Sapete credo ci sia qualcosa di magico nello scendere nella penultima fermata della metropolitana, soprattutto se è quella dove scende 3/4 della gente presente nella metro. La scena si svolge quasi come se fosse l'inizio di un film di Tarantino:
Ore 10:48 ultima metropolitana passante verso Piscinola. Mi siedo affranto per terra pensando a quanto fosse stato veloce questo sabato. Mi accorgo dalla frescura del vento proveniente da destra che la metro sta arrivando come una manna dal cielo per riportarmi al mio paese natio. Mi alzo, e veloce mi dirigo verso la linea gialla assieme alle altre 40 persone ad attendere con me, nella mente tutti stiamo pensando la stessa cosa: "Ti prego fa che i vagoni non siano pieni". Ma come sempre questo nostro pensiero rimane un sogno lontano, visto che a l'apertura delle porte automatiche e al fischio della metro tutti iniziano a dimenarsi come animali per riuscire ad entrare ed assicurarsi l'angolo del vagone dove cuozzi o borseggiatori stanno lontani, ma quel posto non è mai riservato a me, ma al trio di ragazze che inizia a urlare e ridere come galline quasi fosse la prima volta che prendessero la metro a quest'ora. Allora mi posiziono davanti al gruppo di ragazzi dalla faccia più tranquilla e dalle magliette con referece ai videogame o serie televisive. Tiro fuori le cuffie nere dalla tasca sinistra ed il telefono di età cinque anni dalla tasca destra, la prima canzone che parte dalla galleria è "Blue Moon" di Frank Sinatra. Qualcosa però inizia a rovinare l'armonia della canzone ed i miei pensieri legati ad essa, inizio a sudare, ovunque, ma soprattutto sulla fronte,e non sono il solo. Tutti all'unisono iniziano a sudare ed emanare un buono odore di cipolla fritta da far invidia al Kebbabbaro di Piazza Dante. Davanti ai miei occhi una ragazza piange, ed io mi rendo collaborati porgendo fazzoletti e biglietti usati per farsi aria. Erano già passati cinque minuti e la metro aveva superato solo una fermata, quando poi il dramma, la metro decide saggiamente di fermarsi dieci minuti ad ogni stazione, ed io non ho neanche la fortuna di stare vicino le porte aperte per godermi l'aria fresca del tunnel. Il caldo si fa sempre più sentire, e prima che potessi emanare l'ennesimo sbuffo e l'ennesimo passaggio di avambraccio sulla fronte per asciugarmi il sudore qualcosa mi tira sù il morale, due donnine succinte e dai modi poco eleganti (Vrenzole) iniziano a picchiarsi tirandosi i capelli avvicenda, ma dopo pochi minuti smettono esauste. Ogni fermata che passa è un girone infernale, sempre più caldo e sempre più agonizzante. Vista la situazione tutti iniziano a collaborare ed a farsi aria o scambiarsi fazzoletti per asciugarsi le oasi di sudore, ed anche io non sono da meno, scambiando anche qualche battuta o consolando chi per la prima volta viveva questa punizione divina. La voce robotica del vagone avvisa la mia fermata e quella di tutte le persone nel vagone che da quando ero salito non si era svuotato minimamente. Finalmente quella macchina mangia uomini si ferma e spalanca la mascella lasciando che tutti i suoi prigionieri fuoriescano. Un grido sale dal primo vagone, un grido di gioia di libertà e voglia di vivere, tutti urlano insieme a lui, qualcuno applaude ed io alzo le braccia al cielo. Eravamo liberi, ed ora l'aria fresca serale mi scombinava i capelli bagnati di sudore.
Anche oggi ce l'ho fatta.
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Il Mostro Giallo.
HumorUn sabato come gli altri, una avventura che parla di sopravvivenza e solidarietà.