La tempesta dentro di noi

925 46 10
                                    

Saltò sul balcone ed atterrò poco prima della botola che venne aperta dalla sua mano artigliata con non poca facilità.

La guardò in quelle sue iridi blu, profonde come l'oceano, luccicanti come stelle, che imploravano una silenziosa richiesta d'aiuto.
Sorrise incoraggiante, cercando di non far trasparire la sua angoscia o il suo cuore pulsante non solo per il dolce profumo di torta di mele che la sua dolce Ladybug emanava, ma anche per la paura di non sentir più quel calore familiare.                                                                     
La vide socchiudere gli occhi, stanca, con la fronte madida di sudore.
Le passò un dito sulla guancia leggermente arrossata, constatando la temperatura alta della giovane.

Lo aveva implorato di portarla alla panetteria dei Dupain-Cheng e di lasciarla nella camera della figlia dei proprietari, ribadendo più volte di essere amica della ragazza.

Chat Noir entrò nella camera di Marinette guardandosi intorno; ci era già stato un paio di volte, quindi sapeva come muoversi.                                                                                           Appoggiò delicatamente la super eroina sul grande letto con il piumone rosa, spostando un peluche a forma di tigre dal cuscino, e le depositò un bacio sulla fronte.

"Va', Marinette arriverà tra poco"                  Gli aveva detto in un sussurro, legando le proprie dita con le sue.                                                                 
Lui le volse lo sguardo, abbozzando un sorriso sincero e tremolante.                                                Si sedette sul letto, carezzandole i capelli umidi e tenendole stretta la mano.

"Non ti lascerò, Ladybug, quando Marinette entrerà da quella porta e mi assicurerà che si prenderà cura di te, forse penserò ad andare via, ma fino a quel momento rimarrò con te, Milady"                                                                                                                                                    "Chat, non serve, va', o scoprirò la tua identità se rimarrai qui ancora per molto. Starò bene, vedrai"

La sua voce era sempre più spenta e al ragazzo si strinse il cuore.                                                   
La sua audacia, il suo coraggio, il suo amore verso la città che l'aveva vista crescere erano prevalsi sul brutto malanno che aveva cercato di celare agli occhi di tutti, accentuato dalla pioggia incessante che aveva travolto Parigi quel Giovedì d'autunno.


L'akuma era stata più ardua del solito, Julien, un negoziante, era stato akumizzato in "Le Marchand " ed aveva l'obiettivo di vendicarsi del suo capo che l'aveva licenziato ingiustamente.   Al momento della cattura della farfalla, i due eroi erano stremati ed insanguinati, a causa degli innumerevoli colpi che erano stati loro inferti dall'akuma.
La pioggia non aveva smesso di scendere prepotente, bagnando qualsiasi cosa incontrasse lungo la sua discesa.
Mai si sarebbe aspettato Chat Noir, nel momento in cui le aveva teso il pugno come di consueto, per definire il momento di un'ulteriore loro vittoria, di vedere Ladybug riversa a terra, mentre un potente attacco di tosse le muoveva il corpo fragile.         
In quel momento Adrien, mentre le correva incontro, si era reso conto che Ladybug non era altro che una semplice ragazza come lui, e che non era invincibile.                                     L'aveva presa in braccio e le aveva chiesto cosa era accaduto, trovandola bellissima anche in quelle condizioni.
Lei, con la poca voce rimasta, lo aveva invitato a portarla alla panetteria dei Dupain-Cheng, non potendo portarla a casa sua, e di fronte all'incredulità che gli si era dipinta sul volto aveva ripetuto una decina di volte di essere amica di Marinette.


Ed adesso eccolo lì, sul letto della sua compagna di classe, con una mano persa fra i capelli e l'altra fra le dita della mano della sua lady.
Pregava il cielo, affinché Marinette arrivasse presto, poiché la salute dell'eroina pois neri stava peggiorando a vista d'occhio.

"Vado a chiamare Marinette, insettina, torno subito"                                                                      Le disse depositandole un bacio fra i capelli scuri come il cielo che in quel frangente caratterizzava la città.

Fece per alzarsi, flettendo i muscoli delle braccia, quando il debole tocco della mano di lei sul braccio gli incendiò la pelle anche attraverso la tuta in latex.

"N-no! Ti prego, non andare"                                Lo supplicò con voce malferma accompagnata dal suono dei suoi orecchini.

La guardò e un lampo le illuminò la pelle diafana, scaturendogli un brivido lungo la spina dorsale.
"Ladybug, tu stai male, Marinette può aiutarti, tornerò subito"

Si alzò, mentre la sua anima veniva lacerata dalla vista della ragazza così fragile e priva di difese. Il suo anello risuonò con gli orecchini di lei, e un tuono squarciò il suono metodico della pioggia sulle strade asfaltate.

"Ch-chat!"
Un potente colpo di tosse la fece sobbalzare e lui le fu subito, cingendole le spalle con un braccio.
"Va' a casa, Chat. Ti restano poco più di cinque minuti, e a me poco più di un minuto.
Ti prego, Chaton"
Lo implorò per la millesima volta in pochi attimi.

Chat Noir non capiva perché voleva che l'abbandonasse così.                               Perché non voleva che chiamasse Marinette?

Un ennesimo tuono risuonò risuonò, facendoli voltare verso la finestra.                                          
Il respiro affannato di lei e il battere irrefrenabile del cuore di lui facevano da padroni in quel momento così intimo e allo stesso tempo delicato.                                                                                              

Si alzò completamente, abbassando lo sguardo e voltandole le spalle.                             
"Mylady, ho giurato di proteggerti, e se Marinette può aiutarti adesso che io non posso, perché vuoi impedirmi di tentare di prendermi cura di te? Hai la febbre molto alta"                   
Si voltò  e puntò le iridi verde smeraldo in quelle della giovane, traendone un disperato bisogno d'aiuto.

"Perché non vuoi che chiami Marinette, Ladybug?"

L'ultimo rintocco dei suoi orecchini.              
La vide abbassare gli occhi e stringere i pugni.                                       

Un secondo lampo illuminò la stanza.

"Perché Marinette non arriverà"

Un bagliore rosso lo costrinse a chiudere gli occhi e a proteggersi con le mani.        Appena li riaprì non si trovò più davanti Ladybug, ma una Marinette in lacrime, priva di difese, con la fronte sudata e i singhiozzi che le scuotevano le esili spalle.

Un ennesimo lampo irradiò la stanza, e un ennesimo tuono rimbombò nel cielo, ma nessuno dei due se ne accorse, perché la tempesta che stava prendendo vita nei loro corpi era molto più potente.

...............................

AHHHHHHHHHHH QUANTO SONO BELLI QUEI DUEEEEEEEWJEFN

Eiiii buonasera popolo di Wattpad!                                                                                               Spero che questa prima storia vi sia piaciuta, aggiornerò prestissimo, circa una volta a settimana.
Purtroppo ho un così detto blocco dello scrittore per l'altra storia a capitoli, e non so come continuarla, quindi ho deciso di compensare con le One-Shots.

Ci vediamo prestoo

Baci Maidaaaaxxx

La tempesta dentro di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora