Erano le tre di notte quando mi svegliai a causa dei tuoni.
Mancavano solamente due settimane e sarebbe iniziata l'estate, ma dopotutto questa è Londra.
Mi alzai dal letto sistemandomi la canotta che indossavo e decisi di scendere al piano di sotto per un bicchiere d'acqua.
Scesi i gradini a passo felpato per non svegliare mia zia Neveah e il suo compagno Devid.
Una volta che fui arrivata in cucina, notai che la luce era già accessa. David era seduto a tavola con una birra quasi vuota dinanzi a lui.
-Che ci fai qui?- Il tono della voce duro.
Quell'uomo non mi era mai stato simpatico, ma avevo cercato sempre di essere gentile con lui per il bene di mia zia Neveh, una donna davvero fantastica,dal carattere frizzante e amichevole.Era come una sorella per me,la mia migliore amica.
-Ho sete.- Risposi senza incontrare il suo sguardo.
Aprii il frigo,versai dell'acqua in un bicchiere di vetro e bevvi a grandi sorsate.
Risciaquai il bicchiere e lo rimisi al suo posto sentendomi lo sguardo di David bruciare sulla schiena.
Mi sentivo in imbarazzo a stare lì avendo indosso solo una canotta che copriva di poco le cosce, ma non avevo idea che fosse sveglio nel cuore della notte.
Quando mi voltai per tornare in camera,David non era più seduto ma era di fronte a me a bloccarmi la strada. Prese il mio polso stringendo forte nella sua mano destra ,bloccandmi la circolazione.
-Lasciami, mi stai facendo male.-Dissi con rabbia.
Mi fece segno di stare zitta nel frattempo che si avvicinava al mio orecchio ed io cercavo invano di liberarmi dalla sua presa.
-Sta zitta.
Potevo sentire il suo alito sul mio volto
Continuava a tenermi stretto il polso con una mano mentre con l'altra cominciò a sfiorarmi il braccio e cominciando a scendere verso le cosce.
Continuavo a cercare di liberarmi dalla sua mano che stringeva il mio polso, ma era troppo forte.
Con una mossa decisa tirai il mio braccio via dalla sua presa e corsi al piano di sopra.
Mi rifuguai in camera,chiusi la porta a chiave e mi rifugiai tra le lenzuola.
Non riuscivo a spiegarmi il suo comportamento ma mi faceva paura, tanta paura.
Che stessi prendendo la questione troppo sul serio?
Eppure nei suoi occhi c'era qualcosa di diverso,qualcosa che mi metteva paura.
Cercai di scacciare via quei pensieri e quelle preoccupazioni.
Fissai il soffitto per quasi un'ora prima di riuscire ad addormentarmi di nuovo.
Arrivato il tardo pomeriggio, mi feci una doccia e uscii di casa camminando in direzione del parco. La pioggia che mi aveva fatta compagnia per tutta la notte e metà mattinata aveva lasciato spazio al sole.
Camminai a passo lento con le cuffie nelle orecchie finché
giunsi al parco quasi deserto e mi sedetti sul prato.
A quell'ora non c'era quasi nessuno e le ultime persone rimaste si dileguavano verso casa sorseggiando una bibita
Osservai il sole tramontare dietro agli alberi e il cielo tingersi delle diverse sfumature del rosso e dell'arancione.
-Bello il tramonto, vero?
Mi voltai sobbalzando e notai che, seduto a poca distanza da me, c'era un ragazzo.
Ridacchiò.
-Ehm, si.
Mi voltai verso di lui, impegnato a guardare il tramonto.
Si voltò verso di me sorridendo.
Ricambiai il sorriso imbarazzata e continuammo ad osservare quello spettacolo fino a quando il sole sparì del tutto, lasciando il posto alla luna.
L'aria cominciava a rinfrescarsi così decisi di ritornare a casa.
Nel momento in cui mi alzai inciampai sull'erba, ritornando seduta. Quando alzai lo sguardo mi accorsi che il ragazzo sconosciuto mi porgeva una mano con un sorriso.
Fu la prima volta che lo guardai attentamente. Aveva profondi occhi verdi, un sorriso incorniciato da due fossette e ricci castani che gli ricadevano disordinati sulla fronte.
La sua statura torreggiava su di me che ero ancora atterra.
Mi affrettai ad alzarmi da sola, rivolgendogli un sorriso timido mentre sentivo le guance andarmi a fuoco.
-Tutto bene? Chiese scrutandomi.
-Si, sono solo inciampata.
Annuì sorridendo.
-Bhe, io vado. Dissi cominciando a camminare.
-Si, anch'io.
Mi accorsi che stavamo percorrendo la stessa strada.
-Dove abiti? Mi chiese leggendomi nel pensiero.
-Non molto lontano dalla libreria.
-Davvero? Anch'io. Rispose avvicinandosi un pò di più.
-Non ci credo!
Restammo in silenzio per qualche minuto. Un leggero venticello prese a scompigliarmi i capelli e rabbrividì.
Quando cominciammo a vedere la libreria da lontano, il ragazzo ricominciò a parlare.
-Abito nella villetta nella stradina all'angolo dopo la libreria.
-Io, svolto a sinistra, prima della libreria. Dissi soffocando una risata.
Percorremmo gli ultimi metri in silenzio finché mi fermai.
-Allora,vado.
-Comunque io sono Harry.
-Emily.
-Ci vediamo in giro, buonanotte.
Rivolse un saluto con la mano e proseguì per la sua strada.
*spazio autrice*
Ciao a tutti! Sarebbe fantastico se lasciaste un commento per dirmi se vi piace la storia e cosa pensate succederà! Al prossimo capitolo e grazie per aver letto! :)
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He is my anchor
FanfictionA farmi innamorare erano i suoi sorrisi sinceri, i piccoli gesti, quel senso di protezione che aveva nei miei confronti. Mi innamoravo di lui ogni volta che i miei occhi incontravano le sue iridi verdi. Lui era l'unico capace di leggermi, era l'unic...