Colpisco il sacco più forte che posso mentre il sudore mi scende dalla fronte. La musica mi rimbomba nelle orecchie così forte che non riesco a pensare ad altro se non a me stessa. Per la prima volta. Lancio un destro e poi un calcio. Sento l'adrenalina aumentare quando qualcuno mi tocca la spalla. Mi giro di scatto e, per difesa, sgancio un pugno, colpendo a pieno la faccia pallida di Kavin.
Oh mio Dio. Mi tolgo velocemente le cuffiette dalle orecchie e mi precipito a fianco del malcapitato steso a terra. Esce un po' di sangue dal suo naso pieno di lentiggini. I suoi occhi si aprono a ventaglio rivelando il loro colore azzurro ghiaccio. Pagherei per avere quel colore degli occhi. Invece mi devo accontentare degli occhi marroni. Ma non il colore bello, chiaro e tendente al verde, come quelli di mia sorella. Io intendo quello scuro, quasi nero. Quel colore che abbineresti alla cosa che proviene dal tuo intestino crasso e va a finire nelle fogne. Ecco.
<<Ma sei fuori di zucca??>> mi urla addosso Kavin con un tono stridulo, che di solito usa solo quando è inorridito o sorpreso o spaventato o arrabbiato. In effetti anche tutte e quattro le cose insieme...
Scoppio a ridere mio malgrado porgendogli una salvietta umidificata.
<<Scusa, mi stavo allenando ed ero sovrappensiero...>> cerco di giustificarmi mentre lo aiuto ad alzarsi.
<<Si, ma io ti ho chiamato centomila volte!>> si scrolla via la polvere dai sui pantaloni griffati. Gli mostro le mie cuffiette e alzo le spalle.
<<Comunque, cosa ci fai qui? Non dovresti essere in un locale a fare baldoria?>> chiedo mentre lo abbraccio.
<<A dir la verità ero venuto qui per chiederti se volevi venire con me, ma ora che mi hai dato un pugno non ne sono poi così sicuro...>> sussurra offeso.
<<Perchè? Dai, non l'ho fatto apposta!>>
<<Menomale che non hai rotto il sacco. Questo è la quarta volta che ne spacchi uno e io mi sono stancato di ripagarlo sempre! Sai quanto costa???>>
Sorrido innocente a mo' di scuse.
Lui scuote la testa e scruta la palestra attorno a noi. In particole si ferma ad osservare un ragazzo che corre sul tapiroulant.
Si volta verso di me con uno sguardo malizioso. Alzo gli occhi al cielo.
<<Kavin, guarda che Carlo è etero...>> gli annuncio stanca, asciugandomi con un asciugamano.
<<E che vuol dire? Sono sicuro che gli piacerà la mia compagnia...>> si morde il labbro, credendo di essere sexy. Scoppio a ridere come una scema.
<<Non te lo darà mai!>> dico tra le risate.
<<Sei crudele, Andrea! Non so neanche perchè sono ancora tuo amico!>>
Già, non lo so neanche io. Ma gliene sono eternamente grata.
Mentre lui mi parla delle sue avventure da una notte io mi tolgo le fasce dalle mani. Vediamo aprirsi la porta dello spogliatoio maschile da dove fa capolino Jason in tutto il suo splendore.
Quano passa di fianco a noi mi fa l'occhiolino, per poi andarsene del tutto e sparire dalla nostra vista.
<<Sono sicuro che lui te lo darebbe subito...>> aggiunge Kavin alzando un sopracciglio e facendo gesti poco consoni ad un locale pubblico con le mani.
<<Kavin riesci ad aspettare cinque minuti senza che qualcuno ti cacci via?>> gli chiedo dirigendomi nello spogliatoio femminile.
<<Dici ogni volta cinque minuti, ma poi ne diventano sempre trenta! Comunque fa niente nessuno mi può cacciare via perchè é la mia palestra, quindi, mentre ti aspetto, mi andrò a fare qualche giro nello spogliatoio maschile. Non si sa mai che veda qualcosa di interessante...>> dice, sistemandosi la catenina che gli ho regalato attorno al collo.
<<Aspetta, me ne stavo dimenticando!>> urla all'improvviso.
Tira fuori dal suo zaino due bellissime scarpe rosa fluo con il tacco e un vestito nero.
<<Kavin, guarda che è corto. Ti devo ricordare che sono alta e questo è stato sicuramente fatto per qualcuno con qualche centimetro in meno di me>> lo informo. Non si sa mai che le sue lenti colorate che si ostina ad indossare non gli fondano il cervello.
<<Sta' zitta. Secondo me ti starà benissimo>>.
Scuoto la testa demoralizzata. Non si arrenderà mai. Inoltre non ho mai avuto problemi a mettermi vestiti corti o tacchi verginosi.
Alla fine ci metto veramente trenta minuti. In effetti ha ragione mi devo velocizzare ma i miei capelli lunghi, ovviamente marroni, hanno bisogno di un trattamento speciale.
<<Che gnocca! Dal piccolo anatraccolo ad un cigno!>> Kavin mi porge il braccio per aiutarmi a mettere il tacco.
<<Cosa vorresti dire? Che in tenuta soprtiva faccio schifo?>> Chiedo facendo il broncio. Lui sorride.
<<No, in effetti sei sempre bellissima amore mio>> risponde mentre mi da un bacio sulla guancia.
<<Bene, perchè mi stavo preoccupando>> scherzo. <<Allora, dove mi porti?>> domando uscendo dalla palestra.
<<Andiamo a fare un aperitivo? Hanno aperto un nuovo locale in centro a Londra!>> mi fa salire sulla sua nuova macchina.
Una delle tante che, per inciso, adoro tutte.
<<Bella questa nuova macchinina...>> commento sorridendo.
<<Macchinina un corno! Sai quanto mi è costata questa Lamborghini?>> domanda col suo tono acuto. Gli uomini e i loro giocattoli. Ma li capisco, anche io adoro guidare a velocità massime. Passione che mi ha trasmesso mio padre insieme alle moto. Peccato che poi se ne sia altamente strafregato sia di me che di mia sorella, Chanel.
<<Andrea, mi stai ascoltando? Ti sta suonando il cellulare>> Kavin mi indica la mia borsa senza staccare gli occhi dalla strada.
Afferro prontamente il mio cellulare e rispondo. La vocina di Chanel risuona nel mio orecchio.
<<Ciao Andre, dove sei?>> domanda con un tono di voce strano. Troppo.
<<Chanel cos'è successo? Stai bene? E' succeso qualcosa a mamma?>> chiedo allarmata. Kavin intanto ha accostato sul ciglio della strada, anche lui sull'attenti.
<<No no, niente del genere, quando torni a casa?>> chiede con un misto di eccitazione.
<<Chanel non girarci attorno che mi fai innervosire. Cos'é successo?>>
Passa un minuto dove sento solo il suo respiro sul telefono.
<<E' tornato papà>> esclama.
Il secondo dopo il mio telefono si trova in mezzo al sedile mentre la macchina fa manovra per tornare indietro. Per tornare a casa mia.
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Fight with me
Romance"Se la tua vita cambiasse in un attimo? " Questa domanda non aveva mai sfiorato la mente di Andrea, ma appena vede suo padre nella cucina, ogni certezza svanisce nel nulla. Cos'è venuto a fare un uomo che non vedeva da cinque anni? Perché stare ad...