Solo io e te.

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Chiudo il telefono e stavolta non voglio più saperne. Non conta se la amo: non è questo il punto.
Basta.
Si chiude qui.
Non ce la faccio più a starle dietro: i nostri alti sono il paradiso, ma i nostri bassi sono l'inferno più duro e profondo. Lei mi ama, lo so. Ma non riesce ad ammetterlo. Io non posso vivere così. Non posso correre nella sua direzione cercando di afferrarla e portarla da me quando lei non di degna di fare neanche un passo verso di me.
Fisso il telefono mentre la rabbia più rovente prende piede in me, cancellando l'amore che provo per lei.
Lei.
Il mio mondo.
Il mio tutto.
La mia vita.
Si. Lei è la mia vita.
Ha risucchiato tutto ed è diventata il centro della mia esistenza.
Conta solo lei.
Esiste solo lei.
Ma ora basta. I suoi atteggiamenti infantili e la sua arrendevolezza non li sopporto più.
Lotta sola per ciò che vuole: solo quello che conta per lei è importante e non quello che è importante per voi. Io sei abituata a fare tutto in funzione nostra: per il nostro 'noi'.
Non voglio nemmeno vederla per parlarle di persona. Basta quello che ho sentito al telefono: basta e avanza. Lei non è sola in questo momento e questo mi rassicura, nonostante tra di noi è finita non riesco a smetterla di preoccuoparmi. So com'è lei. È capace di tutto. Almeno non metterà in pratica nessun colpo di testa, i suoi classici colpi di testa che ti levano anni di vita in un solo secondo.
Il telefono vibra per la ventesima volta tra le mie mani e sono sicura che non si arrenderà: il suo nome lampeggia sullo schermo ma questa volta la ignoro, infilo il telefono in tasca e continuo a camminare verso casa. Fa freddo, è vero, ma io ho freddo per quello che è successo: sento il gelo nell'anima, nel cuore, dentro di me.
Cammino a passo svelto cercando di scaldarmi ma non serve a nulla: solo lei potrebbe aiutarmi. Lei che non vuole da me quello che io voglio da lei. L'amarezza è nella mia bocca e mi imprigiona nella sua gelida morsa.
Continuo a sentire il telefono ma lo ignoro, ormai non so più quante chiamate sono.
Lei ama come la faccio sentire: non ama me. 
Lei ama pezzi di me ma almeno  sono riuscita a dirglielo. Almeno questo peso me lo sono tolto. Non ho smesso di amarla ma non la voglio più con me: è una bomba a mano pronta ad esplodere e ho paura del male che può farmi. Ancora più male di quanto non mi abbia già fatto: non glielo permetterò ancora.
Esasperata estraggo il telefono dalla tasca per spegnerlo ma noto un messaggio. Cosa può avermi scritto ancora?
Aspetto che cada la linea per l'ennesima volta e leggo il messaggio: è la sua amica.

