Ero da poco uscito dal corso di teatro che frequentavo,e stavo vagando per le strade di Pomezia senza una meta. Pensavo a quanto sia difficile recitare, è un paradosso, la gente spende maggior parte del suo tempo a recitare una parte, e quando gli viene chiesto di farlo si trova in difficoltà. Il punto è che i personaggi che scegliamo di impersonificare nella vita di tutti i giorni di solito sono dei duri, persone che non provano alcun emozione, spente. Nel teatro, invece, viene chiesto si fingere con emozione, ma l'essere umano sceglie di recitare per nascondere i propri sentimenti, ha una paura fottuta di mostrare ciò che prova, come se questo lo renda debole, indifeso, ha una paura fottuta di essere se stesso. Proprio mentre stavo camminando avevo modo di osservare persone sul marciapiede passarmi vicino, tenendo la sigaretta in mano come dei divi del cinema, come se quell'oggetto gli conferisse un'importanza maggiore di quella che ne avevano senza, si sentivano tutti dei grandi geni e poeti con la sigaretta in mano, così decisi di fargli compagnia anch'io, accendendomene una. Il cielo era nuvoloso ed avevo una certa malinconia addosso. Decisi di sedermi sulla panchina di un parco a fumare ed osservare i volti pensosi dei passanti. La propria vita non è così seria ed importante se ad osservarla è qualcun'altro. Vidi una coppia passare tenendosi per mano, ridevano e sembravano molto felici per il solo fatto di stare insieme. I due non mi aiutavano ad uscire dal mio senso di vuoto, anzi, guardandoli mi sentì ancora più solo. Davanti a me c'era un gruppo di ragazzi che si stavano fumando una canna passandosela serenamente l'uno all' altro. Erano tutti vestiti con abiti alla moda costosi, ma a guardarli si capiva perfettamente che non provenivano da famiglie benestanti. Ormai la stramaggioranza delle persone ti valutano per ciò che hai e non per ciò che sei, come se essere poveri economicamente sia una malattia. Dunque il povero si traveste da ricco, comprandosi il vestito e il telefono costoso, perché così può far parte del gruppo e può fingere un'agiatezza materiale che non ha, con altri poveri anche loro travestiti da ricchi.
Tutto ciò è molto triste,poiché per paura di essere giudicato, l'individuo rinuncia ad essere se stesso e decide di omologarsi, senza rendersi conto del fatto che si sta fottendo da solo, dato ché il modello che decide di copiare è a sua volta vittima di un'insicurezza che lo spinge a recitare un personaggio che non è. Si crea così un effetto domino, che fa cadere tutti gli interessati in una vita di finzione.
La vera malattia non è la povertà economica ma quella spirituale.
Nel frattempo quei ragazzi avevano finito di fumare la loro erbetta e li sentivo parlare molto estasiati di tutta la pace interiore che la canna gli aveva fornito. Erano convinti che la loro tranquillità dipendesse da essa, di conseguenza loro stessi ne dipendevano. La dipendenza da una qualsiasi sostanza è creata dall'attribuzione ad essa di una qualità che non possiede. Quei ragazzi non fumavano erba solo per rilassarsi, ma soprattutto poiché ciò li faceva sentire trasgressivi, e la trasgressione nella loro mente era un qualcosa di figo. Quei poveretti non erano altro che la manifestazione del bisogno di approvazione da parte della società che in un modo o nell'altro ciascuno di noi ha. L'essere umano è un pozzo di insicurezze ed affrontarle pare troppo difficile, perciò spesso finge che esse non esistono, ma non è ignorandolo che si risolve un problema.
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Avventure adolescenziali
Non-Fiction"Avventure adolescenziali" è una raccolta di racconti brevi autobiografici che descrivono in gran parte quelli che sono stati i miei quindici anni, tra sbronze, fobie sociali, stentato anticonformismo e giù di lì. Buona lettura. ...