༆✰Capitolo 1: "Warriors"

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As a child you would wait
And watch from far away.
But you always knew that you'd be the one
That work while they all play.
Here we are, don't turn away now,
We are the warriors that built this town.


Non ci era voluto troppo tempo.
Nel giro di pochi mesi i Sovrani stessi, agendo ogni volta per mezzo di fidati messaggeri e personaggi dallo sfuggente carattere, simili ad ombre, erano riusciti a rintracciare i migliori marinai della Spagna intera. Tra membri che si offrivano spontaneamente, bramanti avventure e terre lontane, e giovani oppositori a quel vortice letale, che inesorabile li trascinava con una lentezza tale in un abisso di cui non volevano sapere nulla.
Proprio come era successo a Vanesa.
Non voleva, non ci voleva andare.
No, no e no.
Ci doveva essere uno dei due fratelli Rivera, ma non lei. Un marinaio con la fobia dell'acqua, assurdo.
E mentre passeggiava inquieta per la sua stanza, la notte antecedente la partenza, gli altri membri dell'equipaggio ancora rotto per metà ripensavano all'incontro.
A quello avvenuto pochi giorni prima.

Si erano visti tutti per la prima volta in riva al mare, in un fresco pomeriggio accarezzato dalle braccia affettuose del vento. Erano solo loro.
E il mare.
Si erano incontrati in riva al mare, ignari di ciò che quel mostro avrebbe fatto loro in un futuro non troppo lontano.
Gli era stato comunicato di ritrovarsi al luogo da cui le due navi sarebbero salpate, verso l'orizzonte. Verso un mondo, una meta, che la loro immaginazione non aveva previsto. Il mare è furbo, però, e attira le sue prede ingannandole con la finta innocenza delle sue deboli onde, che dolcemente carezzavano lo scafo della caravella. Abel sembrava ammaliato dalla disarmante bellezza della nave, così imponente e maestosa. Una promettente compagna di viaggio, aveva pensato.
Allora.
Quando la bianca spuma del mare gli era ancora amica, insieme al calmo movimento dell'acqua sulla candida sabbia.
E la brezza dall'odore salmastro gli ricordava casa.
La sua famiglia.
Papà.
Quando ancora era libero da quello che allora veniva considerato uno dei più gravi ed imperdonabili peccati. Tanto meglio, avrebbe diviso l'inferno con la persona che amava.
Lisandro, intento com'era a fissare l'immensità del nulla cosmico, non si era accorto di aver attirato l'attenzione distratta dell'apatico Aday. In disparte, solo, come un'ombra inquietante che all'insaputa di tutti osservava lo svolgersi progressivo degli eventi. Più volte, proprio per questa impressione che dava, i suoi compagni lo avrebbero soprannominato sombra.

•| ⊱✿⊰ |•

«Dici che è stata una buona idea far sì che i Sovrani ci convocassero tutti qui?» aveva chiesto dubbioso Asier. Solo osservando quei ragazzi, lì di fronte a sé, la preoccupazione derivata dal grande senso di responsabilità di un fratello lo divorava dall'interno. La metà delle persone lì presenti era sotto la sua sorveglianza.
Leonides annuì, sicuro. «È un modo come un altro di farci conoscere l'equipaggio» affermò, insolitamente spiccio. «Non trova anche lei, comandante Rojas?» lo aveva stuzzicato, con il sorriso di un bimbo che ha appena fatto una marachella stampato sul volto ormai adulto. Asier, diventato grande troppo presto per protegger Daniel, si era limitato ad un biascicato «Non chiedere».
Ormai, quella era la sua frase preferita.
Il perché, come di tante altre cose che sarebbero successe da lì a poco, non se lo sarebbe mai spiegato.

«Perciò, volete spiegarci come mai siamo qui?» proruppe nello sciabordio del cruento mare la voce di una donna dai ricci capelli ribelli. Con i suoi occhi scuri, simili a quelli di una giovane africana, aveva già inquadrato le due figure che li avrebbero guidati verso il nulla sconosciuto. «Le Indie, è lì che siamo diretti».
Solo più tardi, verso la fine dell'incontro, sarebbe stata svelata loro la meta del viaggio. Rimasta celata sotto il volubile mantello di insicurezza e mistero che lentamente si era andato a stendere sui volti curiosi e le menti giovani del piccolo gruppo di avventurieri, finalmente la verità tornava a galla dopo tanto tempo, come una boa torna ad affiorare sul pelo dell'acqua dopo aver lottato contro una notte di tempesta. Non che di boe allora ce ne fossero, ma ci faremo andare bene lo stesso il paragone.
Leonides aveva guardato sorridente la giovane donna. «Era nel nostro intento, Leonore» rispose con così tanta disinvoltura da lasciare il suo biondo compagno perplesso.

No, tranquilli, il giovane comandante conosceva il nome di lei solo perché l'aveva sentita presentarsi ad un altro membro, una seconda ragazza. Una delle poche, per di più.
«Leonore» si era presentata in risposta la giovane, rimasta in disparte fino a quel momento, quando la quiete del momento venne interrotta da una ragazzina curiosa. Non si era isolata come Aday, per intenderci, che si era estraniato totalmente dal tutti e tredici marinai. Semplicemente, non aveva trovato una motivazione valida per parlare con qualcuno. Motivazione che le aveva dato la diciannovenne. «Luz Camila Alina» si era presentata per prima la più piccola, maledicendo mentalmente madre, zia e suocera per averle rifilato quel nome infinito. «Camila, per gli amici».
«Beh, Camila, piacere di conoscerti» asserì con convinzione la ventenne, mentre la minore le porgeva allegramente la mano. Allegria giustificata dal fatto che, come si era ritrovata a pensare, poteva affermare con fierezza di aver trovato qualcuno il cui volto non fosse completamente estraneo ai suoi occhi prima ancora di essere partiti. E accettando la sua mano, Leonore aveva dato inizio ad una nuova e duratura amicizia.

«E allora ci illumini, señor» ribatté la giovane all'affermazione del comandante, con quella determinazione e decisa impertinenza che solo gli occhi di lei riuscivano a trasmettere in modo così diretto. «Sicuramente non siamo qui riuniti per celebrare un matrimonio» scherzò Leonides, suscitando in molti dei presenti una fragorosa risata. «Non ci metterò molto a spiegargliene la ragione» intervenne Asier. Per ovvie ragioni, la parte teorica era stata affidata a lui. «Le basterà guardarsi intorno, e con un po' di spirito d'osservazione capirà da sé il motivo di questa riunione» rispose enigmatico. Cosa che a Leonore diede sì sui nervi, ma al contempo soddisfò la sua curiosità non troppo invadente. C'erano solo un paio di navi, lì. Una caravella, una caracca, una pinta e poche altre barchette, probabilmente appartenute a dei pescatori. Luz parve cogliere la sorpresa repressa sul volto dell'amica. Ma non aprì bocca. «Vuole dirlo anche ai suoi compagni di che si tratta?» domandò il comandante. Leonore fu tentata di dirgli qualcosa, che si sarebbe potuto trasformare in parole tutt'altro che cortesi, ma si trattenne. Abel, silenzioso e timido ragazzo, stava ascoltando con attenzione sin dall'inizio la conversazione che tutt'ora persisteva tra il neo-comandante e la donna dall'ancora dubbio ruolo. Aveva capito, più o meno, la situazione, ma non aveva osato proferire verbo. Ora come non mai, la caravella che aveva ammaliato i suoi occhi e rapito la sua mente gli appariva come la migliore amica che avrebbe potuto desiderare.
Amica che troppo presto avrebbe tradito la sua fiducia.
«Or bene» continuò Asier «Siamo qui su esplicita richiesta degli stessi Sovrani Isabella e Ferdinando. Essi hanno commissionato un'ultima spedizione - missione, avventura, chiamatela come più vi aggrada - e hanno affidato a noi il compito di portarla a termine»
«E dove, di grazia, dovremo andare?» chiese la piccola Luz, senza traccia di arroganza. Quando però il comandante Rojas fece per parlare, Leonides lo fermò con un cenno della mano. «Questa è una domanda alla quale posso rispondere anche io» gli comunicò con un sorriso rassicurante. Poi rivolse lo sguardo su tutti i presenti. «Le Indie Orientali, ecco dove siamo diretti».
E con questo, si era concluso l'incontro.

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Era ormai notte inoltrata quando, finalmente, Vanesa si concesse un po' di riposo dal suo inquieto vagabondare. E mentre si stendeva sul freddo letto, i suoi occhi si posarono nella semioscurità sul un ritratto di dimensioni ridotte.
«Sarai fiero di me, Eloy» sussurrò nel buio, con solo le stelle a testimoniare quelle parole tanto magiche quanto cariche di nostalgia e rimpianto.
«Te lo prometto»

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Ebbene sì, signori miei, anche questo mese - seppur con ritardo cosmico, ma dettagli - sono riuscita a pubblicare le 1.281 parole che compongono la seconda parte di questa avventura che, a parer mio, inizia a diventare intrigante, in un certo senso. A partire dal prossimo capitolo dovrei riuscire ad inserire finalmente tutti i personaggi.
Mi scuso in anticipo con tutti color che non hanno riconosciuto la descrizione del carattere dei loro OC all'interno del capitolo. Purtroppo, non sempre ho sotto mano le schede che avete pubblicato, e mi tocca andare a memoria.
A parte questo, ed eventuali errori di battitura, spero che il capitolo di questo mese - ho deciso di fare aggiornamenti mensili, è la frequenza che più mi torna comoda - e la versione barcasessuale di Abel vi siano piaciuti.
Detto questo, dal vostro comandante anche per oggi è tutto! Buona permanenza a bordo

LOST IN THE SEA  - Storia ad OCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora