Primo Giorno

29 7 4
                                    

Un leggero bacio si posa sulla mia fronte, poi un altro ed un altro ancora. <<Sara sveglia è ora di andare a scuola>> la voce delicata di mia madre sostituisce il silenzio presente nella mia stanza.
Mugulo rumorosamente, portando la mia testa sotto il cuscino ed alzo la coperta fino alle punte delle mie orecchie. Lei, con tutta calma, sposta la coperta al suo posto iniziale e mi dà un altro bacetto.
<<devo proprio alzarmi?>> domando infastidita, sbuffando leggermente. <<si amore, oggi è il primo giorno di scuola. Ti aspetto di sotto!>> ed uscì dalla mia stanza, non prima di aver alzato la tapparella della finestra.
Sposto la testa verso il comodino e premo il tasto presente sul mio cellulare, per controllare l'orario. Sgrano gli occhi alla vista di quest'ultimo che segnava le sette e dieci.
<<è tardi!>> esclamo, facendo ridacchiare mia madre dall'altra stanza. Scuoto la testa e mi dirigo in cucina, per mettere qualcosa sotto i denti.
Trovo sul tavolo una bella tazza di latte e una fetta biscottata da farcire, con affianco le rispettive marmellate; acchiappo quella d'arancia e la spalmo uniformemente sulla fetta, per poi sorseggiare un po' di latte.
Dopo qualche minuto termino la colazione e mi dirigo in camera, afferrando un paio di skinny jeans ed una maglietta leggermente corta tanto da mettere in mostra la mia terza scarsa. Dopo aver afferrato il necessario, mi fiondo nel bagno per lavarmi i denti e il viso e per indossare i vestiti presi precedentemente.
<<come siamo belle>> sghignazza mia madre, per compiacermi. <<non è vero>> le faccio la linguaccia, ed afferro lo zaino. <<è più che vero, infatti>> si alza per darmi un ultimo bacio e mi lascia andare.
Mi dirigo alla stazione dei treni ed aspetto con ansia il mio, sulle note di "in my blood" di Shawn Mendes.
Sono le sette e trenta ed il treno impiega una ventina di minuti a portarmi a scuola, peccato che è il leggero ritardo.
<<scusami, a che ora passa il treno per l'industriale?>> giro lo sguardo e mi ritrovo un ragazzo moro dagli occhi cristallini fissarmi. <<e-ehm>> balbetto vergognosamente <<sarebbe dovuto passare qualche minuto fa, arriverà a momenti>> lo informo.
Il ragazzo davanti a me ridacchia leggermente per i miei modi impacciati e si siede sulla panchina a pochi metri da me. Mi rigiro verso i binari e strizzo gli occhi, pensando a mille mila modi con i quali avrei potuto sostenere una conversazione dignitosa.
Dopo poco tempo il treno fa il suo arrivo, ed io prendo i posti in cima, quelli accanto al macchinista. <<buongiorno Sara!>> il controllore fa un cenno, saltando il mio controllo biglietto. <<buongiorno a te>> rispondo in modo educato, ringraziando per non avermi fatto aprire la cartella e mostrare il relativo abbonamento al treno.
Ormai sono una cliente abituale, prendo il treno da due anni abbondanti, tutte le mattine e all'uscita da scuola.
Frequento l'industriale, nella sezione elettrotecnica; lo so, lo so, è un liceo prettamente maschile, ma a me piace e mi va bene così. In classe sono l'unica ragazza e questo mi fa impazzire: niente cagne con cui convivere, poter frequentare solo ragazzi, studiare le materie che amo.
Mettiamo in chiaro che non sono una facile, non sono mai stata fidanzata né ci sono andata minimamente vicina; amo stare con i ragazzi semplicemente perché sono più piacevoli e più facili da frequentare, non vado molto d'accordo con gli individui di sesso femminile.