《Lauren è scappata. Sta venendo da te, ti prego di farla ragionare tu.》

Un brivido mi attraversa la schiena mentre il sangue mi si gela nelle vene: è in pericolo. Lo sento.
Apro il registro delle chiamate e faccio partire la chiamata.
Le sue grida disumane riecheggiano nell'altoparlante del telefono e il terrore si impossessa di me, ogni suono è una pugnalata dritta al cuore.
"Dove sei?" Dico con voce calma.
"I don't know!Mi sono persa...cazzo." È disperata.
"Non è possibile che ti sei persa, conosci la strada di casa mia a memoria."
"A te che importa? Tanto non mi vuoi più. Non mi serve a nulla vivere senza te." L'ultima frase è un'altra pugnalata.
"Ma che stai dicendo, Lauren?Ne parliamo. Dimmi dove sei." la supplico.
"Di cosa parliamo?" Sento la sua speranza crescere.
"Dove sei?" Deve dirmi dov'è o non servirà a nulla.
"Dimmi di cosa dobbiamo parlare." È sempre testarda e devo scendere ancora una volta a compromessi.
"Di noi. Dimmi dove sei e non fare la bambina Lauren. Ti prego..."  sussurro al telefono. Non può finire così.
"Tu pensi che io non ti amo..."
"Amare non è come mi fai sentire tu. Cambi idea sempre, oggi vuoi stare con me mentre domani no, devo subire le tue sfuriate e stare in silenzio. Sono stanca, Lauren. Io ti amo. Io ti amo ogni giorno. Sono sicura di quello che provo per te mentre tu no." Ora ne sono certa.
Lei urla ancora disperata ma mi rendo conto che la sua voce non proviene dal telefono: è intorno a me. Immediatamente mi guardo intorno e la vedo. Ha la giacca aperta e il telefono all'orecchio. La riconoscerei tra milioni ad occhi chiusi: l'amore della mia vita.
Sta fissando il traffico e in un attimo capisco che vuole fare e stavolta lo farà davvero.
"Le macchine passano veloci qui. Basterebbe solo avere un po' di coraggio." Ormai bisbiglia come se la vita dentro lei si stesse spegnendo.
Il mio cuore batte all'impazzata: non posso perderla. Il suo sorriso, i suoi occhi, le sue mani. 
Non ancora.
Attraverso la strada velocissima e facendo attenzione, in un attimo sono dietro di lei: la afferro per il braccio e la giro verso di me, stringendola fortissimo. 
Ho avuto paura stavolta: paura come non mai.
La prendo per mano e la porto via con me. Lei non oppone resistenza e mi segue.
Non diciamo mezza parola durante tutta la strada che facciamo. Arriviamo sotto casa mia ed entriamo.
"Non puoi ricattarmi così. Non puoi. Ho perso dieci anni di vita per colpa tua. Mai più!" Sono furibonda.
"Tu mi hai lasciata. Tu mi hai detto che non mi volevi più anche se mi hai dato la tua parola. Non puoi lasciarmi, Carmen." Mi guarda e aspetta una mia risposta.
"Sono qui. Sono tornata."
"Mi hai abbandonata." non mi guarda nemmeno in faccia. Non ha il coraggio di ammettere nemmeno a sé stessa quanto lei abbia sbagliato.
"Perdonami." La sua voce esce spontaneamente sapendo che questa volta non ha scuse né giustificazioni.
Lei mi guarda smarrita e indifesa e io non posso fare altro che avvicinarmi e baciarla: le sue labbra sono stupende. Come potrei vivere senza di loro? Senza di lei?
Le mie mani vanno dietro la sua schiena e in un gesto automatico la attiro a me mentre lei risponde al mio bacio con disperazione. Le mie dita sfiorano la sua guancia e le sue mani sono sui miei fianchi.
La spingo verso la porta della camera da letto e la mia lingua è nella sua bocca: Dio quanto è buona. La bacerei per ore.
La porta fa da appoggio e lei è incastrata. Accarezzo i suoi capelli lunghissimi e perfetti e le bacio la guancia, il collo, la pelle che il maglione non copre e quella che la mia mano scopre spostandolo.
La mordo affamata di lei, del suo sapore: deve essere mia, ora.
Apro la porta e dopo qualche passo la spingo sul letto: la guardo e non posso fare a meno di pensare quanto sia stupenda.
Non mi allontanerò mai più da lei. Anche quando in un suo momento di pazzia mi chiederà di farlo. Non posso perderla. Nemmeno un istante.
Mi adagio piano sopra il suo corpo splendido e continuo a baciarla, assaporandola come se fosse la mia droga e io disperatamente in astinenza.
Sfioro la sua pelle sotto il maglione e lo sfilo lentamente: le mie mani scorrono sulla sua schiena e sganciano il reggiseno. Sfilo una bretellina baciando la sua spalla, scendo fino al suo seno e risalgo verso l'altra spalla per fare lo stesso: inspiro a fondo il suo profumo e sono in estasi.
La mia bocca assapora il suo seno, succhiandolo con forza per poi scendere fino alla pancia e incontrare i pantaloni: le mie dita accarezzano i suoi fianchi serrandosi all'improvviso e stringendo con forza.
"Mai più ricatti." Sussurro appena, ma la mia voce è inflessibile.
"Si." Un sospiro lascia le sue labbra di incanto.
Sbottono i pantaloni e li afferro per sfilarli. Mordo il suo interno coscia e vedo una smorfia di dolore sul suo viso ma non si ribella.
"Perdonami." Risalgo sulle sue labbra e soffio sulla sua bocca.
Lei mi guarda ancora e una lacrima scivola sulla sua guancia, la raccolgo con un bacio e le mie braccia la stringono forte.
Tolgo anche i miei capi di abbigliamento e tiro su le coperte per farla accoccolare e non farle prendere freddo.
Bacio ancora la sua pancia, i suoi fianchi e la stoffa delle sue mutandine mentre un brivido la scuote e mi fa capire che è pronta.
Piano la spoglio e la sfioro nel suo centro, baciandola ancora: non riesco a staccarmi e le mie mani vagano ovunque. 
Scivolo verso il basso e le mie labbra sono su lei, la assaggio e dolcemente la mordo mentre lei prova a tirarsi indietro, ma le mie mani sono salde sui suoi glutei perfetti.
La mia lingua affonda dentro lei senza pietà e un grido soffocato lascia la sua bocca. Dopo qualche istante risalgo sul suo corpo scorrendo con la lingua la pancia, il seno e il collo per poterla finalmente baciare, mentre le due dita scivolano dentro lei e affondano con forza. Il suo viso si contrae sotto le mie spinte:
"Ti fa male?" chiedo con voce roca, oscurata dal piacere che solo la sua vista sa darmi.
Lei mi risponde affermativamente con un cenno del capo e io affondo ancora una volta, più leggera.
"Ora?" 
Un suo cenno negativo e ancora la interrogo.
"Cosa vuoi?" il mio tono è profondo e provocante.
"Voglio te." Si arrende ai miei tocchi in un sussurro.
"E allora lasciati amare. Ogni giorno. Lascia perdere tutto. Siamo solo io E te. Non importano gli altri."
"Ti amerò ogni giorno. Non importano gli altri." Sussurra senza fiato.
" E vieni per me." Non aspetto la sua risposta ma la bacio e la sua lingua mi vuole con prepotenza mentre affonda nella tua bocca e le sue mani mi stringono ad ogni affondo che le infliggo. Continuo ancora, senza sosta fino a quando non sento i suoi gemiti soffocati. Mi fermo solo quando il silenzio ci circonda.
La stringo fortissimo a me e le bacio il viso: è un incanto. La sua testa è sulla mia spalla e il suo braccio mi circonda la vita.
"Non ti lascio più. Mai più." la attiro ancora di più a me e lei si rilassa sul mio corpo.
Ora stiamo bene e il suo viso è quello di un angelo.
Il mio angelo.
Non ci lasceremo, questa volta davvero.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 18, 2018 ⏰

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