Prologo

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Correre a perdifiato era l'unica cosa che poteva fare. Allontanarsi da quel luogo che non riusciva più a definire casa, era per lui necessario. Gli occhi color del miele erano velati da lacrime che faticavano a non scendere. Le orecchie erano ovattate: non sentiva altro che il terreno sgretolarsi sotto i suoi passi veloci. I capelli corvini ondeggiavano velocemente, mentre avanzava sempre più nel fitto del bosco. La guancia era arrossata e ferita, così come i suoi sentimenti.

«Vattene!» aveva gridato quell'uomo, prima di buttarlo fuori di casa e lui non aveva esitato nemmeno per un istante. Si era voltato e aveva afferrato saldamente la maniglia della porta.

«Elia, aspetta! Ragiona, ti prego...» aveva detto sua madre, ma lui non l'aveva ascoltata.

Aveva aperto la porta di casa e si era tuffato nell'aria calda di inizio agosto. Non aveva preso nulla con sé. Non aveva cellulare e nemmeno soldi. Non gli importava di nulla. Voleva solo andare via.

«Elia!» sentì il suo nome in lontananza urlato dalla mamma, che però non lo rincorse.

Perchè doveva succedere ogni dannata volta? Perchè sono nato sbagliato? Erano le stesse domande di sempre, ad affollare la sua mente.

«Li odio! Li detesto!» urlò il ragazzo, mentre correva, senza mai fermarsi. La sua voce, rotta da un pianto muto, echeggiò fra i rami degli alberi, le cui foglie erano mosse da una leggera brezza bollente. Quel giorno era veramente caldo, tanto che il sudore iniziò a imperlare la fronte del ragazzo, che ancora correva, cercando di scansare tronchi e rami troppo sporgenti.

Improvvisamente, il terreno sotto ai suoi piedi sembrò non tenere più il suo peso. Elia cadde rovinosamente a terra. Battè la spalla sinistra e il fianco. Ma nemmeno quella caduta sembrò fermare la sua incessante corsa. Con la mano destra e il gomito sinistro, pieno di graffi, cercò di puntellarsi sulla terra calda, per potersi rialzare. Quando si rimise in piedi, continuò a correre con il cuore che gli esplodeva nel petto e il fiato corto.

Quando giunse al ponte, il più alto e il più grande nei paraggi, si fermò e bloccò ogni movimento, restando a fissarlo in silenzio. Il ponte collegava le due strade e i due paesi vicini. Era da poco passata l'ora di pranzo e poche macchine passavano in quel momento.

Basta.

Si volse lentamente.

Basta.

I passi che compiva erano incerti, mentre faceva scorrere il palmo della mano aperta sul ferro bollente della recinzione.

Basta.

Si fermò circa alla metà della sua intera lunghezza. Posò entrambe le mani sul corrimano e guardò dritto davanti a sé.

Basta.

Il vento caldo soffiava leggero, accarezzando la pelle del ragazzo e asciugando le sue lacrime. Lo sguardo inespressivo si perdeva lungo il fiume, che lento scorreva al di sotto del ponte fino a perdersi fra la natura.

Basta.

Elia deglutì a vuoto, poi, aggrappandosi alla recinzione con entrambe le mani, cercò di far forza sulle braccia e sui piedi, per potersi arrampicare meglio. Scavalcò il corrimano in ferro con una gamba, rimanendo a cavalcioni di questo.

Basta.

Anche l'altra gamba raggiunse la gemella e si ritrovò seduto sul bordo della recinzione. I piedi non poggiavano da nessuna parte. Sotto di lui c'era soltanto l'acqua del fiume, fin troppo bassa per riuscire ad attutire la sua caduta.

Il cuore batteva ad un ritmo incessante, mentre Elia lentamente chiudeva gli occhi, lasciandosi accarezzare dal vento caldo, che soffiava senza sosta.

È giusto così.

Se lo ripeteva ormai da giorni. Aveva il diritto di poter decidere della propria vita, anche se aveva soltanto diciassette anni.

È giusto così.

Entrambe le mani stringevano con forza il corrimano in ferro, scaldato dal sole del mattino e che in quel momento gli bruciava la pelle. Tutto il suo corpo era pervaso da un unico brivido. Non era paura. No, Elia non aveva paura. Voleva con tutto il cuore che la tristezza e il disagio che provava finalmente scomparissero.

Andrà tutto bene.

Riaprì gli occhi.

Andrà tutto bene.

Deglutì e strinse con maggior forza la presa sul corrimano.

Andrà tutto bene.

Inspirò profondamente e rilasciò l'aria, buttandola con forza fuori dai polmoni.

Andrà tutto bene.

Poi, arrivò lui.


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Ciao lettori!

Rubo questo piccolo spazio per salutare chiunque abbia iniziato questa avventura con me. Spero che la lettura di questa storia sia piacevole e che riesca a emozionare.

Questo è solo il prologo, un po' corto, lo so, ma è solo la presentazione di quello che sarà lo stile di scrittura e il tema affrontato.

Lo ripeterò all'infinito: è una storia un po' diversa dalle altre e se continuerete a leggere, vi renderete conto del perchè.

Grazie a chiunque abbia iniziato a leggere e un ringraziamento speciale a Elco22 che mi sta aiutando con la revisione.

Non mi resta che augurarvi buona lettura!

Valentina M.

Di te e di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora