the cat that made me fell in love with you

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Era dicembre.
Da ormai almeno un mese, ogni mattina Yoongi passava allo stesso orario dallo Starbucks in cui era certo di trovare l'amico.
Quando il minore gli chiedeva se fosse comodo passare da quel negozio ogni giorno, Yoongi alzava le spalle disinteressato e con tranquillità rispondeva che comunque avrebbe dovuto fare quella strada per andare a lavoro.
La verità era che, essendo il bar in una strada a senso unico, ogni giorno Yoongi camminava per un chilometro nel clima gelido, solamente per incontrare anche solo pochi minuti l'amico con cui non aveva abbastanza confidenza per chiedere di uscire insieme.
Non sentendosi ancora così a proprio agio da fare il primo passo, il maggiore si limitava a godersi lo scambio di battute la mattina, beandosi del viso un po' assonnato del biondo poichè, per riuscire a fare la scarpinata e poi tornare a casa in tempo per andare a lavoro, Yoongi si recava lì abbastanza presto.
Una mattina però, mentre stava per entrare nel negozio, sorridendo già al pensiero di poter rivedere l'amico tanto simpatico, rimase interdetto non vedendolo alla cassa ma ai tavoli, che serviva tre clienti diversi e che quindi non avrebbe avuto tempo di servire anche il ragazzo.
Non volendo dare ulteriore lavoro, quest'ultimo decise di non entrare, non avendo in realtà alcuna fame per via del sonno(d'altronde come ogni mattina, ma Jimin si preoccupava tanto che alla fine decideva di mangiare comunque qualcosa per far contento il minore).
Stava per tornare a casa quando, dopo giorni e giorni che cercava inutilmente con lo sguardo, notò lo stesso gattino che aveva aiutato in ottobre accococcolato fra le radici dell'albero, nel fogliame ormai bagnaticcio.
Subito decise di fare quello a cui pensava da quando aveva lasciato l'animaletto sul marciapiede, seppur con latte caldo e cibo si era sentito tremendamente in colpa per averlo lasciato a sè stesso; lo prese fra le mani, come se fosse un manufatto delicato, se lo strinse al petto caldo fra le mani inguantate mentre questi non faceva alcuna resistenza, intontito dal freddo.
Arrivò a casa qualche minuto dopo, con la paura che il micetto potesse morire di fame e freddo nonostante lo stesse scaldando fra le grandi mani.

Jimin fissava di nuovo fuori, annoiato, nel tardo pomeriggio: finalmente la maggior parte dei clienti preferiva un pasto caldo e completo per cena, piuttosto che dei dolci o delle bevande calde più adatte ad una colazione.
Stava per chiudere, erano le sette ormai e in negozio erano rimasti solo lui e il suo capo, con le chiavi già in mano mentre il biondo si spogliava del grembiule allacciato intorno alla vita, quando la porta si aprì.
Sulla soglia uno Yoongi infreddolito e con un sorriso che mostrava i denti lo salutava con la mano, un po' imbarazzato.
《Ho una sorpresa per te, vieni a casa mia? Te lo devo mostrare》

