Probabilmente vorrei che non fosse mai successo nulla. Sarei qui a parlar d'altro, e forse non saprei nemmeno cosa significhi il titolo che ho dato a questa prima parte.
Però già in questo passaggio si sbaglia, perché tutto va vissuto e tutto serve e ogni secondo che passa, decorato da ciò che vi succede durante, è parte di noi, della nostra grande biografia: siamo noi. È come se alla fine della propria esistenza si possa dire di aver completato tutti i campi della nostra carta d'identità, che vanno ben oltre i caratteri fisionomici ed anagrafici richiesti per legge.
Questo documento, strettamente personale nel vero senso della parola, rivelerà alla fine tutto ciò che siamo, che siamo stati e che ci portiamo dentro e sulle spalle. È come se lì potessimo scrivere ciò che abbiamo fatto, quello che abbiamo vissuto. Ma non è l'aver partecipato ad un master in una delle città più prestigiose al mondo che può descrivere la nostra vita, o quantomeno non rapportando semplicemente l'esperienza in sé, per quello esiste il curriculum vitae; come non può essere nemmeno l'aver conosciuto una persona a descrivere noi. Non mi riferisco, quindi, ad un documento che si limiti a narrare ciò che abbiamo fatto, ma come ho detto prima ciò che siamo, cioè ciò che quegli eventi di cui parlavo prima, e così tanti altri dal più banale al più importante, hanno lasciato in noi, le emozioni che hanno donato alla nostra anima. Ciò che conta sono le emozioni che siamo riusciti a collezionare perché sostanzialmente siamo noi, sono i nostri comportamenti, le nostre giornate e sono il modo in cui affrontiamo la nostra vita giorno per giorno, attimo per attimo. E allora, sì, forse se tutto questo non ci fosse mai stato avrei perso questa importante e significativa parte della mia carta d'identità che, presto, se vorrete, scoprirete con me.