[Canzone: Them, Nils Frahm]
I ragazzi osservavano tranquillamente il cielo trapuntato di stelle luminose. Il tepore delle sere di giugno carezzava soavemente le loro pelli scoperte e pallide, cerose, glabre. Ogni tanto si mettevano a pensare a qualcosa, a qualcosa di estremamente bello e forte, e quelle si ricoprivano, rapide come lampi, di pelle d'oca dura e ruvida. Ma dopo pochi secondi i pensieri s'affievolivano e quelle ritornavano delicate come prima, bianche, quasi trasparenti.
La luna si rifletteva negli occhi scuri dei due giovani, che non si tenevano per mano, né si guardavano in faccia. Erano distanti, anzi, perché a loro bastava l'idea dell'altro. Il contatto era una dimostrazione fisica di cui non avevano bisogno.
Una nuvola solitaria coprì lentamente un pezzettino di cielo, nascondendo le stelle, forse portandosene via un paio dalla costellazione della Balena. La ragazza la fissò passivamente, arrossendo. Mosse le dita affusolate, sfiorando i ciuffi d'erba che ora crescevano rigogliosi, e sentì le unghie che si era tanto sforzata a far allungare graffiare l'aria immobile che li imprigionava lì, distesi su un prato d'erba verde, in una notte d'inizio estate del 1978.
Anche lui guardò la nuvola passivamente, mentre quella passeggiava. Teneva le mani congiunte sul ventre, che era coperto da una leggera camicia di lino bianco. Sentiva che gli occhiali gli stavano cadendo decisamente troppo in basso sul naso aquilino, per via del sudore che gli colava suadente dalla fronte. Giocherellò un po' con la sigaretta che le sue labbra stringevano gelosamente, spingendo la lingua corta contro il filtro bagnato. Tirò una boccata breve e osservò ipnotizzato le nuvolette di fumo plumbeo che si levavano labilmente a pochi centimetri dal suo volto duro e ben delineato.
"Posso farti una domanda, James?" chiese lei improvvisamente, spezzando l'alone di silenzio che si era appiccicato addosso ai due. La sua solita voce bassa e impastata, che dava tanto fastidio al ragazzo, all'inizio, si librò nell'aria calda, per poi ricadere pesantemente sui loro corpi poco utili e infinitesimali sotto quel cielo così perfetto.
Avrebbe voluto fare una battuta, lui, come 'Me l'hai appena fatta!' ma tacque, pensando che non fosse il momento. Ci fu silenzio per un altro po'. Poi James si tolse lentamente la sigaretta dalla bocca asciutta. "Certo, Holly" mormorò.
Adorava chiamarla in quel modo, specialmente in pubblico. Gli piaceva vedere come le sue guance si chiazzavano di rosso, come fossero il sole nel momento più splendido del tramonto. Provava gusto nel metterla in imbarazzo, perché sapeva perché era lui a generarlo, con la sua statura possente e il viso dai tratti decisi, i capelli in disordine e gli occhiali che richiamavano decisamente troppo Boddy Holly. Ne andava fiero, ma in maniera silenziosa. Non poteva mica dirglielo, si sarebbe arrabbiata, altrimenti. E ogni giorno che passava era sempre più sicuro di non poter convivere con l'idea di aver acceso la miccia di rabbia che già ardeva costantemente nel suo corpicino minuto.
"Tu mi hai detto parecchie volte che non credi nel destino, e che tutte queste cose sono solo stronzate. Che quando nasciamo o quando moriamo dipende da noi, e da noi soltanto. Che tutto quello che ci capita non sta scritto da nessuna parte, e che sono le scelte che facciamo a disegnarci la vita, tratto dopo tratto."
Vero pensò lui, sorridendo mentre ripensava alla prima volta che le aveva raccontato questa sua teoria, tanti anni prima. Era un giorno assolato di Aprile, uno dei primi, quando il sole era ancora freddo e aveva un colore malaticcio. Lei gli aveva detto una cosa che aveva a che fare con Dio, il Destino, il Fato, e lui l'aveva guardata male, e lei era rimasta a fissarlo, coi suoi occhi grandi e maledettamente curiosi. Le disse che nessuna di queste cose esisteva e che era tutto uno stronzata, appunto. Parlarono di questo anche mentre il sole freddo e malaticcio andava a baciare altre terre, dall'altra parte del mondo e sotto i loro piedi. E fu così che in una notte, quel James distrusse con tante parole poco calibrate tutti i credi di una labile ragazza. Fu il primo passo di una serie di cambiamenti che ci hanno portato qui, dove siamo adesso. Pensò il ragazzo, continuando a sorridere, continuando a fumare. Gli piaceva l'idea di aver dato inizio ad una cosa bella.
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Tutte Le Storie D'Amore
Short Story"Ma come nascono le storie d'amore, James? Cioè, come fanno certe persone ad incontrarsi, se per te il destino non esiste?" chiese Holland, senza guardarlo. James sorrise e aspettò molto per risponderle.