Capitolo I

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Non sai mai quanto sei forte finché essere forte è l'unica scelta che hai.

***

Cazzo. Sono in ritardo. Di nuovo.
Tiro una scarpa addosso alla sveglia che mi avverte che le lezioni sono già iniziate da un quarto d'ora. Finisco di lavarmi i denti e di vestirmi, prendo la mia borsa, esco dalla mia camera e...

...e vado a sbattere contro Keith, il nostro... credo lo si possa chiamare maggiordomo.
È con noi da quando sono nata. Suo padre, Mr. Arnold Douglas, era un amico del mio, Mr. William Hamilton, e siamo cresciuti nella stessa casa. Mr. Arnold si occupava di affari assieme a Mr. William, e quando il primo è deceduto mio padre ha continuato a tenere Keith con noi, e quando anche Mr. William ha tirato le cuoia Keith è rimasto un membro della famiglia. A casa nostra è come un tuttofare, aiuta dove ce n'è bisogno. Ha diciannove anni, due più di me. Mi hanno raccontato che la prima volta che mi vide non disse nulla. Semplicemente mi prese in braccio, si sedette per terra e iniziò a giocare con me. In seguito ogni volta che stavo male ci pensava lui a me. Fino a quindici anni ogni volta che avevo un incubo bussavo alla porta della sua stanza, e mi addormentavo assieme a Keith. Era l'unico che riuscisse a tranquillizzarmi.
Da un paio d'anni a questa parte ho smesso di andare da lui. Non perché non avessi incubi. Non perché non riuscissi a dormire. Semplicemente perché lui aveva smesso di aprirmi la porta.

-Cosa ci fai ancora qui? Mr. Edgar ti sta aspettando. Sai che non devi farlo arrabbiare.

Guardando i suoi occhi color del ghiaccio mi sento mancare. Mi ero innamorata di lui a cinque anni, quando mi aveva portata a casa in braccio dopo che mi ero storta una caviglia. Mi aveva fatta sedere sul mio letto e, in mancanza di strumenti più professionali, mi aveva fasciato la caviglia con una matita e della carta igienica. Poi mi aveva abbracciata e mi aveva detto che si sarebbe sempre preso cura di me.
E puntualmente aveva infranto questa promessa abbandonandomi. Evviva gli amici.

-La mia sveglia non ha suonato - mormoro, imbarazzata.
La verità è che ho avuto un altro incubo che mi ha tenuta sveglia per tutta la notte, e sono riuscita ad addormentarmi solo cinque minuti prima della prima sveglia, che quindi non ho sentito.
Keith inarca un sopracciglio, ma non dice nulla. Nota le occhiaie che mi sono spuntate oggi, e ne conosce la causa. Ma non dice nulla. Guarda il cerotto sul mio mento, sa che la causa è che Brad, il bullo della scuola, assieme a Violet, la ragazza più stronza mai esistita, mi ha buttata giù dalle scale. Ma non dice nulla. Perché lui era lì. Ha visto tutto.
E non ha fatto niente.

-Mr. Edgar ti aspetta in sala studio. Sai quanto costano le tue lezioni private. Vedi di non deludere tua nonna.
-Lei non è mia nonna.
-Sai che lo è. E sai anche che tua madre non avrebbe voluto tutto questo.

Se ne va così, in silenzio, lasciandomi ferma nel corridoio, immobile come una statua di sale.
Osservo la macchia scura dei suoi capelli castani scomparire dietro l'angolo.
Ormai mi sono quasi abituata alla sua indifferenza. Ma non alla sua cattiveria.

Mia madre, Amy Liddle, è morta dandomi alla luce, o almeno così credeva. La verità è che mi ha consegnata alle ombre.
Eh sì, nel momento esatto in cui ho aperto gli occhi, la luce è saltata in tutto l'ospedale. O almeno così mi hanno detto.
Nelle sale attigue tutti i neonati piangevano per l'improvviso buio. Io invece stavo ridendo.

Quando mio padre era ancora vivo non aveva mai tempo per me, e quando è morto non ne ho sentito la mancanza. Lui e Mr. Arnold non mi hanno mai guardata per più di dieci secondi di fila.

Nonna, Lady Caitlin de Bourgh, è vedova da prima che io nascessi, ma il suo era stato un matrimonio avvenuto per puro interesse economico. Non è mai stata una nonna per me.

I domestici si sono sempre preoccupati per me, sì, ma nessuno di loro mi ha mai davvero voluto bene. Avevano solo paura di essere licenziati se mi fosse successo qualcosa. E riguardo ad altri parenti, semplicemente non ne ho. Se non si conta Rose Liddle, la sorella di mia madre. Ma non mi è permesso conoscerla.
Dicono che sia pazza. Io non credo. Era solo... diversa. Ho visto una volta una sua foto che risale a quando era ancora una ragazza, assieme a mia madre. Lady Caitlin avrebbe voluto buttarla. Ma non poteva, perché in quella foto c'era anche lei. Amy.

Abbiamo così tante foto di mia madre. Non ne abbiamo mai buttata nessuna. Neanche quelle con parenti indesiderati. Abbiamo quelle da ragazza. Quelle da neonata, quella da bambina. Quelle della gravidanza e quelle  di quando usciva con mio padre. Persino quelle della sua bara. La amavano tutti e non potevano buttare nulla che avesse a che fare con lei.

Eppure non abbiamo neanche una sua foto del matrimonio.



~ Allora, vi avviso che ho modificato il prologo perché altrimenti non sarebbe andato bene. Vorrei potervi dire che aggiornerò più spesso, ma sinceramente non lo so, anche perché sono presa molto di più dall'altra mia storia, quella sulla Cabina 13. Comunque ci proverò, anche perché altrimenti @Miel144 mi crucia 😂😂
Eeh niente, goodbye piccoli coniglietti!!

-Calime 💀

Where am I now? [In Pausa :( ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora