Capitolo 2: Giallo E Verde.

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«Chi diamine sono... "loro"?!» sbraitò Roberta, una volta fuori dal locale. A passo veloce, stavamo andando verso un bar, per mangiare qualcosa all'ultimo minuto ed aspettare sedute in una panchina del parco, situato davanti alla struttura horror. E così fu, ma prima ci cambiammo gli abiti a casa di Roberta, che veniva piuttosto vicino da raggiungere. Nel mentre, facevamo congetture su chi potessero essere questi due nuovi robot che ancora non avevamo visto, gesticolando preoccupate. Quando ormai si fecero le 23:30, decidemmo di entrare nell'attrazione. Mi venne all'improvviso un'idea, ricordandomi appunto del videogioco di Five nights at Freddy's 3. «Uno dei due... Potrebbe essere Springtrap.» suggerii, quindi. Roberta si fermò sull'entrata dell'ufficio e spalancò gli occhi. «Cazzo... Quell'assatanato tutto rovinato del terzo fnaf?!» esclamò. Annuii semplicemente, per poi entrare nell'ufficio e notare due sedie poste davanti alla scrivania. Su di essa c'erano ancora i pupazzetti di Chica, Bonnie e Freddy, e ci guardavano quasi come per deriderci. Bastardi. Mi sedetti su una sedia, prendendo in mano il tablet che controllava le telecamere. «Però, se è come il terzo fnaf... La prima notte staremo tranquille, no?» domandai, probabilmente più a me stessa che a lei. Roberta si sedette accanto a me, prendendo poi il tablet che controllava la gestione della ventilazione, delle telecamere e dell'audio. La sentii deglutire e sospirare subito dopo. «Lo spero, dannazione» rispose semplicemente.
Quando il nostro turno iniziò, il telefono prese a squillare. Si attivò la segreteria, facendo partire il messaggio registrato. «Benvenuti nella vostra prima notte qui, all'attenzione horror di Five nights at Freddy's» annunciò una voce scocciata, quasi familiare. Si, mi pareva di averla già sentita da qualche parte...
«Il vostro compito per queste notti sarà semplice: restare in vita» continuò, adesso con tono divertito. Io e Roberta ci guardammo con un sopracciglio inarcato alla "ci prendi per il culo?". «Dato che il direttore del locale vuole a tutti i costi far assomigliare questo locale al gioco, per la prima notte non vi attaccherà nessuno. Contenti? Perfetto, dovrete solo controllare il pannello di ripristino. Altrimenti potrebbe scoppiare un incendio» spiegò l'uomo, adesso quasi disgustato. Probabilmente era bipolare. «Ci sentiamo alla prossima notte. Chiudo» terminò poi, facendo finire la registrazione. Constatammo che il ragazzo aveva detto la verità. Nessuno ci attaccò, quella notte. Qualche volta la ventilazione si guastava, insieme alle camere, ma oltre a quello, nulla in particolare. Mentre Roberta teneva i piedi sulla scrivania ed un braccio sotto la testa, io stavo pensando su chi potesse essere il nostro secondo "torturatore settimanale". Era sicuro che lo conoscessimo, probabilmente lo avevamo già incontrato e non ce ne ricordavamo.
Fatto sta, però, che il nostro turno finì così come era iniziato: con pace e tranquillità. «Potessero essere tutte così le notti!» disse Roberta stiracchiandosi, uscendo insieme a me dal posto alle sei del mattino. «Se fossero tutte così, probabilmente non sentiremmo quel "brivido d'azione" che sentiamo ogni volta che rischiamo di essere uccise» dissi io, ironizzando e roteando gli occhi al cielo. Lei mi diede una lieve gomitata sul fianco, facendo un sorrisetto. «Preferirei evitarlo il brivido, grazie!» rispose, per poi riprendere a camminare verso casa sua, con me al seguito. Dovevamo andare a scuola.

Un'ora dopo, stavamo camminando verso la nostra tortura, e no, non era la pizzeria di fnaf, bensì la struttura dove rimanevamo chiuse almeno cinque ore al giorno: la scuola. Quando arrivammo, ci dirigemmo direttamente verso la nostra classe, senza guardare nessuno ed evitando le ennesime domande dei compagni di classe di Lorenzo. Entrate in classe, fummo travolte dalla nostra compagna di classe bionda, Giulia. «Raaagazzeeee» cantilenò, con un sorriso che andava da uno zigomo all'altro. Oh no, sapevo già che cosa aveva in mente di fare. «Che c'è, Giulia?» sospirò Roberta, per poi entrare in classe, seguita a ruota da me. «Mi chiedevo se... Beh, oggi vorreste venire al Freddy's con me» sorrise ancora, dondolando le braccia come una bambina. «Scordatelo» risposi, poggiando lo zaino sul banco «vai con la compagna di banco, Rosalba». Giulia alzò le sopracciglia e poggiò le mani sul banco. «Se Rosy sapesse che l'hai chiamata con il suo nome completo, ti staccherebbe la testa» disse poi, sbuffando «ed oggi non c'è, quindi vi chiedo di venire con me! Me lo dovete, vi ho fatto copiare al test di fisica!». Sospirai e guardai Roberta, che annuì sconfitta. «Va bene, verremo» dissi, per poi uscire i libri. Giulia si andò a sedere al suo posto ed io mi avvicinai di più a Roberta. «Tanto dobbiamo scoprire chi è il secondo humatronics e qualche trucco in più per tenerli lontani» le sussurrai. Sentii la campanella ed iniziarono così le lezioni.

