Non me lo spiego.

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Sono Louis William Tomlinson; soprannominato BooBear o LouLou.

Sono considerato il ribelle, il chiacchierone, il clown del gruppo, il festaiolo, il leader. Sono tutto quello che le gente decide di far vedere, di svelare, per il resto nient’altro.

Sono la somma di così tante persone che a volte non so più chi sono io. Però poi arriva lui e il puzzle si ricompone, tutto torna a posto e anche con un suo sguardo io mi ritrovo, come se lui fosse per me la mia bussola.

Harold Edward Styles è riuscito ad amare il vero Louis William Tomlinson, mi ha accettato, ha visto il mostro dentro di me e non se n’è andato.

Ricordo che la prima volta che facemmo l’amore non fui gentile, educato, cauto, volevo che conoscesse subito l’animale che mi porto dentro. E io volevo vedere l’altra faccia di Harold Edward Styles, quella che aveva mostrato solo a pochi. Da quella notte tutto cambiò, quando si addormentò di fianco a me nel letto gli promisi che avrei sempre scelto lui, anche ad occhi chiusi, che avrei continuato a guardarlo come se fosse l’unica cosa bella a questo mondo e che avrei fatto il possibile per renderlo felice.

Solo che a volte non è così.

A volte non è felice, e nemmeno io se lui non lo è.

Spesso siamo lontani e la distanza da lui –per me- è la più inumana delle ingiustizie. Dobbiamo sempre nasconderci, non farci notare, fingere; ma io sono stufo e non sono il tipo che sta con le mani in mano, che molla la presa, rimane a guardare in silenzio, io voglio urlare.

Mentre lui no, non è così.

Harold Edward Styles è più intelligente di quanto si possa pensare, lui lo sa che appartiene a quella categoria di persone che devono stare zitte e mandare giù i rospi. E’ sempre stato un passo avanti a me. Sempre. Malgrado lui fosse il più giovane dei due.

Harold Edward Styles è la mia forza, e quando lui non c’è io non sono più nessuno. Sembro una persona indistruttibile, anche se a dir la verità sono cresciuto con una fragilità dentro costretta a mascherarsi da forza. Odio il fatto che senza di lui io sono solo Louis William Tomlinson degli One Direction; ho sempre pensato che aver bisogno di qualcuno fosse un segno di debolezza e forse lo è, ma la verità è che io da solo non ci so stare. Odio la solitudine e il silenzio, mi parla di troppe cose.

Ogni volta che litighiamo non importa quanto mi ha ferito, quanto è arrabbiato con me; io torno sempre e sembrerà ridicolo, ma io torno perché non so dove andare, perché so che da qualsiasi parte andrò mi sentirò sempre fuori luogo, tranne che al suo fianco.

Quando sono con lui non c’è nessun altro posto in cui vorrei stare. Non importa dove siamo, basta che ci sia lui; se c’è lui con me io non ho bisogno di nient’altro. Se in un futuro –spero non molto lontano- avessimo ancora la possibilità di andare a vivere insieme, non avrei neanche bisogno del divano, della musica, del vino, dei film, delle chiacchiere, se ci fosse lui non ci sarebbe spazio per altro perché lui riempie tutto di me, lui è tutto quello di cui ho maledettamente bisogno.

Immaginare un futuro senza di lui è –per me– come osservare un quadro senza il suo soggetto, non ci sta, sarebbe come rovinare l’unità dell’insieme.

Il brutto di questa relazione è che quando lui non c’è scompaio un po’ anche io, è tornare a casa senza di lui e non sentirsi a casa, è cercare di starci in noi stessi, imparare a bastarci, pur essendo consapevoli del fatto che nessuno dei due ce la farà mai, perché in qualsiasi caso abbiamo bisogno l’un dell’altro.

“Questa è la condizione stessa dell’esistenza: farsi presenza significa accettare il rischio dell’assenza.”

E nei momenti in cui ho paura di perderlo vorrei solo una cosa: che si portasse via tutto. Quando la gente se ne va di solito lascia qualche pezzo di sé, un ricordo, così da non essere dimenticata; perché è così che le persone fanno: arrivano, ti scombussolano la vita, un giorno decidono che è ora di andarsene ma non vogliono essere dimenticate; ed è la cos più dolorosa di questo mondo perché quando un giorno qualunque ti sveglierai, sentirai la mancanza di quel pezzo e ti ricorderai che a portartelo via è stato proprio lui. Vorrei soltanto che si riprendesse tutto, che non mi lasciasse nulla.

Harold Edward Styles è una parte di me e persone come lui non le dimentico. E’ troppo perfetto per stare al mondo, ho addirittura paura che possa consumarsi. Non merita di vivere in un posto del genere, qui ci stanno i pezzenti, i mostri, i poveri soldati costretti a portarsi dietro il peso delle loro armature. Qui ci stanno quelli come me. Non c’è posto per quelli come lui, quelli che credono di non essere nulla di speciale, ma che lo sono più di qualunque altro.

Come c’è finito Harold Edward Styles in questo remoto angolo del mondo dimenticato da Dio?

Non me lo spiego.

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