Second dimension.
Chapter 1.
12 Dicembre 2014.
Milano la sera, una sera di Dicembre per lo più.
Cosa si può desiderare oltre a Milano; con il Duomo, le sue case artistiche e le vetrate illuminate da mille luci; oltre alla neve bianca, morbida e pulita; oltre alle vetrine addobbate in stile natalizio e perfino oltre i presepi e gli alberelli di Natale, pieni di accessori, lucine e fantasie per vincere un’ improvvisata gara creata con il vicino di casa.
E mentre passo dinnanzi a questo belvedere, penso.
Penso a come sarà il mio Natale.
Penso a cosa riceverò quest’anno da ‘Babbo Natale’.
Penso all’atmosfera natalizia.
Ma soprattutto, penso a tornare a casa e trovare uno stufato. Ma non ‘uno’ stufato, ma ‘lo’ stufato, proprio quello che mi cucina Isabelle, mia madre. Il suo, è molto particolare, quindi non merita di stare insieme a tutti gli altri stufati, il suo è unico. Proprio come lei.
Assorta nei miei pensieri, mi accorsi di non essere più sulla retta via, bensì in una strada buia, vuota e raccapricciante.
‘Proviamo ad andare avanti, d’altra parte le strade sono queste, porteranno pur da qualche parte’ pensai mentre mi incamminai, da qualche parte.
“Cosa ci fa una ragazza come te qua, in questo orribile posto?” Dietro di me, sento comparire una voce maschile abbastanza stridula. Cerco di ricompormi dai miei pensieri.
“Mi scusi?”
“Facciamo le finte tonte eh, vieni un po’ con me su!” sbuffa il biondo. Mi capacitavo solamente di osservare il colore dei suoi capelli. Era coperto da un passamontagna nero, cazzo.
“No guardi, devo tornare a casa…” Provo a ribattere. Logicamente, senza nessun risultato.
“Poche storie ragazzina, ho detto che devi seguirmi? Si, l’ho detto. Di conseguenza, tu mi segui.” Sta iniziando ad alterarsi. Beh, meglio dargli retta.
‘In che guaio mi sono cacciata, porca puttana!’ Penso tra me e me, mentre il ragazzaccio mi trascina chissà dove.
Dopo circa mezz’ora di camminata, ci ritroviamo in una casa. Anzi no, io mi ritrovo in una casa. Non è una normale casa, non è neppure decorata come tutte le altre. Una sorta di casa fantasma. Che nome raccapricciante, al solo pensiero fa venire i brividi. Peggio di un errore grammaticale, mio dio!
“Stenditi!” Urla quasi il biondo.
“Scusi la mia arroganza eh, ma vorrei proprio sapere dove cazzo mi ha portata e…” Per la seconda volta, le parole mi vengono interrotte. Ma questa volta, non da altre parole, bensì da un bellissimo schiaffo in viso.
“Ti ho per caso dato il permesso di parlare? Non mi sembra. Di conseguenza, stai muta e obbedisci.” Al suono della sua voce, un misto tra roca, stridula e minacciosa, ammutolisco.
“Ora tu ti stendi e me la dai, cristo santo!” Al suono delle parole ‘me la dai’ un brivido di non-indifferenza mi assale. Stava scherzando, vero? Era tutto un incubo questo, vero? Tra poco arriverà mia madre che come al solito urlerà in ogni lingua ‘ALEX, ALZATI E PREPARATI O FARAI TARDI A SCUOLA!’, vero?
“Che aspetti, ti muovi o no?” Per mia sfortuna, credo proprio che tutto ciò non sia un bruttissimo incubo.
“S-si, o-ora.” Balbetto mentre mi siedo sul divanetto di fianco a me, seguita passo per passo da lui e dai suoi raccapriccianti occhi azzurri.
Belli come il mare, stronzi come le tempeste.
“Direi che possiamo fare a meno di questo bellissimo top!” Detto, fatto! Mi scende una lacrima, mentre assisto alla vista del mio top che viene scaraventato sul davanzale della finestra, situata proprio davanti a noi.
“N-no, smettila…” provo a ribattere. Non l’avessi mai fatto, la mia bocca viene imbavagliata e dei nodi tra le due mani e tra le due caviglie mi vengono fatti.
“Che ne dici di rendere le cose un po’ più interessanti?”
“Vieni avanti” Sussurra poi.
Fa capolinea un altro ragazzo. Logicamente, anche lui coperto da un passamontagna marrone scuro. Ha un fisico alto e slanciato. I suoi capelli non sono biondi, bensì castani e i suoi occhi non sono azzurri, ma marroni.
“Secondo me dovremmo zittirla davvero, rischierebbe di capire e vedere troppo.” Per aver dato questa bellissima idea, dobbiamo ringraziare il moro.
“E come possiamo fare?” Sussurra a sua volte l’altro.
“Prendi questa bottiglia di vetro.”
Tra le mani del biondo, fa capofitto una bottiglia di vetro rotta e scheggiata in vari punti.
Non rammento bene questo pezzo… una cosa però la so bene.
La bottiglia venne tirata dritta dritta sulla mia testa.
Causando… il vuoto.
***
“Fate largo, fate largo, questo è un caso grave!”
Buoongiorno!
Sorpresi che sia cambiato tutto, eh?
Beh, ho deciso di dedicarmi ancora alla scrittura, non vi abbandonerò più!
In ogni caso, ecco qua una storia esclusiva e sicuramente incentrata ancor più della prima sul tema ‘adolescenza’ e ‘delicatezza’.
Vi auguro una buona lettura e un felice Week-end.
Ricordato ovviamente di cliccare la stellina a fondo capitolo e di lasciare anche un commentino, che è sempre molto gradito!
Vi ringrazio molto!
Alessia.
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Second dimension.
Mystery / ThrillerUNO STUPRO. UNA VITTIMA. ---------------------------------------------------------------------------------------------- "No, non sono stato io quel 12 Dicembre!" ...