mi sono scavata la fossa con le mie mani

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Il demone stava in piedi al centro del suo pentacolo tracciato con il gesso viola e circondato da candele di sottomarca, che l'oracolo odiava perché la cera era di così bassa qualità che ti si scioglieva quasi in mano e quindi passava ore a distruggerle - innervosendosi quando le si sporcavano le unghie ma non potendo smettere - ma non poteva permettersi vere candele per evocazioni. Dopotutto era tutto marketing, quelle andavano benissimo.

La sua pelle era simile al cuoio, di un colore verde marcio, somigliava quasi ad una lucertola, e i brillantini occhi gialli non aiutavano a rendere il suo aspetto meno rettile. L'unica cosa che lo faceva sembrare meno simile a una di quelle creature erano le due corna poste sulle meningi, lunghe circa una ventina di centimetri. Inoltre, se lo si guardava attentamente, si poteva notare che una striscia d'erba percorreva la sua spina dorsale, finendo sulla punta della coda, dov'erano poste delle spine simmetriche tra loro. Guardava la ragazza con impazienza mista ad agitazione e ostinazione.

«Ti ho detto di no! Ho guardato dappertutto, non c'è scritto niente su come evocare la tua paletta da giardino fortunata!» ripeté fermamente Suzuya, guardando il demone negli occhi.

«Ci deve essere! L'ultima volta che sono stato evocato l'avevo! Io non faccio niente senza di lei!» ribatté il demone.

«Kevin, non so cosa dirti, magari l'hai persa...» disse pacatamente l'altra, cercando di farlo ragionare.

«IO NON HO PERSO NIENTE, È COLPA TUA! NON TI IMPEGNI ABBASTANZA!» urlò lui, con voce stridula.

«STO FACENDO DEL MIO MASSIMO!» strillò anch'ella, con una voce ancora più stridula.

Kevin sembrò ammutolito dopo quello sfogo, stupito del fatto che una ragazza così calma potesse fare una scenata del genere.

Dopo qualche secondo di silenzio, Suzuya riprese. «Bene, ora che abbiamo chiarito, non voglio sentire altre urla contro di me, o ti rispedisco nel tuo mondo senza salutarti» dichiarò.

«No, no, va bene, faccio il bravo. Non voglio tornare lì, è un posto orribile! Sai cosa fanno ai demoni giardinieri come me? È come essere un ragazzo ciccione e con i brufoli nelle fanfiction sui Bad Boys! Per favore, fammi restare ancora un po'» la pregò.

«Oh, va bene! Ma solo perché sei uno dei primi demoni che riesco ad evocare» decise.

«Evviva!» esultò, facendo un piccolo salto sul posto e battendo le mani due volte. «Scusami per prima, comunque, ero solo stressato perché ho perso Betty e l'evocazione era la mia ultima speranza. Anche se erano anni che nessuno mi evocava più. Praticate ancora la rotazione biennale?»

Suzuya_rin lo guardò stranita, come se si fosse ricordata qualcosa «Aspetta, hai detto che la tua paletta fortunata si chiamava Betty?» chiese

«Sì, esatto. Nome magnifico, non trovi?» replicò Kevin.

«Per caso ne avevi una seconda chiamata Jessica?» domandò sempre più sospettosa, venendo investita da un lampo di ricordi.

«E tu come fai a sapere di Jessica? L'hai per caso incontrata da Kiko?» il demone era sempre più stranito da quelle domande.

«Un secondo... Bambini!» chiamò «come si chiamava il tizio con le palette? Una cosa tipo Frate...Frallo...Fratac... Qualcuno se lo ricorda?» chiese ai dadi.

Dopo il consueto silenzio, che ormai il narratore dava per scontato essere il tempo in cui loro parlavano, non potendoli sentire nemmeno lui, Suzuya riprese: «Ah, sì! Giusto! Grazie Bill!» esclamò, iniziando.

«Ho incontrato una persona una volta, non aveva un nome, il poveretto era una delle figure che ruotavano intorno ad una delle gemmazioni di Hope, tutti lo chiamavano Fratello. Lui aveva questa paletta da giardino chiamata Betty, e un'altra chiamata Jessica. Grazie a loro sembrava meno assoggettato dal potere della creatura, era uno dei pochi che ho incontrato ad avere un hobby» raccontò.

come suzuya_rin cedette alla pressione socialeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora