Fine della storia

53 13 23
                                    


"Ragazzi, vedo una persona, laggiù, davanti a noi...forse ne sono due..." Disse, lui, ad un tratto, a bassa voce.

Ci fu un lungo, interminabile silenzio di alcuni secondi. Erano tutti con il fiato sospeso e il cuore che gli scoppiava in petto....

"Io non vedo niente." Bisbigliò, Tonino, qualche istante dopo.

"Neanche io, vedo niente." Aggiunse, Gennaro.

"Eccoli, là! Li vedo di nuovo." Sussurrò, Nando. "Stanno venendo da questa parte. Forza, nascondiamoci dietro quei cespugli."

Rimasero accovacciati, lì, senza parlare, per alcuni attimi. Si guardavano fra di loro , con la paura negli occhi. Aspettavano, sperando che Nando dicesse loro che era tutto a posto, che si era sbagliato, dal momento che solo lui aveva visto quelle sagome di persone nel buio. All'im-provviso, con un'irrefrenabile risata che squarciò il surreale silenzio della notte, esclamò. "Ma siete proprio dei caca-sotto!... Siete dei conigli!..." E continuava a ridere...

Gli altri tre, lo guardavano come se volessero saltargli addosso per ammazzarlo.

"Tu sei proprio un grande stronzo, Nando!" Disse, secco, Renato.

"Ci hai fatto tutti cacare sotto dalla paura, coglione!"

Replicò, Gennaro.

Nando sorrideva, soddisfatto, fra sé e sé, per aver raggiunto lo scopo di averli spaventati. Erano arrivati a pochi metri davanti al cimitero.

"Vorrei proprio vedere la tua faccia se adesso veramente uscisse qualcuno da lì dentro." Disse, Tonino.

"Beh? Cosa credi, che mi cacherei sotto come avete fatto voi?... Volete scommettere che io ci entro, nel cimitero?"

Rispose, Nando, con tono di sfida.

Per un attimo, nessuno dei tre ragazzi rispose. Pensarono che fosse un'altra delle sue sparate.

"Allora, chi vuole scommettere?" Riprese, lui.

"Mica stai dicendo sul serio?" Chiese, Renato.

"Ma certo che dico sul serio. Entro nel cimitero, prendo dei fiori da una tomba e ve li porto." Rispose, lui, spavaldo.

I tre amici lo guardavano con un misto di scetticismo e sbigottimento.

"No, non lo fare Nando, non è una buona idea... Forza, ragazzi, andiamocene a casa, si sta facendo molto tardi ."

Disse, Gennaro, con tono preoccupato.

"Dicono che entrare così, di notte, in un cimitero, è come commettere un sacrilegio." Fece notare, Tonino. "In-somma, non è una cosa buona da fare."

"Sì, Nando, andiamocene." Disse, Renato.

Avvertendo la paura nelle loro voci, Nando ci provava ancora più gusto. "Lo sapevo, siete dei cacasotto. Adesso vi faccio vedere io come si fa."

Dal cancello principale non si poteva entrare, era troppo alto da poter scavalcare. Dal lato sinistro del cimitero, neanche era possibile accedervi. Qui, c'era un piazzale in terra battuta adibito a parcheggio con un muro di cinta di cinque, sei metri di altezza. Anche sul lato destro c'era un muro di cinta della stessa altezza e adiacente ad esso c'era un vialetto asfaltato di alcuni metri di larghezza, con un cancello di ferro più piccolo. Un grezzo muretto di pietre, di qualche metro alto e una dozzina di metri lungo, sepa-rava il vialetto del cimitero da un pezzo di terra non col-tivato, pieno di erbacce e arbusti. Il muretto conduceva fino all'interno vero e proprio del cimitero! Ovvero, nella parte nuova di esso in fase di ampliamento. Fu molto facile, per Nando, saltare sul muretto e andare fino in fondo. Una volta all'interno del cimitero, per accedere alle tombe, dovette scendere alcuni scalini e percorrere un breve cor-ridoio ai cui lati c'erano due alte pareti contenenti i loculi. Alla fine del corridoio, sulla sua destra, c'era uno dei tanti lotti del cimitero, con decine di tombe. Era quasi buio totale, soltanto il luccichìo di tante piccole lampade accese posizionate sulle lapidi.

