wind and dark coffee

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A Jimin il mese di ottobre non piaceva proprio.

Era sempre così piovoso e cupo, l'unica cosa positiva era che le foglie si coloravano di mille tonalità, dal rosso mattone al giallo ocra, in ogni sfumatura di arancione.
Per tirarsi su il morale, abbastanza giù di tono per via dell'atmosfera di pesantezza che gli trasmetteva quel periodo, osservava le foglie che cadevano dagli alberi fuori dal negozio in cui lavorava.
Lo faceva spesso durante il lavoro, in ogni pausa ma anche durante l'orario, sentendosi molte volte ripetere quindi di essere con la testa fra le nuvole.
Cadevano lentamente, con una dolcezza e una tranquillità infinita.
Volavano leggiadre e si appoggiavano a terra come alla fine della loro musica personale, ricordando al ragazzo i propri saggi di danza che ormai non aveva più tempo di fare.
Quella mattina il negozio di Starbucks in cui lavorava Jimin, in un'angolo più periferico di Seoul, era meno frenetico del solito, probabilmente a causa del freddo penentrante che all'improvviso era sceso come una cappa gelita sulla città.
Così il ventiduenne neoassunto si era ritrovato appoggiato al bancone della cassa, i gomiti sul tavolo e i palmi appoggiati sulle proprie guance come se la testa non reggesse il proprio stesso peso e avesse bisogno di essere sorretta.
Osservava con un'aria sognante e stralunata fuori dalla spaziosa vetrina, osservava ancora una volta le foglie che cadevano leggiadre finché qualcosa di strano attirò la sua attenzione.
Nel vento gelido, appoggiato mollemente fra le radici di un albero che costeggiava ordinato il marciapiede, vi era un gattino, infreddolito e affamato, che si guardava intorno attentamente.
Aveva trovato rifugio fra un mucchietto di foglie multicolore e sembrava davvero troppo troppo magro mentre fissava la vetrina che pareva calda...
Jimin si guardò intorno, in cerca del proprio superiore che sapeva benissimo essere andato dal fornitore, che quindi l'aveva lasciato da solo con un suo collega.
Volse ancora una volta lo sguardo, alla ricerca di quest'ultimo e non notando anima viva inizió a cercare velocemente qualcosa nella vetrina che non facesse male allo stomaco del gattino.
Scartò l'idea delle ricche ciambelle al cioccolato e prese una torta senza zucchero che sembrava quasi pane, mise un po' di latte caldo in una ciotolina e andò di gran carriera verso la porta, pronto a rinfrancare un po' il gattino finché vide un fagotto nero accanto al micino.
Si bloccò di colpo e osservò la scena: un uomo sulla ventina era inginocchiato accanto all'animale infreddilito, con uno sguardo annoiato ma un mezzo sorriso sulle labbra, infagottato nella propia giacca.
Il ragazzo, che avrà avuto più o meno la stessa età di Jimin, spezzettava piccoli morsi da una brioche integrale, lasciandoli accanto alla palla di pelo bianco sporco che li mangiava velocemente e vorace, gli occhi scaltri puntati sul viso arrossato dal freddo del ragazzo che lo nutriva.
Jimin si fermò a guardare la scena, indeciso sul da farsi, quando vide che lo sconosciuto che aveva appena finito di dare la propria brioches al gattino, alzarsi e dirigersi verso la vetrina dello Starbucks.
Dopo un attimo di panico, colui che si sarebbe scoperto essere il minore dei due corse dietro il bancone, nascondendo il proprio tentativo di aiutare l'animale dietro la cassa.
Subito dopo averlo nascosto, sentì la porta aprirsi e vide il ragazzo di prima entrare infreddolito...così si prese un momento per osservarlo: aveva una lunga giacca nera dall'aria calda che copriva i pantaloni a loro volta scuri infilati negli anfibi, ovviamente neri; il viso pallido e arrossato dal gelo sembrava annoiato, privo del sorrisino che vi appariva prima; i capelli tinti di verde acqua nascosti sotto un cappello grigio scuro.
《Ehm...mi scusi?》 una voce roca risvegliò Jimin da quell'attenta esaminazione, riportando la sua attenzione sugli occhi scuri e con una punta di confusione che lo fissavano come in attesa.
《Oh...buongiorno, scusi ero distratto, cosa vuole ordinare?》 Ancora un po' stordito e in imbarazzo per la figuraccia, il biondo (ovviamente anche lui tinto) si stampò un sorriso di cortesia sul volto pronto a servire il cliente che probabilmente non aveva ricevuto risposta la prima volta.
Questi lo esaminò un momento, poi con fare piatto decise di parlare, fissando gli occhi scuri del cameriere di fronte a sè.
《Vorrei una tazza media di caffè caldo e mh...un bagel》
Il biondo eseguì subito, porgendo il bagel dolce al ragazzo.
《Il caffè come lo vuole?》
《Mh...scuro, come il mio essere》disse quasi sottovoce questi, facendo sorridere il minore.
《Vedrò cosa posso fare》disse indicando sul menù una tazza chiara con dentro del latte schiumoso. 《abbastanza simile?》
Il maggiore rimase di stucco, confuso dall'affermazione del cameriere che a quella vista rise leggermente, iniziando a preparare un caffè ristretto, per niente preoccupato di essersi preso la confidenza di scherzare con quel cliente.
《Non ho resisto...l'ho vista prima aiutare il gattino, stavo per andare io ma mi ha preceduto e l'ho trovato davvero un bel gesto》 disse prendendo il contenitore di carta cartonata in cui c'era il caffè caldo. 《Nome?》
Il maggiore sembrava sul punto di dire qualcosa riguardo a prima, ma si limitò a fare una specie di sorriso imbarazzato e un po' confuso per le parole di prima.
《Yoongi》disse in modo che il biondo potesse scriverlo sulla tazza.
《Min Yoongi》 aggiunse come presentazione sapendo benissimo che il cognome non sarebbe servito sulla tazza.
《Vengo spesso qui, come mai non ti ho mai visto?》
Intanto Jimin stava scrivendo il nome con un sorriso cortese.
《Mi hanno assunto da poco, per quello...》 disse passandogli il caffè. 《Posso chiederti un favore Yoongi?》chiese al ragazzo che intanto leggeva la targhetta con il suo nome 《Potresti portare del latte al gattino?》
Il maggiore sorrise leggermente imbarazzato, poi annuì senza indugiare mentre l'altro metteva del latte caldo in un bicchiere da portar via.

Pochi minuti dopo, il ragazzo dai capelli verde acqua stava portando il bicchiere di latte al gattino, il contenitore che gli scaldava le mani gelide.
Aveva lasciato il cameriere, che aveva scoperto chiamarsi "Jimin", solo pochi minuti prima e già sentiva che invece avrebbe voluto conoscerlo.
Ignorò la sensazione, troppo timido comunque per tornare indietro ed esternare i propri pensieri, così si limitò a camminare con una smorfia verso l'animaletto.
Si chinò sul marciapiede freddo, appoggiando il bicchiere sull'asfalto in modo che il gattino potesse bere il latte ancora caldo, quando notò con sua sorpresa che, lì sul contenitore dove avrebbe dovuto esserci il nome di un destinatario(se non fosse stato per un gatto), c'era un numero di telefono e il nome "Jimin" scritto in una calligrafia curva.
Con un sorriso appena accennato, in contrasto con il senso di trionfo che provava, il maggiore prese il telefono dalla tasca.

Nuovo contatto aggiunto: Jimin🐱

angolo autrice
Al mio angelo malato

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