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«Tu?» dico nuovamente. Lui? Che ci fa qua? È la casa giusta?
«Eh si» disse sorridendo per metà, finché poi, si avvicinò di più a me. «Perché hai pianto?» scosse la testa «Perché stai piangendo? » mi chiese correggendosi, cercando di pulirmi un occhio, sporco di trucco.
«Per colpa di Tom»dissi «Il mio fidanzato» puntualizzai.
Poi mi toccò la guancia, quella che aveva subito una serie infinita di sberle.
Passò più volte le dita lì, ma io feci finta di nulla.
«E qui?» domandò sfiorandola ancora.
«Emma, cosa ti è successo?»chiese nuovamente. «Emma, a me puoi dirlo» disse prendendomi le mani che tremavano più di una foglia.

Poi mi lasciò, si girò verso la porta:
« Aspetta qui » mi disse.
Entrò in casa per poi urlare « Cole! Arrivo subito esco un attimo!»
«Va bene Irama» sentì dire da Cole.
Si girò verso di me, mi prese una mano, per poi girarsi per chiudere la porta.

«Vieni» mi disse con un sorriso. E ora, dove mi porta questo ragazzo?
«Ti va di venire?» mi chiese «Se vuoi possiamo andare a piedi, oppure, con quello» disse indicando il suo motorino.

«Sì, con quello, non ho voglia di camminare ancora...» dissi sincera.
«Ok, vieni» ci incamminammo mano per mano verso il suo veicolo.
Prese il casco:
«Vieni, te lo allaccio io» disse sorridendo «Grazie» poi si mise il suo. Mi fece salire, trattandomi come una principessa, come nessuno ha mai fatto per me.
«Emma, stringiti forte a me!» mi disse dopo aver messo in moto il suo motorino. Feci quello da lui richiesto.

Il mio petto era incollato alla sua schiena, le mie braccia, strette intorno il suo addome e la testa appoggiata sulla sua spalla. Mi sentivo sicura.
Sicura come non mi sono mai sentita. Non avevo mai pensato di poter stare cosí bene.

Portai una gamba vicino alla sua. Sentii la sua mano toccarmi il ginocchio. Sento la mia faccia calda, in effetti ho caldo. Ora voglio solo passare questi minuti con Irama

***

Siamo arrivato, dato che mi ha fatto scendere dal suo motorino.

«Aspetta qui» disse per poi andare via.

E se mi trovasse Tom? E se venisse a sapere che oggi sono "uscita" con lui? Irama lo deve sapere.

Non voglio che lui rischi di morire per me.

Dopo pochi minuti arriva Irama. Corro verso di lui per abbracciarlo. Lui ricambia. Mi sento bene con lui.Mi sento bene tra le sue braccia.

«Vieni» mi sussurrò prendendomi per mano.

Non capivo bene dove eravamo. «Irama, dove andiamo?» chiesi
«Piccola, ti porto nel mio nascondiglio» mi disse stringendomi a sé.
«Tu hai tanto da dirmi» aggiunse dandomi un bacio sulla fronte.
Piccola? Va beh

***

«Questo è il mio nascondiglio» disse.
Aprì la porta e mi fece entrare.
Rimasi quasi a bocca aperta per la meraviglia di questa casa.

«Tu vivi qui?» chiesi guardandomi in giro. «No, qui vengo quando sono triste, quando voglio cantare o comporre, quando mi sento solo» disse. «Tu canti?» chiesi. «Sì... perchè?» mi domandò, ma io non risposi.

«Senti Emma» mi disse mentre mi prese per mano.
«Ti ho portato qui perché voglio aiutarti, ma tu» mi disse indicandomi. «Tu, devi parlare. Io, io voglio sapere perché ti tratta male, perché sei chiusa, perché hai una guancia rossa, perché sei sempre triste. Io voglio prendermi cura di te. Capisco, non mi conosci tanto, forse è per questo che non mi dici nulla, però sai, non posso leggerti nella mente e...» lo interruppi. «Tom mi ha picchiato» urlai.
Non parlava più.
Era rimasto zitto.
Forse perché ho urlato.
Forse perché non l'ho lasciato finire di parlare.

Mi buttai sulla poltroncina vicino a me, dopo poco, Irama si mise in ginocchio vicino a me. «Emma, ti prego parla, apriti con me. Non devono esserci segreti tra noi. Spogliati delle tue paure, delle tue sofferenze, di ciò che non ti ga sentire come vorresti. » mi prese la mano «Ti prego, te lo chiedo da amico, da conoscente, da fidanzato, da fratello, da padre, da figlio. Te lo chiedo da Irama. Te lo vhido da Filippo Fanti Maria. Te lo chiedo perché voglio salvarti. Salvarti da questa tua condizione... Ti prego... Fidati di me. Non voglio farti del male.» disse. Sentivo che era sincero.
"Da fidanzato"?
«E va bene, ti racconto tutto» dissi con un sorriso.
Mi prese in braccio ed io, legai  le mie braccia dietro al suo collo.
Mi portò in un posto più comodo. Mi appoggiò delicatamente sul suo letto, per poi sdraiarsi anche lui.
Quanto è delicato. Sembra che abbia paura di sfiorarmi. Non vuole farmi male.
Non sapevo come comportarmi. Si avvicinò di più a me. Mise il suo braccio dietro il mio collo, come per abbracciarmi.
Decisi allora di fare ciò ho sempre desiderato.
Mi avvicinai a lui e misi le mie mani appoggiate sul suo petto.
Lui mi guardò negl'occhi. Io cercai di farlo,ma spesso, finito per osservare e sue labbra.
I suoi occhi, mi congelavano, non riuscivo a parlare, così, per non abbassare lo sguardo, finito per  osservare le sue labbra.

«Allora...Tom, è figlio di una famiglia di ricconi e i suoi genitori, sono amici molto stretti dei miei. Siamo cresciuti praticamente insieme, come fratelli. A 15 anni, Tom mi baciò. Era il mio primo bacio. Ero felice. Mi chiese di essere la sua ragazza ed io accettai. Ci amavamo davvero, era sincero, gentile, era buono con me, aveva le solite passioni per le moto e per la sua famiglia ideale... Io a 15, uscivo con altri ragazzi,erano compagni di classe, di palestra, studio, o semplicemente cugini. A lui però, ciò non andava bene. Mi rinchiuse in casa. Avevo solo tre amici.
A 17 anni, iniziò a trattar mi male, a picchiarmi come se fossi un gioco. Non potevo fare ció che mi piaceva, se no mi avrebbe menata. Non potevo più scrivere, non potevo più ballare, non potevo più comporre testi, non potevo più cantare. Non potevo più essere me stessa con lui.
Lui, voleva solo solo il mio corpo.
Un giorno, me lo  urlò in faccia, mi disse "Ma non ti sei ancora accorta che sto con te solo perché sei bella, io ti uso solo per fare invidia ai miei amici. Io voglio solo il tuo corpo. Non ti amo più. Non puoi più scappare, se no, finisci molto male e se hai un complice, farà la stessa fine. Sappilo" quel giorno credimi Irama, avrei voluto uccidermi.» feci una breve pausa per non piangere, lo fissai negl'occhi. «E ora, dopo 3 anni, sono ancora qui a soffrire» sentivo se stavo per piangere. Sentivo che un miliardo di lacrime stavano per uscire dai miei occhi.
Appoggiai la testa sul suo petto.
Il mio viso ormai, era in lacrime.
Mi coccoló, credo che mi voleva bene. Credo di sì.

Per la prima volta, ho parlato di questa situazione, con un ragazzo, quasi  del tutto  sconosciuto.



Mi Prenderó io cura di te [IRAMA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora