Baby, you are my only reason

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Amsterdam non gli è mai sembrata tanto...anonima? come in quel momento. Per carità, la città è molto bella e la gente accogliente e aperta, ma Harry sente un vuoto alla bocca dello stomaco e accanto a sé nel letto quando si sveglia quella mattina. Guarda l'orologio sul comodino e nota che sono le dieci passate. Di solito è un tipo mattiniero, ma è arrivato nella città olandese a tarda notte e deve recuperare le forze per il concerto di quella sera. In più, non ha nessuna voglia di andare in giro a fare il turista: l'avrebbe volentieri fatto in altre città, ma ad Amsterdam non è la stessa cosa.

Così si ributta nel letto e sbuffa. Afferra il cellulare e invia la chiamata al numero denominato "Boo". Gli squilli si susseguono, ma Louis non risponde e questo fa sentire Harry ancora meno bene. Si sarebbe accontentato di sentire la sua voce, visto che non sono insieme, ma il suo compagno sembra aver scelto proprio quel giorno per ignorarlo. Non gli ha nemmeno mandato un messaggio per chiedergli se fosse arrivato a destinazione o augurandogli la buonanotte. Harry sbuffa di nuovo, abbandonando il telefono nel cuscino e appuntandosi di tenere il muso a Louis per almeno due giorni.

Quando sente picchiettare alla porta è quasi tentato di ignorare tutti, ma poi pensa che potrebbe essere sua madre e non vuole fare un dispetto a lei, quindi si alza strascicando i piedi nel pavimento freddo, si mette la prima maglietta che trova nella valigia - dev'essere una di Louis, perché il suo odore lo investe appena la indossa - e va ad aprire la porta.

Tutto si sarebbe aspettato, ma non quegli occhi azzurri che lo travolgono come la più fresca folata di vento e come la più bella delle primavere. Resta imbambolato a fissare il corpo di Louis: sta sorridendo, con le rughette ai lati degli occhi e le braccia aperte con fare teatrale.

«Sorpresa!» quasi urla, mentre fa un passo verso quella che è diventata la statua di Harry e attende.

Attende parecchio, evidentemente, perché corruccia le sopracciglia e si morde il labbro. O crede che Harry stia per svenire oppure che sia infastidito da quella sorpresa. Qualunque cosa stia pensando, la sua espressione è tesa e teme a fare qualsiasi cosa.

«Haz.» prova, la voce un sussurro. «Amore.» riprova, davanti all'immobilità del compagno.

Ed Harry forse non stava aspettando altro, perché quella parola gli basta per riprendere il controllo del suo corpo e letteralmente si tuffa su Louis che, sorpreso, non sostiene il peso di entrambi e perde l'equilibrio cadendo disastrosamente con il sedere in terra.

«Ouch.» borbotta, prima che la bocca di Harry gli impedisca di dire altro.

Quelle labbra morbide e dolci sono il suo gusto preferito ed Harry è così emozionato che quasi si dimentica che entrambi hanno bisogno di respirare. La sua lingua mappa la bocca di Louis millimetro per millimetro, i loro sapori diventano uno e i loro polmoni bruciano, ma non importa. Non importa perché non si vedono da giorni e sono di nuovo insieme, ad Amsterdam per di più. Potrebbero morire seduta stante per mancanza d'aria, ma sarebbero felici lo stesso.

«Dovrai massaggiare il mio povero culo dolorante stanotte!» lo redarguisce Louis dopo quelle che sembrano ore passate ad assaporarsi.

Harry fa spallucce. «Capirai che lavoraccio!» ribatte, facendo ridere il compagno. «Cosa ci fai qui?» chiede poi, alzandosi e porgendo la mano a Louis.

Lui la prende e si rimette in piedi massaggiandosi il fondoschiena. «Abbiamo promesso di non venire ad Amsterdam senza l'altro e io mantengo le promesse.» spiega con fare superiore, incrociando le braccia al petto e assumendo una posa altezzosa.

Harry ride per quell'atteggiamento e si rigetta addosso a lui, stavolta con meno foga. «Sono così felice che sei qui.» gli sussurra con la testa nell'incavo del suo collo.

Baby, you are my only reasonWhere stories live. Discover now