Unico.

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La prima volta che Filippo era entrato in quel pianobar non era da solo. Ce lo aveva trascinato Simone facendo appello alla loro amicizia.
Lo aveva conosciuto un po' di anni prima, quando con la famiglia si era trasferito lì a Monza ed avevano legato all'istante, consigliandosi musica e scambiandosi rime scritte su qualche quaderno invece di studiare. Era diventato un fratello minore, qualcuno di cui si fidava ciecamente, qualcuno a cui dare consigli e da cui riceverli, supportare e sopportare - gli voleva un bene immenso.
«C'hai presente Emma? La ragazzetta con cui me sto a senti' da un mesetto, no?» gli aveva detto quella mattina a telefono. «Quella de Malta, Filì.» aveva aggiunto, esasperato dal suo silenzio.
Una lucina si era accesa nel suo cervello ed aveva annuito, girando il caffè. «Sì, sì. Emma, occhi verdi, bionda - si è lasciata col tipo?»
L'amico aveva sospirato. «Si so' lasciati settimana scorsa, te l'ho pure detto.»
Questi aveva mandato giù il caffè. «Scusa bro, scusa. Ho passato tutta la notte a provare a scrivere, sto un po' così.» aveva spiegato, tirando su con il naso. Era stato un periodo nero per lui, creativamente parlando: il blocco dello scrittore più bastardo della sua carriera. Aveva faticato a mettere per iscritto qualcosa in quei giorni, ma ci era riuscito soltanto alle tre di notte, in pieno isolamento, con su le cuffie e con in corpo così tanto alcool che quasi si chiedeva come era riuscito a restare sveglio.
«Cos'è successo alla tua Emma, comunque?» aveva chiesto, guardando disgustato la tazzina di caffè - era imbevibile!
«Canta in quel pianobar che sta a due passi da te.» aveva risposto il romano. «Quello in cui vanno tutte quelle ragazze - ce l'hai in mente?»
Filippo aveva annuito, ricordando quella sera in cui si erano trovati lì fuori circondati da donne di tutta l'età. «Quello col pianista figo, intendi.» aveva chiarito.
«Non m'a devi ricorda' 'sta cosa.» si era lamentato il più giovane, sospirando. «Emma e questo hanno fatto 'na specie de duo. Perché apparentemente 'sto tizio sa pure canta' - sa fa' tutto se stai a senti' a quella.»
Il ragazzo aveva sbuffato divertito, aprendo il frigo e cercando qualcosa da mangiare. «E speriamo che tra le cose che fa non ci sia anche Emmina.».
Il silenzio che era calato dall'altra parte lo aveva fatto quasi sentire in colpa. A volte esagerava con le prese in giro e non aver dormito peggiorava la situazione.
«Sei un fottuto stronzo, Flaco.» gli aveva detto a denti stretti l'altro. «Te giuro che quando se vedemo stasera ti mando a 'fanculo da vicino.»
Lui aveva riso, poi si era bloccato. Cosa? «Stasera?» aveva chiesto, confuso.
Simone si era lasciato scappare un lamento. «Devi veni', lo sai come so' imbranato.» aveva spiegato. «E poi ora mi hai messo pure 'sto dubbio, cioè... ho bisogno de te.»
Così si era ritrovato seduto ad un tavolino sotto il palchetto con davanti un bicchiere di vino bianco e qualche stuzzichino. Osservò gli altri tavoli riempirsi di gente - prevalentemente ragazze - e sventolò la mano quando vide Simone entrare.
Il più piccolo gli si avvicinò e prese posto accanto a lui. «Semo proprio vicini qua, eh.» gettò lo sguardo sul suo bicchiere e sulla roba che stava sgranocchiando. «Stai a fa' l'aperitivo?» domandò, rubandogli qualcosa.
Filippo annuì. «Quella era l'idea - hai visto lì?» domandò. Un bellissimo pianoforte a coda era lì, al centro del palchetto, le luci soffuse esaltavano la sua eleganza. Alla sua sinistra, al centro del palco, uno sgabello ed un'asta.
Simone seguì l'indicazione e si voltò giusto quando una ragazza bionda stava salendo sul palco - addosso aveva un pantalone bianco ed un top corto.
«Flà, dimmi la verità, non è bellissima?» gli domandò, con su un'espressione che non gli aveva mai visto (gli occhi lucidi, un sorriso sereno).
Filippo tornò a guardare la ragazza e non poté non concordare: era bellissima, così bella da sembrare finta - quasi fosse una bambola di porcellana. La vide guardare verso il loro tavolo e sorridere, facendo ciao con la mano e sentì l'amico sospirare, perso in quell'immagine.
«Ora che la senti canta' - m'ha mandato degli audio e ti giuro, bro, ti giuro che una voce come la sua non l'ho mai sentita.» gli disse, lo sguardo fisso sulla cantante. «È poesia, poesia
Il ragazzo nascose un sorriso nel bicchiere di vino, intenerito e un po' divertito. Non aveva mai visto Simone così preso da qualcuno, come se questa volta si fosse innamorato per davvero e per la prima volta.
«Eccolo, eccolo. Te l'avevo detto che era carino, no?» sentì una voce femminile bisbigliare alle sue spalle, con tono eccitato. Aggrottò le sopracciglia.
«Carino?» rispose quella che doveva essere l'amica. «È un figo della Madonna, Clà.»
Cercò di carpire di più, ma l'amico gli diede una pacca sul braccio, distraendolo. «Eccolo lì, il pianista. L'hai visto?» Filippo guardò confuso verso il piano, più che mai curioso.
Dovette dare ragione alle voci e alla calca di gente: era davvero bello. Dalla sua posizione riusciva a vedere quanto bene gli stesse la camicia bianca che indossava e quanto gli donasse l'espressione concentrata, mentre le sue dita scorrevano sui tasti.
«I heard he sang a good song. I heard he had a style and so I came to see him, to listen for a while.» la cantante aveva iniziato e sì, , la sua voce era celestiale, Filippo comprendeva perfettamente le parole dell'amico. La sua intonazione era perfetta, poteva immaginare che avesse anche una bella estensione. «And there he was, this young boy, a stranger to my eyes.» I suoi occhi, però, erano incollati al profilo del ragazzo al piano, ascoltando attentamente ogni qualvolta accompagnava la bionda con la voce, armonizzando.
La sua voce era chiara e limpida, non avrebbe saputo dire di più - ma avrebbe voluto, avrebbe voluto capire di più di quegli occhi intensi che, in quel momento, lo stavano guardando per un attimo, prima di tornare sulle proprie dita.
Provò a distogliere lo sguardo e notò di sottecchi Simone intento a guardare verso il palco, non aveva staccato gli occhi un solo istante. «Blondie, sprizzi cuoricini da tutti i pori.» lo prese in giro, ordinando due birre.
«Shhh, non vedi che sto a senti'?» lo zittì, muovendo la mano verso di lui come se stesse scacciando via una mosca. Filippo rise.

Killing me softly || #eiramDove le storie prendono vita. Scoprilo ora