A NOI NON RIMANE PIU' NIENTE
...Ma ...Marco...tu lo sai come cammina uno che è in quinta superiore?...questa è una domanda
che mi rivolse un mio compagno di scuola Daniele una quindicina d'anni fa...non ho mai saputo
rispondergli.
Forse cinque anni non sono bastati per risolvere questo enigma, la mia generazione non era ancora pronta per questo tipo di quesiti...noi che siamo stati cresciuti a Goldrake e nutella, che
abbiamo passato la nostra infanzia ad incastrare mattoncini colorati sul pavimento della
nonna, e a vedere la penombra della luce del sole pomeridiano infrangersi sulle veneziane, e sentire quel lontano rumoreggiare di voci che rimbalzano di qua e di là, le campane della chiesa
scandire l'ultimo rintocco delle sei...interi pomeriggi con le braccia appoggiate sul davanzale, si
tenta di vedere oltre la siepe...ma l'infinito rimane sempre in agguato!
Lo sguardo resta immobile su quello che si ha intorno, al cerchio che si è formato fatto di
sogni, persone a cui si è voluto bene e che si sono perse, fatto di qualcosa da ricordare per
sempre. Qualcuno disse che i giorni importanti ed indimenticabili della vita di ognuno di noi
sono una decina, il resto fa volume.
Dove sono le risposte, forse nelle aule di una scuola, in quell'ambiente stressato dal tempo che
logora il ricordo di ogni alunno che almeno una volta si è seduto in quel banco, in quello stesso
banco dove io, tempo fa, vedevo quello che vedo oggi da un'altra angolazione...l'indescrivibile
sensazione nel toccare un banco, la cattedra o un semplice gesso è qualcosa d'incredibile, non
sono solo oggetti, ma qualcosa di più, qualcosa che neanche io riesco a comprendere, sono
oggetti vissuti,...sono oggetti stati.
La scuola che ho frequentato per cinque anni è stata come una seconda casa, i compagni, gli
insegnanti e gli stessi bidelli come una seconda famiglia, non è retorica ma una bella avventura,
contornata da momenti caotici ma anche da grandi gioie, i miei ricordi si spingono al di là di un
ciclo della mia vita, è stato molto di più, tanti tipi diversi di rapporti e di modi di essere, me ne accorsi fin dal primo giorno di questa forte percezione che si celò nella mia mente, ed era
ancora lì il giorno della maturità, nella mia ultima interrogazione...
Si, ero libero, ma a quale prezzo? Stavo abbandonando un pezzo della mia storia, forse quello
Più vissuto, un' esperienza indimenticabile...e poi con Daniele in macchina...la solita musica, i
soliti discorsi, i soliti ricordi, ma, i pensieri erano rivolti altrove,...era l'ultima volta che mi
portava a casa dopo la scuola.
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Gioco del destino o coincidenza, sono riuscito a tornare nell'ambiente scolastico, però
dall'altra parte della barricata, sono un educatore, non so fino a che punto è stata una mia
scelta, forse qualcosa mi ha indicato la via, comunque sia mi ha reso molto felice: in un certo
senso, sono tornato a casa!
D'anno in anno mi resi conto di quanto potevo essere utile ai miei ragazzi, la meravigliosa
scoperta che quando trasmetti abilità anche tu diventi abile, quando trasmetti intelligenza
anche tu diventi intelligente, e trasmettere la speranza, la fa aumentare! Per questo ho
iniziato il mio lavoro: per togliere l'opacità dagli occhi dei miei alunni! Ricordo ancora l'attimo
esatto in cui vidi i loro occhi illuminarsi d'interesse verso di me e su quello che stavo dicendo,
e fu allora la prima volta che mi resi conto di quanto mi piacesse insegnare!
Fare l'educatore può essere una risposta? Non so.
La cosa importante è lasciare una traccia nei posti dove ci si ferma, messaggi meravigliosi di
una speranza che tutti cercano.
La felicità data da una ricchezza non vale niente se non può essere condivisa, il trionfo di un momento sarebbe avvelenato dalla solitudine...Confucio? No un mio insegnante.
Ditemi chi, almeno una volta nella vita, non ha mai sognato di essere il primo della classe...ma
forse è stato meglio così; a scuola noi pensavamo soltanto a cercare di sopravvivere alla
troppa razionalità che ci avrebbe circondato e...all'interrogazione di storia di fine
quadrimestre.
La scuola cambia, gli amici crescono, le persone dimenticano...e a noi! Bè, a noi non rimane più
niente, solo i ricordi! Brutti? Belli? Non importa, sono nostri, per sempre.
Forse la risposta sta in quei colli che si vedono in lontananza, quei colli tante volte sfrecciati
in motorino con un amico particolare, urlando e sognando almeno per un po', fino al giorno che
io non ho capito, o forse non ho voluto capire il perché di un gesto così folle da non poter
essere compreso, purtroppo non si possono controllare i demoni che ogni persona si porta con
se, possono essere così malvagi da poter fare dimenticare il dono più bello che c'è stato
dato...la vita.
Io ho provato, tentato di chiedere:-"Dove vai amico mio...perché? Ti voglio bene...ti ricorderò."
Nessuna risposta.
Mentre diventi grande, non fare domande...osserva, ascolta e aspetta, la risposta arriverà.
A mio cugino Ricki
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