Mi affacciai davanti a uno dei tanti riquadri a specchio che si trovavano intorno a me, che mi rivelò un ragazzo che si stava specchiando davanti a dove mi trovavo io, provandosi così tanti vestiti che a parer mio una donna ne provava di meno, ridacchiai al pensiero del confronto, era da tanto che non vedevo un umano, da chissà quanti anni.
Il ragazzo imprecò e preso il portafoglio corse di fuori, chissà dove stava andando. Decisi quindi di seguirlo tramite lo specchietto della moto, notai solo dopo la donna con cui stava, era bionda differentemente dal ragazzo che era castano; la moto partì e i ragazzi scherzavano tra di loro. Davvero è così bello avere un amico?
Dopo una decina di minuti scesero dalla moto entrando in un edificio, io uscii da uno specchio del bar in cui erano entrati, altrimenti ero grande pochi centimetri, quindi mi misi a cercare il ragazzo guardandolo da lontano non sapendo come relazionarmi e fare amicizia con lui, così provai appena ad avvicinarmi anche se temevo la sua probabile reazione, per colpa del mio aspetto fin troppo diverso dal suo: i miei occhi erano quelli più strani, erano due specchi, non parlando del mio albinismo.
Come mi notò, mi guardò stranito per poi aprire bocca per ricordarmi che non era carnevale, lo guardai interrogativo: "lo so, ma sono fatto così, in effetti credo di esserci nato.." risposi, lui continuò a guardarmi e poi guardare la ragazza che ridacchiava stranita.
"Sei tutto strano" mi disse. "lo so.." annuii di rimando. "vuoi bere qualcosa con noi?" "Certo!" Risposi, gioendo del fatto che mi avessero accettato,anche se ero consapevole del fatto che non erano convinti che fosse la cosa giusta. Ci avvicinammo al bancone e loro si avvicinarono a un altro gruppo di amici, presentandomi: risero alla mia vista, io mi sentii a disagio, ma comunque forzai un mezzo sorriso per cercare di non farmi odiare, comunque, ordinai una bibita tranquilla, una semplice Coca-Cola mentre loro andavano giù pesante con whiskey, vodka e quant'altro.
Rimasi tutto il tempo in silenzio, non avendo grandi discorsi da portare avanti, li ascoltavo e osservavo, non conoscevo nessuno di loro e sicuramente tutto volevo tranne che essere deriso per quel che penso, ora che qualcuno sembra mi abbia accettato, perciò mi limitai a sorridere e ad assecondare il gruppo.
Si fece tardi quindi gli amici si salutarono tra loro dirigendosi fuori, verso le loro abitazioni, il ragazzo mi salutò a malapena, e tornandosene a casa, sospirai, avevo sperato che potevamo rivederci.
Potrei rincontrarlo in qualche altro modo, grazie al mio saper viaggiare attraverso le superfici riflettenti...ma non vorrei nemmeno sembrare inquietante.
Rientrai dentro lo specchio li vicino girando per una versione specchiata della città, aspettando che la notte finisse lasciando spazio all'alba e da li a poco al giorno.
Di mattina osservai il ragazzo della sera prima, capendo in che scuola andasse, cosi decisi di andare in quella scuola per fargli una sorpresa, forse se lo sorprendo posso diventargli amico.
Corsi da lui dopo la prima ora di lezione che aveva avuto, ma come mi vide spalancò gli occhi, si guardò intorno e venne difronte a me afferrandomi il braccio e portandomi al 4 piano, era isolato e mi guardò male, non capii perché mi guardava così.
"Che ti salta in mente?! Che ci fai qui?" Mi disse in modo sprezzante, io guardai di lato, pensavo di aver fatto qualcosa di carino, così spiegai le mie motivazioni, e sentendo il mio voler sorprenderlo mi guardò contrariato.
"Ma sei scemo? Guardati, se mi vedrebbero in giro con te, a scuola, mi prenderebbero in giro, sei strano e non abbiamo niente in comune! Sparisci e torna quando sarai più ragionevole!"
Rimasi muto, volevo solo provare a fare un amicizia e lui era l'unico che mi rivolgeva una parola, ma comunque aveva ragione, ero troppo diverso da loro, anche caratterialmente, ma forse se riuscirei a nascondere almeno gli occhi l'aspetto potrebbe migliorare per permettermi di fare amicizia.
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Mirashi -il tuo specchio è sicuro?-
Horrorsii te stesso, cambiare per qualcuno può solo procurarti del dolore, non si ha bisogno di dolore inutile.