Il giovane si rese ben presto conto che forse non era stata una brillante idea, la sua. Dovette essere onesto con sé stesso: Iniziava a suggestionarsi... ad avere paura...Ma cosa ci poteva fare lui, pensò dentro di sé, se era condannato a fare sempre lo spaccone? Comunque, adesso, l'importante era prendere dei fiori da una tomba e andare via di lì, il più presto possibile. Caspita, osservò per un attimo, tra tombe, vialetti e pareti di loculi quel cimitero gli sembrava un immenso labirinto. Si avvicinò ad una tomba ed estrasse dei fiori da un vaso. Si sentì come un ladro. Avvertì, prima, una sensazione di vergogna e poi, subito, una sensazione di paura. Ormai i fiori li aveva presi. Ora doveva uscire subito via di lì. Provò a fare il percorso a ritroso, ma non riusciva a trovare la via di uscita. Lo stava prendendo, lentamente, il panico. I suoi tre amici stavano cominciando a preoccu-parsi. "Ragazzi, perché Nando ci sta mettendo tutto questo tempo?" Chiese, Gennaro, piuttosto preoccupato. "Quanto tempo ci vuole per prendere dei fiori da una tomba e andare via?" Nessuno rispose.

"Forse dovremmo andare a dare uno sguardo." Riprese, Gennaro, subito dopo.

"Io non ci vado, lì dentro." Rispose, Renato, con tono deciso. "Ha voluto fare il gradasso? Adesso sono cavoli suoi ad uscire da lì dentro!"

"Forse hai paura, cacasotto?" Lo istigò, Gennaro.

"Sì, ho paura, va bene? Perché non ci vai tu, se sei così ansioso?" Ribatté, lui.

"Ci vado io." Intervenne, Tonino.

"COSA?" Esclamò, Gennaro, stupìto. "Tu vuoi entrare nel cimitero? Non sembravi tanto entusiasta, qualche mezz'ora fa, quando hai sentito che dovevamo passare di qua."

"E' vero, Tonino," Intervenne, Renato. "io non sapevo che tu eri così coraggioso."

"Io non voglio mostrarvi che sono più coraggioso di voi, però è quasi mezz'ora che Nando è nel cimitero e dobbiamo vedere cosa gli è successo. Io vado dentro." Rispose, lui, deciso. Saltò sul muretto e andò fin dentro il cimitero. Scese gli stessi scalini, percorse lo stesso corridoio e sulla destra si trovò davanti al lotto delle tombe. Pensò fosse meglio iniziare a chiamarlo a bassa voce. "Nan-do...Nando...dove sei?..." Non ebbe alcuna risposta.

Nando continuava nel suo frenetico tentativo di trovare una via di uscita. Ad un tratto, gli sembrò di vedere una sagoma di persona e udire dei sussurri, poco lontano da lui. "Nando...Nando...Dove sei?... Mi senti?..." Ripeteva, To-nino.

Ancora più spaventato, Nando cominciò a camminare più velocemente tra i piccoli sentieri delle tombe. Adesso, anche Tonino vedeva una sagoma muoversi veloce tra le tombe. "Questo dev'essere lui." Pensò, dentro di sé. Provò a chiamarlo, di nuovo, mentre la sagoma correva più ve-locemente. "Nando, fermati... sono io, Tonino." Ma, an-cora, non ci fu alcuna risposta.

Gli corse dietro...All'improvviso, intravide la sagoma sbattere a terra come se avesse inciampato in qualcosa. Quando lo raggiunse, Nando giaceva a terra, supino, con la nuca sullo spigolo di una tomba. "Nando, sono io, Tonino. Ti chiamavo, perché non ti sei fermato?"

Nando non riusciva a parlare. Il suo respiro si faceva sempre più affannoso. Sul suo volto si leggeva una chiara espressione di stupore. "Ah, sei tu, Tonino...che ci fai qui?...Ti ho messo paura, eh? Credevi fosse un fantasma, vero?...Su, dammi una mano, aiutami ad alzarmi..."

Ma quando Tonino si chinò a terra e provò a prenderlo fra le braccia per farlo alzare, Nando piegò la testa all'indietro e si afflosciò senza vita. Solo allora, Tonino, poté notare dei fiori sparsi per terra vicino alla mano destra del suo amico e una grossa chiazza di sangue che aveva, nel frat-tempo, imbrattato un pezzo di marmo bianchissimo.


Passando per il cimiteroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora