one shot 1

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-Passa la palla!- Urlò Rich a Michael durante la partita di pallacanestro organizzata dalla loro scuola. Il ragazzo si liberò dalla marcatura di uno degli avversari e lanciò più o meno agilmente il pallone in un passaggio semplice, ma dignitosamente eseguito per uno che odiava fare sport come lui. Si può dire che gli sport gli erano sempre sembrati migliori se trasformati in videogiochi con i quali passare interi pomeriggi con il suo migliore amico Jeremy. Anche se, in realtà, entrambi preferivano quei giochi in cui c'erano zombie, vampiri e altre creature apocalittiche da sconfiggere. Jeremy era a lato del campo, distante da tutti gli altri. Era la strategia che lui, Michael e i loro compagni di squadra si erano messi d'accordo di attuare solo qualche minuto prima negli spogliatoi dei ragazzi. L'idea prevedeva che mentre il gioco si sarebbe svolto verso il centro del campo, Jeremy si sarebbe posizionato accanto alla linea di fondo, vicino al canestro dell'altra squadra. Il ragazzo in questione non era mai stato reputato una minaccia in nessuno sport, perciò nessuno si sarebbe preuccupato di lui, anzi. Probabilmente sarebbero stati più che felici di levarselo dai piedi. Ma, nel caso uno dei suoi compagni si fosse trovato in una situazione difficile durante la partita, avrebbe sempre potuto passarla a lui e salvarsi. Ovviamente però, quello non era il ruolo più attivo della storia. Per la maggior parte del tempo si doveva limitare ad attendere che qualcuno gli passasse il pallone, scacciare la zanzara che gli dava il tormento da quelle che sembravano a lui ormai ore e camminare pigramente lungo la linea bianca leggermente rovinata da anni di adolescenti che ci correvano sopra. Stava cercando di scacciare la maledetta zanzara in questione, la quale si era infilata nel suo orecchio quando un ragazzo urlò il suo nome. Fece in tempo solo ad alzare lo sguardo prima che un grosso pallone arancio scuro lo colpisse dritto in faccia con un rumore sordo.
-Uhg!- Jeremy si sbilanciò all'indietro e cadde con il sedere a terra, mentre il naso gli faceva così male da azzerare totalmente la realtà tutto intorno a lui. Pochi attimi dopo sentì una mano famigliare sulla sua spalla. Aprì gli occhi e si ritrovò di fronte lo sguardo preuccupato di Michael. Si morse il labbro. "Non pensare ai suoi occhi, non ora." "Non guardargli le labbra, non è il momento". I suoi pensieri erano confusi e annebbiati dalla vicinanza del suo amico e dal dolore sordo e pulsante che ormai gli aveva preso gran parte del volto. Le dita di Michael gli solleticarono sotto al naso e, quando lui le guardò, vide che erano ricoperte di sangue che colava tra di esse in piccoli rivoli -Oh, Jeremy... ti sei fatto davvero male...- vedendolo in quello stato, il suo amico gli strinse le mani per rassicurarlo. Fù in quel momento che il gruppetto dei ragazzi "popolari" della scuola scoppiò in una fragorosa risata.
-Ahahah, gay!- Rich li indicò per far si che nessuno in quella stanza si scordasse di guardare quello "spettacolo" alquanto patetico, almeno secondo lui. Jeremy si limitò a lanciargli un'occhiataccia. Il naso gli duoleva molto e, anche se si dava da solo del codardo per questo, era terrorizzato all'idea di fare movimenti bruschi di qualsiasi tipo. Il professore, un tipo basso, nervoluto e costantemente sotto effetto di caffeina si avvicinò a loro. -Heere, che è successo?- Esordì con le sopracciglia aggrottate e un tono duro che ricordava ai due giovani un abitante delle caverne. Per tutta risposta Jeremy si limitò ad indicarsi il volto con un gesto quasi incurante della mano. Fù Michael a parlare al posto suo.