Alla fine della scuola, stavamo seguendo mollemente Giulia, che ci stava trascinando per i polsi verso la pizzeria. Aveva deciso che avremmo pranzato lì, con "una bella pizza alla Freddy's!". Arrivate lì, entrammo direttamente in pizzeria, tra le urla gioiose dei bambini e le canzoni dei robot. Giulia aveva gli occhi brillanti proprio come una bambina a cui avevano appena dato un lecca lecca. Chissà cosa ci trova di così emozionante. Pensai. Vedemmo avvicinarsi a noi Chica, che fece un lieve inchino ed un sorriso. «Benvenute al Freddy's! Volete un tavolo?» chiese, sistemandosi poi la gonna. «No sai, mangiamo in piedi» rispose acidamente Roberta, beccandosi un altro fastidioso e finto sorriso da Chica. Ci avviammo verso un tavolo senza il suo aiuto, per poi sederci. Giulia sembrava totalmente persa a guardare il palco, dove si stavano esibendo Toy Freddy e Toy Bonnie. Ordinammo tre pizze quando Chica venne da noi. Mi guardavo in giro con circospezione, cercando di notare qualche particolare che forse ci era sfuggito, qualcuno che forse ci era sfuggito. Quando arrivarono le nostre pizze, mangiammo velocemente. Perdemmo poi subito di vista Giulia che, appena ebbe finito, scappò con la scusa del "VADO A VEDERE IL MIO ORSETTO COME SUONA!". Disgustoso. Io e Roberta ci alzammo, iniziando a camminare per le stanze dei party. «Vedi qualcosa di insolito?» le chiesi, lanciando un'occhiataccia a Balloon Boy che stava dando palloncini a dei bambini. «Nulla di ch-Hey!» indicò un angolo, dove apparentemente non c'era nessuno. «Ho visto qualcuno che ci spiava!» e detto questo, prese a correre verso quella direzione, girando l'angolo. «Aspettami, idiota!» la inseguii, correndo a mia volta. Guardavo Roberta davanti a me ancora confusa, quando poi finimmo in una parte del locale poco illuminata. Roberta entrò in una stanza ed io mi misi accanto a lei, piegata sulle ginocchia per riprendere fiato. «Ma sei... Impazzita?!» le chiesi, fulminandola con lo sguardo. Lei si guardò intorno, spaesata. «Io... l'ho visto entrare qui dentro, te lo giuro» esclamò, cercando di scorgere una qualche figura nel buio. Ad un tratto, sentimmo la porta chiudersi di colpo con un forte rumore metallico e ci guardammo terrorizzate. «Dannazione!» sussurrai, a senti stretti, avvicinandomi alla porta e cercando di aprirla spingendola. Non capivo perché fosse fatta di metallo quando il resto delle porte del locale erano in legno. «Dove credete di andare?» disse una voce piuttosto cupa alle nostre spalle. Ci girammo lentamente, puntando lo sguardo nel buio. Assottigliai gli occhi, dato che si stavano abituando, scorgendo una figura piuttosto alta davanti a noi. Qualcuno, da dietro, accese la luce, che era fievole e lampeggiante, ma ciò bastava per visualizzare i due. Il primo, un ragazzo alto, capelli color biondo cenere, due occhi neri con le pupille bianche, delle orecchie da orso e uno smoking giallo rovinato. «Golden... Freddy...» sussurrò Roberta, completamente pallida in volto. «Che carina, ti ricordi di me, allora» disse, ironico e cupo, Golden Freddy. Feci un passo indietro, andando a sbattere contro l'altra persona dietro di me. «E stai attenta, fottuta mocciosa» sputò fuori lui, con voce rauca e profonda. L'avevo già sentita da qualche parte, quel tono...
Mi girai di colpo, guardando il ragazzo davanti a me. Capelli verdigni, tendenti al giallo, lunghi e raccolti in una codino basso; smoking di un verde malaticcio e rovinato; orecchie da coniglio verdi poste sulla testa. «Tu sei...» sussurrai, indietreggiando. Roberta, accanto a me, non si muoveva completamente, paralizzata sul posto a guardare quell'orso color oro sporco.
«Io sono il tuo peggior incubo, mocciosa» ghignò lui, infilandosi le mani nelle tasche e facendo un passo verso di me. Strinsi la mano di Roberta, per darle conforto, per poi affrontare Springtrap a testa alta. «Il mio incubo non ha affatto la forma di un coniglietto verde caccola» risposi, cercando di intimidirlo dal mio metro e sessanta di altezza. Sentii la stretta alla mia mano venire ricambiata. Forse le avevo dato un po' di coraggio, visto che anche lei rispose a tono all'orso. «Ovviamente, non posso scordarmi di un orsacchiotto giallo piscio!» esclamò, per poi guardarmi e fare un lieve sorriso di ringraziamento. Non feci in tempo a ricambiare che mi sentii sollevare da terra per il collo. Lasciai la mano a Roberta e poggiai le mani su quella di Springtrap, intento a stringermi il collo. «Ripeti ciò che hai detto, razza di puttanella!» esclamò lui, con gli occhi quasi infuocati dalla rabbia.
Avevo fatto male a provocarlo.

A quanto pare, sono stata veloce ad aggiornare. Mi sento fiera delle mie capacità. (sofia27trav plz don't kill me)
Comunque, credo che pubblicherò un giorno si ed uno no, dipende.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 16, 2018 ⏰

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