Yoongi entrò all'interno del locale di periferia con fare circoscritto, buttando un occhio di tanto in tanto sui numerosi clienti, uno più ubriaco dell'altro, che se ne stavano stravaccati sui divanetti in pelle consumata o sugli sgabelli accostati al bancone dei cocktail, poco distante dall'entrata.
Un acre odore di alcol appestava l'aria tutt'intorno e la rendeva densa, in combutta con l'altrettanto forte sentore di sudore e stantio generale, coperti senza successo da un penetrante profumo d'incenso, mentre una musica non ben definita risuonava a basso volume in sottofondo. Gli interni erano bui e, a giudicare dalle dimensioni della sala "principale", invero angusta e maleodorante, l'intero complesso non doveva comprendere spazi troppo ampi. Sul fondo del salone si intravedevano dei lunghi tendaggi color porpora, composti da varie stoffe diverse, addossati l'uno sopra l'altro così da ovviare alla trasparenza e donare un po' di privacy, per quanto fosse possibile. Era lì che si svolgeva il pieno dell'attività del locale e Yoongi già sapeva, suo malgrado, che avrebbe dovuto entrarvi, di lì a poco.
Una soffiata come tante altre lo aveva condotto in quel posto così trasandato e lui non aveva avuto nulla di che lamentarsi, certo che la paga per quel lavoro gli sarebbe bastata per due mesi almeno. Non sapeva perché il suo capo volesse morto quel ragazzo e poco gli importava, fin quando la ricompensa contava tutte quelle cifre.
I suoi superiori si erano raccomandati sulla pericolosità del suo obbiettivo, sottolineando il fatto che nessuno fosse mai stato in grado di torcergli un solo capello, eppure Yoongi, più osservava il degrado che lo circondava, più dubitava di tali affermazioni.
"Un assassino professionista non sceglierebbe mai un posto così" continuava a ripetersi mentalmente mentre, sorseggiando un cocktail per non dare troppo nell'occhio, scrutava i presenti uno ad uno.
Il suo orologio da polso segnava le 23:43. Secondo il rapporto, altri due minuti e l'obbiettivo avrebbe fatto il suo ingresso. Si diceva che fosse un tipo puntuale e Yoongi lo sperava davvero tanto, deciso com'era a concludere quel lavoro in fretta ed intascare la ricompensa, già fin troppo nauseato dalla puzza che appestava l'aria per poter rimanere anche un solo minuto di più in quella stanza. Il posto in sé non era poi dei più raccomandabili e Yoongi guardava quasi con disgusto i vari ragazzi che spuntavano di tanto in tanto dalle tende color porpora e accalappiavano qualche cliente, per poi trascinarlo verso i privé sul retro.
Nel locale vi erano clienti di ogni tipo, uomini e donne dalla mezza età in su, e nulla per coloro che lavoravano in quel luogo faceva differenza; vendere il proprio corpo fruttava molto più di un qualsiasi lavoro e con poche ore di attività si riusciva a racimolare un gruzzolo non indifferente. Tuttavia, era noto che, chiunque decidesse di intraprendere quella strada, non si facesse scrupoli ad azzerare la propria dignità per sentir il tintinnio di pochi spiccioli. Che lo facessero per disperazione o per sete di denaro poco importava; il circolo della prostituzione era un pozzo senza fondo, con pareti liscissime e impossibili da scalare persino per gli avventurieri più ferrati.
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Target || YoonMin
FanfictionQuanto si è disposti a rischiare per intascare una ricompensa? Là dove il limite tra lecito e proibito è una linea sottile, si può davvero affermare di avere la situazione del tutto sotto controllo? D'altra parte, a Yoongi poco importava di quanto r...