-Jeremy è stato colpito da una pallonata sul naso, professore, e ora sanguina...- spiegò il ragazzo. Il tono della sua voce era molto teso, sembrava sul punto di scoppiare a piangere. Quando aveva visto l'amico cadere a terra, il suo cuore aveva cessato di battere per qualche secondo. Ora che si trovava così vicino a lui e poteva sentire il profumo ormai famigliare del ragazzo, i suoi muscoli sembrarono rilassarsi, ma restare tesi allo stesso momento. Ogni suo nervo sembrava fremere sotto alla sua pelle e aveva l'istinto di prenderlo tra le sue braccia, andare in un posto lontano e nascosto da tutti per stare solo con lui in eterno. Il professore si inginocchiò davanti a Jeremy e gli provò a toccare il naso con due delle sue dita tozze. Subito, il castano si tirò indietro con un verso di dolore. Alcuni ragazzi risero di lui. -Mell, portalo in infermeria- ordinò l'uomo rialzandosi -E voi, ragazzi- disse con tono brusco rivolgendosi agli altri- Andatevi tutti a cambiare. Immediatamente- Si sollevarono proteste da parte sopratutto dei maschi, mentre le ragazze erano piuttosto felici di potersene andare da quella tortura un bel pò prima del solito. Michael si alzò e porse una mano a Jeremy, il quale la prese di buon grado e fece leva su di essa per rimettersi in piedi.
-G...grazie- balbettò rivolto all'amico.
L'altro ridacchiò -Non c'è di che-
A passo lento i due si diressero in infermeria, attraverso i soliti lunghi corridoi con la vernice verde acqua che si staccava a blocchi, lasciando visibile il muro bianco e rovinato al di sotto. Da una delle porte a cui passarono accanto si alzarono delle risate di ragazzi che ridevano a una delle ormai famose battute del professor Gill, nuivo insegnante di storia e geografia. Continuarono a camminare e Michael strinse la mano al suo amico. Lui lo guardò sorpreso, ma intrecciò le proprie dita alle sue. "Successo!" Esultò il moro nella propria mente quando vide il sorriso spuntare sul volto di Jeremy. Lo stesso sorriso del quale, da anni, era dannatamente innamorato. Un sorriso un pò sghembo, più basso a destra, ma che aveva ancora la sincerità di quando loro erano soltanto dei bambini. Quasi d'istinto anche lui sorrise, come se bastasse vederlo su di morale per rendere anche lui pienamente soddisfatto.
-Ti fa molto male?- chiese ad un tratto.
Jeremy scrollò le spalle. -Diciamo che essere colpito da una pallottola farebbe decisamente più male, perciò non mi lamento- sebbene si sforzasse di sembrare positivo, dal suo tono di voce traspariva l'insicurezza. Michael sospirò frustrato.
-Hey, smettila di fare l'eroe a ogni costo. Sono io, ti conosco dalle elementari. So cosa provi tu quasi meglio di quanto io capisca le mie stesse emozioni-
A quelle parole l'altro ragazzo abbassò lo sguardo e si arrese.
-Ok... fa molto male... ma niente che io non possa sopportare, d'accordo?-
Il più grande mise un braccio intorno alla vita dell'altro, dandogli sostegno fisico ma sopratutto morale. Il più piccolo, per tutta risposta, arrossì e guardò da un'altra parte. Finalmente erano arrivati in infermeria, una stanza alla fine di uno stretto corridoio in condizioni quasi peggiori degli altri. Michael spinse la grande maniglia antipanico ed entrò, ancora abbracciato all'altro.
-Buongiorno...- l'eco titubante della voce di Jeremy fù l'unica cosa che riempì il silenzio della grande stanza per lunghi istanti. -Miss Vielle, è qui?- chiese Michael staccandosi dal suo amico per potersi aggirare e controllare se l'infermiera della scuola fosse dietro a qualche grossa pila di scatoloni pieni medicinali. Si sentì il rumore di uno scatolone che cadeva a terra, poi una ragazza alta e bionda comparve da dietro uno scaffale. -Uh? Si, sono qui- sorrise e si avvicinò a loro, poi guardò con un'occhiata intenerita Jeremy. -Di nuovo un incidente durante educazione fisica, non è vero?- domandò con il tono preuccupato molto simile a quello di una madre. Il ragazzo annuì. Miss Vielle li condusse verso un lato della stanza dove si trovavano una decina di lettini, alcuni dall'aspetto per nulla stabile. Jeremy si sedette su uno di quelli gli sembravano reggere di più emettendo un cigolio preuccupante, mentre Michael preferì restare in piedi accanto a lui continuando a tenergli la mano. Per quanto l'altro nascondesse la sua preuccupazione o fingesse di non sentire dolore, lui sapeva che lo faceva solo per orgoglio personale e voleva fargli capire che poteva sempre contare su di lui, anche in quella situazione. La ragazza si avvicinò ai due e iniziò a tastare il più delicatamente possibile il naso del più piccolo. La sua espressione era concentrata, ma sembrava anche preuccupata.
Michael non ce la fece più -allora?- sbottò lunghi istanti dopo.
La donna francese si girò verso di lui. -Potrebbe essere rotto ma... non posso dirlo senza una lastra. Si dovrà chiamare un'ambulanza che lo porti a farla immediatamente, prima che possa aggravarsi- annunciò e i due si sentirono morire dentro.
-un'ambulanza?- Jeremy ora stava tremando, sembrava sull'orlo di una crisi di qualche tipo. Fin da piccolo aveva sempre odiato gli ospedali e tutto ciò che li riguardasse in qualsiasi modo. Non poteva neppure farsi fare un prelievo del sangue senza scoppiare a piangere come una bambina. Michael lo sapeva e lo abbracciò, lasciando leggermente interdetta la ragazza. Dopo qualche istante si allontanò e si volse verso l'infermiera che se ne era rimasta in piedi alle loro spalle. -Posso rimanere con lui finchè non arriva?- chiese speranzoso. Lei annuì.
-Vado ad avvertire il professore di educazione fisica- dette queste parole scomparve dietro la grande porta bianca che si richiuse alle sue spalle con un metallico clack. Quando si voltò di nuovo, si ritrovò davanti un Jaremy in lacrime.
-oh..no- gli si strinse il cuore e andò ad abbracciare il ragazzo che non esitò a buttarsi tra le sue braccia singhiozzando. -Shhhhh, va tutto bene...- Michael cercava di rassicurarlo come poteva, accarezzandogli la schiena con movimenti lenti e circolari nel tentativo di calmarlo. -Ci sono qui io-
Nonostante questo Jeremy sembrava essere inconsolabile. Michael appoggiò la testa alla sua.
-I...io... non...non vo...voglio andare...a...al pronto s..soccorso- le mani tremanati del castano cercavano un appiglio nella maglia sudata dell'amico. Questi non fece altro che prendergliele tra le sue e poggiare la propria fronte contro quella del ragazzo, facendo attenzione a non toccargli dentro il naso per errore. -Jeremy, ascoltami. Andrà tutto bene- lo rassicurò.
-Come fai.. a..ad esserne certo?-
-Perche so che sei un ragazzo forte e, in più, ci sono io con te. Cerca di rilassarti ora, ok?-
Jeremy annuì tremante e con le lacrime che gli rigavano il volto pallido. Michael passò d'impulso il pollice sulla sua guancia per asciugargliele in un gesto che racchiudeva tutto l'amore nei suoi confronti che in quegli anni aveva represso in un angolo remoto della sua mente. -Non piangere- sussurrò.
Subito gli zigomi del più basso si colorarono di un rosa acceso e, prima che Michael se ne rendesse conto, le loro labbra si trovavano premute le une sulle altre in un bacio bagnato dalle lacrime salate di Jeremy. Michael prese a due mani tutto il coraggio che aveva in se stesso e ricambiò dolcemente, mettendo le sue mani sui fianchi del ragazzo che, finalmente, stava baciando. Quando si staccarono, entrambi avevano il fiato corto.
-Ti amo, Michael Mell- annunciò con tono sicuro il più basso, con lo sguardo che scrutava teneramente l'altro.
-Ti amo anche io, Jeremy Heere-





''spazio autore''
Allora, io non sono particolarmente portato per la scrittura ma amo farlo, sopratutto ff e one-shot. In ogni caso, avevo scritto questa os più che altro per me stesso, ma una mia amica ( valdezsquad andate a leggere anche le sue ff, scrive veramente molto bene) ha insistito perchè la pubblicassi.
Quindi eccoci qui, spero vi sia piaciuta almeno un minimo.
Ringrazio anche Siylviya per il continuo supporto.

Ok, è tutto. Grazie mille^^

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 28, 2018 ⏰

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