<<ehi Sara!>> Giuseppe fa il suo arrivo, con i suoi amati pantaloni da "mi si è allagata la casa", comunemente chiamati risvoltini.
<<ehilà!>> agito la mano davanti alla sua faccia e lui mi stampa un bacio sulla guancia <<pronta per questo nuovo anno?>> sghignazza, osservando le poche ragazze presenti nel cortile.
Distolgo lo sguardo dal cellulare, avendo afferrato il fatto che sarei stata costretta ad abbandonare Wattpad per sostenere una conversazione con lui. <<si, abbastanza. Tu?>> porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, scoprendo il mio pircing su di esso. <<molto pront->> si blocca ed indica quest'ultimo <<da quando?>> alza un sopracciglio.
Ridacchio leggermente, essendomi dimenticata completamente il carattere di Giuse: è sempre stato un ragazzo protettivo ed altruista, mi ha accompagnato in questi due anni facendomi quasi da padre che mi manca...e niente, gli voglio un bene dell'anima. <<da quando mia madre ha acconsentito>> sorrido fiera, notando il suo interesse <<che vuoi fartelo anche tu?>>.
Distoglie lo sguardo dal mio lobo, per portarlo all'altezza dei miei occhi <<nhaa, punto su quello al sopracciglio>> se lo tocca <hm, attraente>> gli regalo una faccia maliziosa.
I cinque minuti prima del suono della campanella passano veloci ed entrambi ci dirigiamo verso la nostra prima classe: quella di sistemi.
Appena entrati ci sediamo al nostro solito banco, ossia l'ultimo della fila centrale, per poi scorgere con occhi critici tutti i ragazzi che facevano il loro ingresso nell'aula.
Dall'anno scorso abbiamo cambiato corso, ci siamo spostati da elettronica ad elettrotecnica, di conseguenza abbiamo anche cambiato compagni.
<<uh quello è carino, che te ne pare?>> Giuseppe ed il suo modo sfacciato di trovarmi un ragazzo <<meh, non è male>> rispondo, disinteressata.
Lui, di tutto punto, scuote la testa e continua a commentare ogni singolo ragazzo che entra, fino all'ultimo.
<<buongiorno professore>> diciamo tutti, all'unisono. <<buongiorno ragazzi>> risponde lui <<io sono il professore Greendervard, ed insegnerò la materia sistemi. Vogliamo iniziare con le presentazioni?>>
A quelle parole nascondo la testa dietro le mani, spaventata dal dover rispondere alle solite stupide domande per il terzo anno di fila.
Ascolto attentamente i racconti di tutti i ragazzi presenti nella classe, finché il professore non punta il suo dito ciccione sul mio nome scritto sul registro ed alza lo sguardo <<signorina Winter?>>.
Tolgo le mani da davanti alla faccia e gli porgo un'occhiata scocciata. <<sono io>> alzo di poco la mano.
<<dunque, ci parli un po' di lei>>
Accavallo le gambe e porto una mano all'altezza del naso, grattandolo leggermente, gesto che uso fare quando sono nervosa. <<mi chiamo Sara Winter ed ho 16 anni>> sorrido leggermente, sentendo tutti gli sguardi dei miei compagni puntati su di me.
<<hai fratelli o sorelle? Ed i tuoi, che lavoro fanno?>> boom, tasto dolente toccato.
Scambio un occhiata con Giuse, che mi sorride in modo rassicurante ed annuisce leggermente, in segno di dire tutto quanto. <<dunque, sono figlia unica, anche se avrei dovuto avere un fratello>> faccio una pausa <<mia madre lavora in un agenzia informatica e mio padre... Bhe, non so dove sia>> riprendo a guardare il professore, incuriosito da me. <<quando hai detto "anche se avrei dovuto avere un fratello", a cosa ti riferisci?>> porta due dita sotto il mento ed aggrotta la fronte.
<<bhe, mia madre ha avuto un maschio prima di me, ma l'ha dovuto dare in adozione per la tenera età a cui lo ha partorito>> sospiro <<la bellezza di 19 anni>>.
Il professore sgrana gli occhi e mi porge in sorriso sincero, aggiungendo poi un <<okay, andiamo avanti>>

ANGOLO ME

Oh ehilà, questa è la prima storia che probabilmente avrà una trama stabile ed un finale assicurato.
Non so se a voi capita, ma io ho serie difficoltà a terminare le storie.
Anyway, per farmi capire che veramente vi interessa, lasciate tante stelline e tanti commenti, altrimenti non continuo eheh!

-Frashu

TrainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora