Capitolo 1

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Per quanto potesse essere difficile, decise che avrebbe potuto provarci.

Il cerchio alla fine trova sempre una fine, diceva suo padre.. Il ricordo dell'uomo grassoccio, con la sua solita divisa da poliziotto e quei baffi un po' buffi, gli balzò in mente formando un'immagine così nitida che gli parve quasi di poterla toccare.
Suo padre era un uomo intuitivo, se fiutava qualcosa, non si sbagliava mai. I suoi detti erano legge, non aveva mai torto. Per questo sapeva che risolvendo quell'enigma avrebbe ottenuto tante soluzioni. Era tutto collegato a quell'omicidio.

Avrebbe preferito magari non dover vedere una giovane ragazzina di 15 anni col corpo tumefatto, gli abiti strappati con una violenza inaudita, che lasciavano spazio alla visione di segni su tutto il corpo. Ciò che più lo sorprese era il viso, così innocente e pulito. Cosa l'avesse spinta a quell'ora in quel luogo era ancora un mistero, eppure era certo che alla fine avrebbe saputo dare una risposta a molte domande, non a tutte ovviamente, ma a buona parte.

Segni indelebili di strangolamento, di graffi e di morsi, tracce di violenza inaudita segnavano il seno e l'interno coscia. Chi era quella ragazza? E quale mostro aveva potuto fare così tanto del male, senza lasciare tracce?

Il sangue che scivolava a rivoli dalla sua bocca, dal suo fondoschiena; una vera scena del crimine. Ma la polizia dov'era? E i soccorsi?
Nessuno. Neanche l'ombra di qualche passante in lontananza. C'era solo lei, il suo cadavere e un pupazzetto poco distante. Un pupazzetto?

Che l'aggressore avesse lasciato un indizio?
Così partì da lì, da quell'orsacchiotto beige che lo fissava con un occhio troppo lucido e rosso. Non capiva cosa ci fosse di tanto particolare in quel peluche che potesse destare così tanti sospetti, ma qualcosa c'era eccome e lui doveva scoprirlo.

Alzò lo sguardo. Una luce tiepida stava iniziando a riscaldare la zona. Il sole nasceva dietro l'orizzonte colorando il cielo di quel rosa che ti mette di buon umore solo se sei Dolores Umbridge. L'arancione si faceva spazio tra le foglie degli alberi che circondavano il tutto. L'arietta che si alzava, spostava i suoi capelli dal viso.

Socchiuse gli occhi per un attimo e poté godere della brezza mattutina dei primi di giugno, che rinfrescava il caldo afoso proveniente dall'Africa.
Spostò nuovamente lo sguardo sul peluche. Lo sollevò facendolo intrecciare coi raggi del sole che pian piano iniziavano a ricoprire il suolo e la vide: una mini videocamera. Nel suo occhio sinistro.

Un vero bastardo! Era l'unico pensiero che in quel momento gli passava nella mente. Uno schifoso. Un pedofilo. Così, con un attento controllo, girò e rigirò l'orsetto su se stesso più volte, finché non trovo all'attaccatura del collo una piccola fessura, come se fosse stato aperto e poi nuovamente ricucito. Infilò l'indice all'interno, facendolo scivolare lentamente in modo da farlo aderire a quel piccolo buchetto. E lo strappò. Ciò che si trovò davanti lo sconvolse parecchio. Una videocamera compresa di memory card da 256 gb. Si spostò in macchina, dove aveva lasciato il suo portatile, e inserì la scheda nell'apposito dispositivo. "34Sub". Un nome davvero particolare. Aprì il file. 678 foto, 45 video, tutti tra i 16 e i 54 minuti. Sconvolto aprì le prime foto. Lei che fissava il peluche sorridente. Lei che si spogliava. Lei nuda. Lei che si toccava davanti al peluche, guardandolo anche con un certo desiderio, come se fosse stata a conoscenza della videocamera. Quasi tutti i video e le foto mostravano le stesse scene. Giorni diversi. Lei con le trecce, con la coda di cavallo. I capelli lisci, mossi, racchiusi in uno chignon. Chissà da quanto veniva ripresa. Ebbe un conato di vomito quando si accorse di una certa eccitazione che stava iniziando a manifestarsi. Il gonfiore che comparve nel cavallo dei suoi pantaloni forse diceva molto più di quello che magari voleva nascondere. Si vergognò molto di se stesso. Il colorito purpureo che comparve sulle guance mostrava chiaramente la sua timidezza. Continuò ad analizzare i file. Niente. Sempre e solo lei. Poi, quasi di sfuggita, lo vide. Uno schermo con una conversazione aperta.

Non capì nell'immediato cosa ci fosse scritto, ma decise di tornare sulla scena e avvicinarsi al cadavere per analizzare meglio la situazione.

Non trovò neanche un'impronta. L'assassino era davvero stato bravo. Prese il braccio della ragazza e constatò la temperatura: ad occhio e croce si aggirava sui 35°. Il colorito ancora cianotico le macchiava i polsi.

La sollevò appena per controllare se le ipostasi confermassero la sua ipotesi. Le macchie si prolungavano principalmente per l'intero dorso, le spalle e le gambe. L'aggressione era avvenuta in quel punto. Esattamente come aveva intuito.

Con una lente d'ingrandimento osservò anche l'erba soffice sotto il corpo: perfettamente tagliata, che fosse un caso?

Sapeva che non avrebbe dovuto muovere un dito, così si nascose dietro un cespuglio quando vide qualcuno avvicinarsi. Una giovane coppia che stava facendo jogging notò il cadavere e subito si avvicinò, chiamando la polizia.

Di lì a poco le sirene spezzarono il silenzio di quella mattina. E, insieme alla calma, anche l'uomo svanì nel nulla. 

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