I Delitti dello Specchio

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«No, non ho visto che hai rubato due pandolci dal bancone del fornaio.»

Il ragazzino rimane a fissarmi con gli occhi spalancati, la refurtiva gli ingrossa il petto come un'improbabile Nana imberbe.

«Sparisci» il piccolo intuisce il pericolo che rappresento e si dilegua. Serro le mani sul carretto e riparto.

Non uccido se non è necessario. Sono fatto così, e poi i morti hanno il brutto vizio di parlare più dei vivi, specie se un prete eploriano o un figlio di Einungis si mette di mezzo e intercede per l'anima del defunto così che possa rivelare chi ha commesso il delitto o, peggio, la mano che ha pagato per commetterlo. Più morti ci si lascia dietro e più probabilità ci sono che rivelino qualcosa. Esistono metodi per impedire a un'anima di spifferare tutto: il veleno di Pionskorriesen, lo scorpione gigante che gli orchi usano come cavalcatura, è il migliore. Mantiene l'anima separata dal corpo per un paio d'anni, ma costa ed è inutile senza adeguata preparazione. Sono un professionista e chi si rivolge a me sa che avrà un lavoro di qualità.

Ogni tanto un passante getta qualcosa sul mio carretto, spazzatura. Eh già: sono un netturbino oggi.

Il proprietario del veicolo riposa sbronzo in una bettola, felice.

Scivolo tra la folla che si accalca nella via, tra tanta gente c'è sempre qualcuno che sta cercando uno come me per affidargli in via definitiva la vita di qualcun altro.

https://malichar.wordpress.com/2019/07/19/i-delitti-dello-specchio/

In coerenza con la scelta della piattaforma wattpad a obbligare tutti gli utenti, non solo gli autori, alla registrazione il racconto è stato spostato al link qui sopra.
E, visto il modo in cui sono stati gestiti voti e visualizzazioni, le monetine possono infilarsele dove più gli fa piacere: sui gusti non discuto.

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