Qualche minuto dopo camminavano lungo la via, vicini sul marciapiede scivoloso, entrambi infagottati nelle rispettive giacche per combattere almeno un po' il freddo.
《Ho una fame che non immagini, è da stamattina che non mangio, non vedo l'ora di mettere qualcosa sotto i denti...cosa mi fai di buono?》 chiese sfacciatamente il biondo al maggiore, le labbra arrossate a cui sfuggivano nuvolette di respiro caldo, in contrasto con il clima, che Yoongi trovava davvero interessanti.
《Che sfacciato che sei, neppure ti preoccupi per la mia sorpresa》lo riprese l'altro, nonostante un leggero sorriso felice per aver finalmente trovato un pretesto e stare un po' di più con quel ragazzo che tanto lo incuriosiva e lo faceva sentire a proprio agio 《Comunque spero ti piacciano i noodles riscaldati perché ho solo cibo pronto che ho preso al centro commerciale》
《Uffaaa hyung se vuoi conquistarmi dovrai fare di meglio che venire la mattina ma non saper cucinaree》buttò lì il minore scherzando, rendendosi conto solo dopo di aver fatto ammutolire l'altro che in risposta si era limitato ad arrossire.
Jimin iniziò a sentire una strana sensazione al petto, simile al senso di colpa per aver detto quelle parole, eppure non gli sembravano per nulla sbagliate...nè tantomeno non veritiere.
Era da giorni che ormai il biondo si era accorto di aspettare con ansia di svegliarsi la mattina, per incontrare il sorriso assonnato dell'altro, anche solo per scambiarsi qualche breve frase prima che questi dovesse scappare per andare a lavoro perché, il più piccolo aveva benissimo capito, doveva per forza fare la strada che ora stavano facendo insieme, a piedi a ritroso.
Tuttavia, cercava in ogni modo di scacciare quella sensazione, dandole il nome di "gioia di vedere un caro amico".
Ovviamente al maggiore non aveva accennato nulla, si conoscevano da soli due mesi ed entrambi in quel momento stavano vedendo altre persone (anche se nessuno dei due prendeva la cosa seriamente) e soprattutto Jimin aveva paura di spaventare l'altro o di confondere amicizia con una cotta in piena regola.
Preferiva rimanessero così, i suoi sentimenti nel silenzio e quelli dell'altro segreti ai propri occhi.
Preferiva mille volte vederlo la mattina, avere la certezza di poter uscire con lui ogni tanto (anche se in realtà questa era la prima volta).
Arrivarono nel silenzio a casa del maggiore, un piccolo appartamento invaso da CDs, con un computer su un tavolino relegato in un angolo della sala, una tastiera accanto e parecchi accessori tecnologici.
La casa era davvero piccola eppure Jimin la trovava accogliente, quindi sorrise mentre si toglieva le scarpe all'ingresso.
《Allora?》 chiese confuso alla vista dell'altro correre in camera da letto 《Cosa dovevi mostrarmi?》
Il maggiore tornò di corsa all'ingresso, dove Jimin si stava togliendo la giacca per rimanere solo in una felpa troppo larga per lui: aveva fra le braccia un gattino bianco latte, di due o tre mesi al massimo, pulito e con il pelo morbido, che fissava il nuovo arrivato nella casa con due occhietti assonnati e reduci da un sonnellino.
《Ma...questo gatto...?》il minore ci mise qualche secondo ad associarlo al micino che non vedeva più da due mesi, ora era totalmente pulito e se prima sembrava grigio per lo sporco, adesso era niveo e pareva una palla di pelo 《MA QUESTO È IL GATTINO》si sorprese felice il minore, prendendo l'animaletto fra le braccia.
《L'ho trovato stamattina, non lo vedevo da mesi e mi sentivo in colpa a non averlo preso quel giorno di ottobre》spiegò con un sorrisino timido il maggiore, sedendosi a terra di fronte all'amico che si era messo sul pavimento per far giocare il gomitolo di pelo 《l'ho chiamato Miele, che ne dici?》
Jimin colse subito il riferimento al loro primo incontro e si beò segretamente di quell'importanza datagli 《anche Latte è carino secondo me, guarda com'è bianco!》
《Sì, ma se ci stai insieme qualche ora capirai che invece è dolce come il miele》 sussurrò in risposta l'altro, facendo alzare lo sguardo al più piccolo.
Erano seduti di fronte l'uno all'altro, a poca distanza: a separarli c'era solo Miele, che giocava con il mignolo minuscolo di Jimin.
In quel momento il tempo sembrava bloccato a Jimin, che sentiva solo il respiro tranquillo del più grande, in contrasto con il proprio che pareva essersi spezzato; il cuore saltò un battito, in un moto di irrazionale affetto che riempiva in quel momento il petto del ragazzo ancora infreddolito nella propria enorme felpa.
Yoongi non sembrava neppure essersi accorto dello sguardo del biondo, guardava con un sorriso calmo il micino intendo a giocare, un sorriso che l'altro considerava stupendo, gli occhi socchiusi sempre sull'animaletto e il viso arrossato dal gelo.
In quel momento sparì ogni pensiero dalla testa di Jimin, intento a guardare Yoongi che non si accorgeva del silenzio assordante che i battiti del primo stavano provocando; sembrava tutto uguale ad un attimo prima, nulla si era spostato...eppure qualcosa dentro uno dei due, o forse entrambi, non era più in grado di essere contenuto.

dark coffee and milk with honeyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora