Capitolo 2

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«Vogliamo iniziare, Momo?»

L'anziana mostrò il suo sorriso, tutt'altro che rassicurante, alla ragazza. Quest'ultima aveva pian piano spalancato gli occhi, realizzando lentamente quello che aveva detto la veggente. Sentì il suo cuore smettere di battere per qualche secondo. Come faceva a sapere il suo nome?

Voleva urlare, voleva scappare. Ma non sarebbe servito a niente. Ora aveva solamente bisogno di risposte, che avrebbe potuto ricevere, purtroppo, solamente dalla persona che aveva davanti. Ma aveva un nodo in gola, che le impediva di parlare e chiarire qualsiasi suo dubbio.

«Non essere così spaventata. Il mio scopo non è quello di farti paura.» disse la vecchia, accorgendosi della difficoltà della ragazza nel parlare e della sua espressione preoccupata. Fece una piccola pausa, prima di continuare «Adesso farai quello che io ti dirò di fare e risponderai alle mie domande, va bene?»

Momo restò ad ascoltarla per tutto il tempo con lo sguardo fisso sul tavolo. Annuì, quasi impercettibilmente. Ma l'anziana sembrò notarlo, perché riprese il mazzo di carte tra le sue mani e iniziò a disporre ogni carta sul tavolo, con molta calma. Forse per non rovinarle.

«Queste carte sono particolari, sai?» disse, mentre continuava a posizionarle «Le ho create io. Sono diverse da tutte le altre carte. Non si devono interpretare, si devono solo leggere.» ora aveva finito di disporre tutte le carte sul tavolo: formavano un cerchio. Momo continuava ad ascoltarla in silenzio.

«Adesso mantieni il contatto visivo. Devi rispondere ad una sola mia domanda, con si o con no.» Aspettò che la ragazza la guardasse dritta negli occhi. Appena Momo alzò uno sguardo, un brivido percorse la sua schiena. Non sapeva cosa aspettarsi.

«Se potessi, cambieresti il tuo passato?»

Silenzio.

Quella era l'ultima domanda alla quale avrebbe voluto rispondere. Non perché non sapesse la risposta. Semplicemente, non le piaceva per niente ricordare il suo passato. Ormai era un'altra persona, non apparteneva più alla sua vecchia vita. Non era più quella Momo.

«S- si» Momo esitò più di una volta, prima di rispondere. Si aspettava qualche domanda sul perché volesse cambiarlo. Invece, l'anziana si limitò a chiudere gli occhi e far scorrere un dito lungo il cerchio di carte, sfiorandole leggermente. Si soffermò su una carta, per poi spostarla verso il centro del cerchio.

Poi passò la mano su altre quattro carte, posizionandole accanto alla prima. Aprì gli occhi e, lentamente, tolse tutto quello che stava sul tavolo, lasciando solamente quelle cinque carte. Le voltò, una ad una. Così Momo fu finalmente in grado di osservare cosa fosse rappresentato su ognuna di esse.

La ragazza aggrottò le sopracciglia e socchiuse leggermente gli occhi, come se questo potesse aiutarla a vedere meglio. L'anziana aveva ragione: quelle carte erano davvero particolari, non le aveva mai viste prima. Eppure, quelle figure le sembravano così familiari...

«Ti ricordi quando, da bambina, partivi con i tuoi genitori per trascorrere alcuni giorni a casa di tua zia, Momo? Adesso abiti con lei, no?»

Le pupille le si dilatarono.

«Ti piaceva tanto andare in questo parco, poco distante da quella casa. E ti piaceva tanto andare su quell'altalena. Eri piccola, i tuoi genitori dovevano accompagnarti. Ora, ogni mattina, prima di andare a scuola, vai lì da sola. Perché sei cresciuta ora, no?»

Lo sguardo di Momo era fisso su quelle figure.

«E poi, quell'albero nel bosco dietro al parco! Ce ne erano tanti, eppure a te piaceva proprio quello. Era grande abbastanza da fare ombra a due persone. A te e a quell'altra bambina che avevi conosciuto al parco. Ti ricordi quando giocavi con lei, Momo?»

I suoi occhi iniziarono a diventare lucidi.

«Oh, guarda un po' qui. Questo braccialetto! Lo dovresti avere ancora da qualche parte. Fu l'ultimo giorno in cui vedesti la tua amica. Poi tornasti a casa con i tuoi genitori. Fu l'ultima volta, vero?»

Iniziò a tremare.

«Oh, questa è la tua scuola. La tua nuova scuola, di quando ti sei trasferita qui. Sono passati due anni, giusto? Eppure, sei sempre sola. Ignori tutti, sei scontrosa, anche con chi cerca di esserti amico. È da quel giorno che sei cambiata, vero?»

Una lacrima rigò la sua guancia.

«Infine, questa macchina. Te la ricordi, Momo? Quando-»

«Basta! Non dovresti parlarmi del mio futuro? Perché stai parlando del mio passato?» quasi urlò, interrompendo il suo discorso «Tu non sai niente di me!» Si alzò di scatto, sbattendo le mani su quel piccolo tavolo. Quest'ultimo traballò, facendo cadere a terra tutte le carte. Nonostante ciò, l'anziana non si scompose neanche per un secondo.

«Il tuo futuro è nel tuo passato.»
La vecchia rispose semplicemente «È il destino-»

«Smettila! Adesso basta! Io non ci credo, io non ti credo! Non credo nel destino. Tutto quello che hai detto non ha assolutamente senso. Non so perché sono qui, non so come tu faccia a sapere del mio passato. Voglio solamente andarmene!»

Un'improvvisa folata di vento invase quella stanza. Le candele si spensero, il buio avvolse quel piccolo spazio. L'unico suono che Momo riusciva a sentire era il suo respiro profondo. Non c'erano finestre. E poi, si ricordava che la porta alle sue spalle fosse chiusa.

Ma, allora, da dove era arrivato il vento?

Il suo corpo venne pervaso dall'ansia e dalla paura per l'ennesima volta da quando era lì. Sentiva il suo cuore palpitare sempre più rapidamente. Non riuscì neanche ad urlare. Poi, ancora una volta, giunse alle sue orecchie la voce della vecchia.

«Volere è potere. Vuoi svegliarti? Puoi farlo, Momo.»

Svegliarti?

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As if a new world has opened
Accelerate particularly, move

Heart Attack || DahmoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora