Prologo

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Si chiudono le porte del treno, nella confusione generale e nella speranza di passare inosservata, tenta disperatamente di coprirsi il volto col cappuccio della felpa nera. Volto visibilmente marcato dal dolore e rigato dalle lacrime. Lacrime amare, di quelle che gli occhi scuri non avevano mai pianto prima d'ora, che la pelle non aveva mai sentito. Come gocce d'acido le solcavano il viso pallido e quelle cicatrici avrebbero permanentemente lasciato un segno sulle gote e nel suo cuore. Infila le cuffiette provando a ricacciare nell'angolo più remoto della mente le amarezze, per un secondo rivolge lo sguardo all'ambiente, alquanto egocentrico pensare che gli utenti della metropolitana Newyorkese potessero perdere il loro tempo prezioso facendo caso alla patetica ragazza di turno, che vive come se fosse la protagonista di un romanzo. Al pensiero della sua stupidità, abbozza un sorriso, tuttavia lo nasconde con le mani che asciugano le lacrime. Richina il capo e ingoia i dissapori vissuti, le ingiurie subite, e le parole avvelenate che le si sono scagliate contro.
Ed era con lo zaino in spalla, ricolmo di pedinanti ricordi, le scarpe pesanti e la mente strabordante di pensieri, riflessioni riguardo al passato e che guardavano al futuro, che aveva deciso di cambiare vita.
Tuttavia, mettendo una mano al portafoglio e sconsolata constatando il fatto di essere a corto di quattrini, i quali sarebbero potuti a mala pena bastare per una cena da quattro soldi da Tony's (locale fra i più scadenti di Manhattan), capì che il suo piano di ricominciare tutto da capo avrebbe richiesto parecchio più tempo di quello che aveva fantasticato.

Scendendo dal treno, con ormai un'armatura addosso, strascinando i piedi a terra si avviava verso l'uscita della caotica metropolitana. Occhi fissi sui suoi anfibi bordeaux, a dir poco lerci, essendo incollati ai suoi piedi h24, come minimo ci si aspetterebbero degli squarci in corrispondenza dei talloni e degli alluci, nonostante ciò, con le scarpe piene di sassi continuava a camminare al ritmo della musica che le rimbombava in testa. Si sentiva diversa, ed effettivamente lo era.

Portami via Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora