Era squallida quella palazzina, e si, era risaputo, quella zona di Chinatown non offriva molto, d'altro canto, per vivere a Manhattan e per lo più a così poco prezzo era addirittura un'abitazione di lusso, e poi qualora qualcuno avesse avuto voglia di cinese per cena, gli sarebbe bastato mettere il naso fuori dal portone. Anche fosse quella non era la sua casa, a dire il vero non ne aveva più una, tuttavia conosceva bene l'ingresso, la tromba delle scale a dir poco ben messa, con deliziosi squarci di carta da parati elegantemente ripiegati sui gradini, l'ultima volta che si degnarono di cambiarla fu nel 1974; sistema di illuminazione probabilmente risalente al dopoguerra che faceva tutto tranne che, appunto, luce.
Raggiunse di corsa il secondo piano, badando a non inciampare sulla tappezzeria, che, anch'essa, svolgeva qualsiasi compito a parte quello di coprire le pareti spoglie, mettendo in mostra le crepe che abbellivano il muro impregnato di umidità. raggiunto il pianerottolo bussò violentemente più volte, fottendosene del suo aspetto, si avvicinò allo spioncino per far capire a Cherice che era arrivata.
Spalancò la porta, a rischio di scardinarla, una ragazza minuta, in pigiama, coi capelli neri e arruffati in una crocchia pressoché simile ad un nido. Senza dire una parola la abbracciò, non la abbracciava spesso, entrambe non amavano il contatto fisico, ma questa volta le serviva davvero. Le poggiò le mani sulle e spalle e disse : - Meredith porca di quella puttana, non hai idea di quanto..- e non aggiungendo altro la spinse nel tugurio che entrambe avevano il coraggio di chiamare appartamento. - non sai quante cazzo di volte ho provato a chiamarti, mi sono preoccupata sul serio, diamine è troppo difficile accendere quel cazzo di telefono che ti ritrovi?! Ma cosa è successo dopo che..?- la abbracciò a sua volta e con lo sguardo le fece capire che non ne avrebbero parlato più, mai più; si limitò a dire -Chéri, dovrò invaderti casa fino a tempo indeterminato. - e Cherice percepì la sua voglia di piangere, Meredith non piangeva mai.