, saluto Monique, e poi ci incamminiamo verso il palazzetto, che raggiungiamo dopo soli dieci minuti.
Molti ragazzi sono già arrivati e altri, come Kevin Klinkenberg stanno uscendo ora dallo spogliatoio.
Il coach mi chiama a rapporto per salutarlo
<Allora, com'è andato il primo giorno?>
Penso a ciò che è successo. Gruppo fantastico, ragazzi simpatici, la casa, la convivenza con Rousseaux, il risveglio traumatico questa mattina...
<È filato tutto liscio, no problem!> Gli dico con un finto sorriso sulle labbra.
<Perfetto! Dimmelo se qualcuno qua non ti porta rispetto, farò io una bella lavata di testa ai miei ragazzi>
Rido leggermente e poi mi allontano per raggiungere il campo. I ragazzi si stanno scaldando giocando tra di loro. Li guardo con gli occhi a cuore. Mi piace vedere i ragazzi divertirsi giocando ad uno sport che io non posso più praticare.
<Ehi! Vieni a giocare, dai!> Sam mi chiama dall'altro lato del campo ma io non accetto. Scuoto la testa mimando un no fino a quando non si avvicina e mi porta sulle spalle come se fossi un sacco di patate.
Cerco di dimenarmi per scendere ma non sono in posizione di ribellarmi in questo momento.
Arrivo in campo, mi rimbocco le maniche e cerco di ricordarmi come si faccia il bagher.
Arriva la palla e la prendo in palleggio in modo molto discutibile.
Pieter è nell'altra squadra e, quando gli alzano una palla perfetta, attacca nella mia direzione. Non riesco a scansarmi e la palla mi arriva dritta in pancia. Cado a terra raggomitolandomi su me stessa per il dolore.
Sento delle voci attorno a me. Una in particolare attira la mia attenzione. Quella di Tomas.
<Andiamo, amico. Sappiamo tutti che vuoi fare il brillante, ma non c'era bisogno di colpirla così>
Mi giro di schiena e poi apro gli occhi. Mi ritrovo davanti una decina di ragazzi con sguardo preoccupato. Pieter sta ridendo sotto i baffi. Quello lì è davvero un bastardo, lo devo ammettere.
<Riesci a rialzarti?> mi chiede Tomas.
Blatero qualcosa che potrebbe sembrare un sì e, con l'aiuto di Sam, ritorno in piedi in un batter d'occhio. Guardo Pieter dalla testa ai piedi e sul suo viso non c'è traccia di risentimento.
Spero tanti che gli si strappi un muscolo e che io quel giorno non sia presente.
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No, I'm Not In Love || Tomas Rousseaux
FanfictionQuel viaggio in Belgio sembrava prendere il verso giusto. Fino a quando Tomas, Tomas Rousseaux, non mise piede nella sua vita. A quel punto niente poteva più essere come prima.