Prologue -Broken Home-

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ATTENZIONE: in questo capitolo, e nella storia in generale, potrebbero essere presenti varie scene violente.
Leggete fino alla fine dello spazio autrice, grazie.

Hey mom, hey dad,
when did this end?
When did you lose your happiness?
I'm here alone inside of this broken home.

[Febbraio 18, 2003]
4 years old.

Il grande trenino Lego che avevo costruito con le mie mani piccole e tozze, e che mia madre aveva riposto, sorridendomi, sul tavolo della sala da pranzo, cadde sul pavimento con un tonfo che rimbombò nell'intera stanza, frantumandosi in centinaia di pezzetti rossi, gialli e bianchi.

Le urla di mio padre tornato a casa, per la prima volta ubriaco, si intrecciavano in modo violento con quelle di mia madre; urla arrabbiate in lotta con urla disperate. Il tavolo era ribaltato sui cocci di vetro appuntiti dello specchio ormai completamente rotto; vedevo l'uomo che mi aveva cresciuto avventarsi sulla donna che un tempo amava più di ogni altra cosa. Prima uno schiaffo sulla guancia destra, poi uno sulla sinistra già arrossata e rigata dalle lacrime incessanti, mentre il silenzio veniva colmato da parole umilianti e offensive. Il mio sguardo era fisso sui pezzi di plastica sparsi sul pavimento in marmo, non osavo parlare, non osavo gridare, non osavo muovermi. Avevo visto crollarmi addosso ciò a cui avevo lavorato per ore o addirittura per giorni, mentre il mio cuore ingenuo si frantumava contemporaneamente al giocattolo.
Ero nascosto dietro al divano; un bambino di quattro anni, povero e indifeso, a cui viene portata via la sua felicità in modo troppo violento e precipitoso, un bambino incapace di prendere decisioni autonomamente perché troppo piccolo, con le gambe strette al petto e cinte dalle braccia corte. Aspettavo che tutto quello finisse. Aspettavo che tutto si calmasse, speravo che fosse solo un incubo da cui presto mi sarei svegliato o speravo che mio padre mi avrebbe visto soffrire e avrebbe fermato tutto quello, come quando giocavamo insieme ai supereroi e lui usufruiva dei suoi magici poteri per fermare i pericoli incombenti. Desideravo che entrambi venissero a mettermi a letto, rimboccandomi le coperte e dandomi la buonanotte, come ogni giorno arrivate le 21.00. Ma non sapevo ancora che quella, sarebbe stata solo la fine dell'inizio.

They would yell, they would scream, they were fighting it out
She would hope, she would pray, she was waiting it out
Holding on to a dream
While she watches these walls fall down

[Giugno 19, 2008]
8 years old.

Libero.
Ero libero mentre con i miei piccoli piedini, spingevo con fatica i pedali della bicicletta, la stessa di quattro anni prima, che seppur vecchia e malandata, continuava ad accompagnarmi durante i miei piccoli viaggetti per star lontano dalla realtà.
Ero libero mentre scappavo nel giardino a braccia aperte, per assaporare l'aria che mi era mancata dentro quella che io chiamavo casa.
Libertà.
Una parola dal grande significato per un bambino così piccolo, per un bambino cresciuto troppo in fretta, a cui l'infanzia era stata rubata e frantumata dalle mani malvage del Diavolo.

Sentii il nome di mia madre chiamarmi, in piedi sull'uscio della porta, mentre mi limitavo ad osservare, con sguardo spento e vuoto, i fiori appassiti e incurati nel nostro giardino. Alzai la testa di colpo, come quando ci si risveglia dopo un lungo sogno, come quando porti nuovamente i piedi saldi al terreno, ritornando precipitosamente alla realtà. Corsi in casa al primo richiamo, senza aprire bocca e presi posto al tavolo apparecchiato con soli due posti: uno per me, uno per mia madre.

-Dov'è papà?- chiesi, con voce talmente silenziosa che quasi mi meravigliai del fatto che la donna che amavo più di me stesso avesse capito la domanda. Lei tirò un lungo sospiro e abbassò le palpebre fragili e contornate da lunghe ciglia incurvate. Non rispose e io compresi; comprendevo attraverso i suoi gesti, i suoi sguardi, i suoi respiri. Continuai a mangiare con gusto il piatto di pasta asciutta che avevo davanti, senza aggiungere altro.

Il tonfo della porta che si richiudeva alle nostre spalle, fece quasi tremare il lampadario soprastante, mentre l'uomo che avevo da sempre chiamato papà, entrava in casa, ubriaco fradicio come d'abitudine; una mano stringeva il collo di una bottiglia di vetro rotta e l'altra era sporca di sangue, suo o di qualcun'altro che fosse. La stanza, in pochi minuti, era stata messa completamente in subbuglio: impronte di fango sul pavimento, gocce di un liquido incomprensibile che scorreva dalla bottiglia, imprecazioni a destra e a manca. Il mio sguardo terrorizzato continuava a passare ininterrottamente da mia madre, rimasta immobile, a mio padre che si avvicinava al tavolo, per poi sollevarlo e lanciarlo in aria violentemente. Mi coprii le orecchie con le mani e strizzai gli occhi, spaventato, mentre il rumore assordante delle posate, dei bicchieri e dei piatti che si frantumavano sul pavimento riempivano la sala da pranzo.
Ero pronto ad osservare per la centesima volta il volto scavato di mia madre, riempirsi di lividi ad ogni schiaffo. Ma quel giorno, la scena che mi si presentò davanti era completamente al di fuori delle mie aspettative. L'impatto con il pavimento freddo mi provocò un dolore allucinante al ginocchio destro, mentre sulla mia guancia erano stampate in rosso le cinque dita della mano pesante di mio padre. Il mio stomaco sensibile si contorceva in seguito al forte calcio che per poco non frantumava anche le costole. Non avevo la forza di rialzarmi, la mia mente era in disordine così come la mia vista e il mio udito. Un suono fastidioso risuonava nelle mie orecchie, mentre le mie palpebre si abbassarono lentamente, facendomi perdere i sensi e lasciandomi abbandonato tra le braccia di Morfeo.

You've gotta let it go, you're losing all your hope
Nothing left to hold, locked out in the cold
You painted memories then washed out all the scenes
I'm stuck in between a nightmare and lost in dreams

[Luglio 16, 2015]
16 years old.

Passarono anni di torture, di rischi e di denunce non accolte.
Nella vita molto spesso prevalgono gli aspetti negativi su quelli positivi. Che sia nelle azioni, che sia nell'educazione, o in qualsiasi altro campo. Io l'ho potuto provare sulla mia stessa pelle, mentre crescevo sotto l'amore di un genitore e sotto la violenza dell'altro fino al fatidico giorno del mio sedicesimo compleanno.
I regali non erano più un'usanza comune nella mia famiglia, e i festeggiamenti non erano i benvenuti. Mia madre si limitava a preparare per pranzo il mio piatto preferito; la sentivo spesso piangere nella sua stanza, mentre parlava al telefono con qualcuno, una persona che non mi è mai stata nota: parlava di quanto desiderasse darmi una vita felice e spensierata, una vita degna di un ragazzo che trascorre in pace il suo periodo di infanzia e adolescenza, una vita degna di essere vissita, una vita normale.
Ma a me non importava. In quel momento non desideravo una vita diversa, non avevo bisogno di altri sacrifici per sopravvivere e per riuscire a svegliarmi il giorno seguente;
avevo bisogno di giustizia. Una giustizia che strappai con la forza, una giustizia presa in modo sbagliato.
Quella sera, la sera del mio sedicesimo compleanno, non era stata mia madre ad essere presa di mira; non ero stato io ad essere preso a pugni e calci fino allo stremo.
Quella sera, la rabbia prese il sopravvento e le mani che stavano agendo contro quelle sporche di mio padre, erano le mie.

🌹🌹🌹

SPAZIO AUTRICE:

Ciao a tutti!
Non so quanti di voi usino ancora questa piattaforma, perché devo ammettere che nell'ultimo periodo io l'abbia abbandonata; ma mi sentivo ispirata e non capita tutti i giorni, perciò ho deciso di stendere questa storia che avevo già in mente da parecchi giorni. È una trama un po' contorta e prevedo che sarà molto difficile trasformarla in una storia vera e propria e comprensibile a tutti.

Questo è il prologo e ci tenevo a precisare che la storia NON sarà basata sulla vita in famiglia di Luke. I flashback sono messi qui, per aiutarvi a capire il motivo del suo comportamento nel rapportarsi con gli altri, che scoprirete nel prossimo capitolo.

Au revoir!

BURNT. // Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora