Shyhigh

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Come erano passati da combattere nella mensa a baciarsi passionalmente nell'aula di detenzione, Liam non se lo sapeva proprio spiegare mentre la lingua di Theo gli esplorava la bocca con fare fin troppo esperto e quando nel processo si intrecciava con la sua, non se lo chiedeva nemmeno. Era partito tutto da quello stupido e infantile scherzo di Nolan e Gabe, entrambi classificati "eroi": il primo con il potere di essere elastico e potersi allungare a dismisura, il secondo con la super velocità. Era appena uscito dalla fallimentare classe di "spalle"(*) e si stava avviando con un vassoio in mano verso il tavolo di Mason e Corey, il suo migliore amico e il suo fidanzato, entrambi aiuto-eroi come lui. Teneva gli occhi bassi: lui, Liam Dunbar, figlio di Commander e Jetstream, non aveva poteri; la possibilità che con due genitori supereroi non si abbiano poteri era bassa, decisamente bassa, ma lui, ovviamente, il disastro della famiglia Dunbar, doveva per forza rientrare in quella piccola percentuale. Troppo impegnato a rivedere il lampo di delusione negli occhi di suo padre all'annuncio, non si era accorto di quel braccio, snodato sotto i tavoli e tra le gambe degli studenti, la cui mano gli aveva afferrato la caviglia, facendolo cadere rovinosamente a terra, mentre il vassoio ricolmo di purè di patate e carne andava dritto a schiantarsi contro la schiena di Theo Reaken. Theo Reaken! Il figlio del super cattivo rinchiuso a marcire in isolamento in una prigione su un isola sperduta nell'oceano da niente meno che suo padre! Il ragazzo che per giorni, settimane che si erano trasformate in mesi lo aveva fissato con quel suo sguardo imperscrutabile e decisamente terrificante ogni qual volta ne avesse avuto l'occasione. Perfetto! Ora non avrebbe avuto solo una morte sociale ma anche una morte fisica! "Ehi senti non sono stato io. Ti giuro, non l'ho fatto apposta" si scusò, protendendo le mani in avanti come scudo e lanciando un'occhiata a quei due idioti che si stavano scambiando un cinque divertiti. "Oh ma davvero? Il vassoio è volato da solo?" ribatté il castano, sbattendo le mani sul tavolo per alzarsi mentre delle piccole scintille cominciavano ad apparire sugli avambracci. "Si...cioè no! Sono inciampato!" si giustificò il più piccolo, indietreggiando. "Sei così stupido da inciampare su un pavimento liscio, Dunbar? È la peggior scusa che io abbia mai sentito!" Le fiamme gli avvolgevano completamente le braccia e delle sfere di fuoco gli comparivano tra le dita. Una sfrecciò accanto al suo orecchio destro, mentre un'altra scioglieva il vassoio di plastica che Liam aveva preso per proteggersi. Una fiammata gli colpì li stomaco, bruciandogli la maglietta e facendolo cadere all'indietro. Tutti intorno i ragazzi assistevano alla scena: alcuni preoccupati, altri indifferenti, altri sghinazzavano e se la ridevano, qualcuno urlava di chiamare un professore, ma intanto non si muoveva e riprendeva con un cellulare. Intanto il ragazzo più piccolo si era rifugiato sotto i tavoli e, incapace di rispondere con un contrattacco, fuggiva a gattoni, evitando palle di fuoco che arrivavano a destra e a sinistra, infrangendosi sulle panche o sul pavimento a pochi centristi dalle sue mani. "Basta! Smettila!" La voce allarmata di Mason arrivò alle sue orecchie come una supplica riferita all'altro, che, fermandosi gli rivolse lo sguardo. "Mason Hewitt. Per caso ne vuoi anche tu?" lo minacciò, le braccia proteste pronte ad incendiarsi di nuovo. Quello bastò, una scarica di adrenalina attraversò la schiena di Liam, il quale, spinto dal barlume di speranza nel suo cuore, si mise in ginocchio, spingendo con le spalle e le mani il tavolo sopra di lui, che, con sorpresa generale, si schiantò su una delle travi del soffitto, sbattendo Theo contro il cemento. Il tonfo della successiva caduta di quest'ultimo provocò un ammutolimento generale, seguito da mormorii e bisbigli. Il ragazzo in ginocchio si alzò lentamente, guardando e riguardando le sue mani, ancora incredulo di aver ereditato la super-forza dal padre; alzò lo sguardo sull'altro castano, che, con non molti problemi, si era sollevato da terra ed ora camminava verso di lui, ancora più infuriato di prima. "Dunbar, io ti ammaz-" "Ora smettetela! Tutti e due!" L'impatto della porta contro il muro aveva attirato l'attenzione di tutti e mentre la preside entrava, dirigendosi a grandi falcate verso i due ragazzi, la folla di studenti si separava. "In detenzione, entrambi, ora!" Il tono di voce e li sguardo furibondo non ammettavano obiezioni e seguirla nei lunghi corridoi era sembrata a tutti e due la scelta di sicura. Furono condotti fino ad una porticina marrone che venne prontamente sbarrata alle loro spalle, lasciando i due giovani in una stanza bianca con otto sedie, di quelle che hanno anche un piccolo banco sul lato destro. "Bene Dunbar, possiamo ricominciare da dove abbiamo interrotto..." Liam deglutì sonoramente, vedendo il suo rivale girarsi e camminare minacciosamente verso di lui. Theo di fermò all'improvviso a pochi metri dal ragazzi, mentre un'espressione stupita compariva sul suo volto. "Le pareti della stanza bloccano i suoi poteri, signorino Reaken e lo stesso vale per lei, Dunbar, sia chiaro" spiegò la preside da un autoparlante ad entrambi. "Ed ora godetevi questi momenti in compagnia". Il più grande sbuffò, prendendo posto mentre l'altro, dopo aver tirato un sospiro di sollievo, si sedette sul bracciolo della sedia posta di fianco a quella su cui era seduto il castano. "Senti, siamo partiti con il piede sbagliato. Solo perché i nostri padri si odiano non vuol dire che anche noi ci dobbiamo odiare per forza!" sbottò all'improvviso Liam dopo qualche minuto di silenzio, scostando subito dopo lo sguardo da quello magnetico e penetrante dell'altro, non intenzionato a dire una sola parola. "Ok...ehm...facciamo finta che non sia successo niente e che noi siamo solo due ragazzi della Sky High? Ci stai?" propose il più piccolo, avanzandogli una mano. Gli occhi azzurri, leggermente sbarrati, di Theo si alternavano dal viso del ragazzo di fronte a lui, le cui guance erano leggermente arrossate, alla sua mano tesa. Ora, Liam non ricordava bene cosa fosse successo o cosa avesse preso quel pazzo, ma un attimo prima era lì, squadrato da quell'essere talmente ripugnante da essere la perfezione fatta a persona e un attimo dopo trascinato e fatto sedere prepotentemente sul banco di quest'ultimo, mentre Theo gli infilava la lingua in bocca con non poca delicatezza. La sorpresa e la constatazione di quanto quelle labbra fossero morbide e di quanto gli stesse piacendo tutto quello, colpirono in pieno il ragazzo più piccolo. Tutti i pensieri razionali che stava provando, inutilmente, a formulare vennero spazzati via quando il ragazzo seduto più in basso gli mordicchiò il labbro inferiore, stringendogli allo stesso tempo un fianco, impaziente. Siccome la risposta tardava ad arrivare, Theo era in procinto di staccarsi, magari dargli un pugno, facendolo svenire per usarlo come ariete contro la porta e fuggire da quella scuola per morire dall'imbarazzo, ma quando due braccia forti e decise gli circondarono il collo, attirandolo di più a sé, un sorriso nacque spontaneo sulle sue labbra. Gli cinse il bacino con un braccio mentre con l'altra mano gli andava ad accarezzare lentamente una coscia, provocando un mugolio di sorpresa al ragazzo sopra di sé e aumentando la temperatura dei loro corpi. Liam gli tirò i capelli, facendogli piegare la testa di lato in modo da avere più accesso alla sua bocca, dalla quale uscivano sempre più spesso ansiti e fievoli gemiti mal celati. Il più piccolo avrebbe potuto prenderlo in giro per essere così ridotto dopo solamente qualche bacio, se anche lui non fosse stato in quella situazione, se non peggiore, visto che la mano del più grande era ancora sulla sua coscia ad accarezzarlo e quel bastardo invece di smettere, continuava, alternando leggere pressioni a strette improvvise troppo, troppo vicine alla sua eccitazione crescente. Si dovette staccare dalla sua bocca per riprendere fiato, appoggiando la fronte su quella dell'altro ed... era sempre stato così bello Theo? Certo, che fosse attraente lo sapeva già tutta la scuola, soprattutto perché circondato da quell'aria misteriosa da bad boy, ma ora con il suo viso a pochi centimetri, gli occhi azzurri, un po' più scuri del solito, liquidi, pieni di lussuria, sulle guance un accenno di rossore, le labbra gonfie e rosse mentre un rivolo di saliva scivolava giù dall'angolo destro, era ancora più affascinante anche con i capelli spettinati, la maglietta stropicciata dalla sua presa e...Oh...la sua mano non era intenzionata a fermarsi. Abbassò lo sguardo su di essa, portando la sua, prima immersa nei capelli sorprendentemente morbidi del castano, a bloccarla. "F-fermo..." disse, mentre la sua voce gli usciva come un gemito per invitarlo a continuare, più che ferma e autoritaria. Anche se sentì gli occhi di Theo sul suo viso, non ebbe il coraggio di incrociarli, sapendo bene che gli avrebbero sicuramente urlato in faccia che la sua era una menzogna in piena regola e questo non lo diceva soltanto la sua scarsa abilità nel mentire, ma anche i suoi continui sospiri e la sua erezione dolorosamente dura e pulsante, stretta nel cavallo dei suoi jeans. Il ragazzo seduto sulla sedia si sistemò meglio, lasciandosi scappare un ansito dalle labbra; Liam lo guardò accarezzarsi da sopra i pantaloni con una mano, quella che non era stretta dalla sua e sentí una scossa di puro piacere scaricarsi sul basso ventre. Lentamente, cercando di non cadere, sotto lo sguardo perplesso dell'altro, portò una gamba dal lato opposto, rimanendo sempre seduto sul banchetto, ma stavolta con l'altro tra le sue cosce. Con altrettanta calma, trascinò la mano di Theo sulla sua eccitazione, esercitando una piccola pressione prima di muoverla su e giù sul suo pene, costretto nei boxer e nei jeans. L'altro ragazzo aveva smesso di toccarsi e guardava, come paralizzato, ora la sua testa reclinata all'indietro, gli occhi socchiusi e la bocca aperta dalla quale uscivano gemiti sempre più frequenti, ora alla sua stessa mano che gli dava piacere. Il pensiero di potersi godere quello spettacolo e di esserne lui la causa, portò Theo ad attaccargli improvvisamente il pomo d'Adamo, succhiandone e mordendone la pelle sensibile; ciò colse di sorpresa Liam che, spalancano gli occhi, lanciò un urletto decisamente poco virile e smise di accarezzarsi con la mano dell'altro, che, invece, iniziò a vezzegiare la pelle morbida sotto la mascella e riprese i movimenti abbandonati con più velocità, riducendo il ragazzo sopra di sé ad un ammasso di gemiti e sospiri tremolanti. La mano non occupata del più grande si insinuò sotto la maglietta bruciacchiata dell'altro, accarezzandogli i pettorali con estrema lentezza e didizione, talvolta delineando la loro forma con l'indice, così da mandare brividi e scariche di piacere al ragazzo ansimante. Le dita salirono verso il pettorale destro, dove iniziarono a giocare con il capezzolo, eccitando di più non solo Liam, ma anche Theo, il quale cercava disperatamente di darsi sollievo strusciando il cavallo dei suoi pantaloni contro la sedia. Quest'ultimo, poi, ormai in balia dei propri istinti, si staccò dal collo del castano con un sonoro schiocco e, dopo avergli scoccato un bacio sulle labbra gonfie, gli tolse la t-shirt, lanciandola da qualche parte nella stanza, arpionando subito dopo la cintura dei jeans. Il più piccolo, eccitato al limite del possibile, prima che anche la zip fosse aperta, afferrò il lembi della felpa bordeaux dell'altro, svestendolo anche della canottiera che indossava sotto; si perse a guardare gli addominali scolpiti, le spalle larghe e le braccia forti, sulle quali comparivano bruciature e cicatrici, che rendevano il tutto ancora più bello, più desiderabile e forse più umano. "Che fai? Ammiri il panorama?" Liam si sorprese del tono roco e decisamente sexy della sua voce, ignorandone l'apprezzamento ai piani bassi e lanciandogli un'occhiataccia, per quanto fosse credibile in quel momento. "Si, comunque anche tu non sei male" continuò Theo, prima di leccarsi il labbro inferiore, godendosi lo spettacolo del ragazzo seduto più in alto e avvicinarsi al suo orecchio, mordicchiandogli il lobo. "Con i miei succhiotti poi..." Il più piccolo aprì la bocca per protestare, ma venne coinvolto in un bacio bagnato e sprizzate di desiderio, fatto di lingue intrecciate e gemiti sempre più alti. Senza mai staccarsi dall'altro, Liam scese dal banchetto, una mano appoggiata sulla spalla nuda del castano e l'altra a sciogliere i nodi delle stringhe delle scarpe e a togliere le calze, per poi buttarle a lato della sedia. Interruppe il bacio, aspettando che anche l'altro si alzasse, per attaccargli il collo, alternando morsi a leccate, lasciandogli così una scia umida dalla mascelle allo sterno. Tutte queste attenzioni dal più piccolo, fecero perdere a Theo, ansimante e duro da far male, la testa e la concentrazione necessaria per rimuovere i suoi stivaletti. "Ah, fanculo!" gemette frustrato, allontanando Liam, che lo guardava stranito, dal suo petto, poggiandogli le mani sulle spalle robuste, prima di sedersi di nuovo e sfilare definitivamente le calzature che vennero lanciate con rabbia alla sua destra. Sollevò gli occhi azzurri, incontrando quelli divertiti dell'altro ragazzo, che ridacchiava al suo gesto appena compiuto e scuoteva la testa; si alzò e gli camminò famelicamente incontro, costringendo quest'ultimo ad indietreggiare, finché non scontrò il muro gelato con le spalle nude. "Che hai da ridere, ragazzino?" chiese il più grande, poggiando una mano a lato della testa dell'altro, che, dopo averlo guardato ancora per pochi secondi, tramutò il suo sorriso innocente di pochi attimi prima in un ghigno malizioso, mentre andava a poggiare le labbra gonfie su un segno ancora arrossato all'altezza della trachea. "Sai..." iniziò, afferrandogli i fianchi e facendo scontrare i loro bacini, così da provocare un gemito al più alto, mentre soffocata il suo in un morso. "Devo ammettere che sei adorabilmente eccitante quando sei impacciato" continuò, spezzettando ogni parola, baciando o succhiando ciascun lembo di pelle esposta particolarmente invitante dai pettorali all'ombelico, fino a ritrovarsi ad armeggiare con l'apertura de pantaloni, mentre mordicchiava le creste iliache e tutte le proteste, che Theo era pronto a dire, erano tramutate in gemiti e imprecazioni sul fatto che se non si fosse dato una mossa glielo avrebbe ficcato in gola o cose del genere. Fece scivolare i calzoni poco più in basso, circa a metà coscia, passando intanto l'indice all'interno dell'elastico dei boxer e guardando attentamente le reazioni dell'altro, che lo fissava impaziente e frustrato, facendo lunghi e pesanti sospiri. Liam si avvicinò lentamente alla sua eccitazione, leccando da sopra il tessuto grigio tutta la lunghezza, soffermandosi in particolare sulla punta già bagnata dal liquido preseminale, dove vi depositò le labbra in un piccolo bacio a stampo. "L-Liam m-muoviti..." mugugnò il ragazzo a denti stretti, incapace di trattenere i gemiti rochi e la sua sempre più dolorosamente crescente insoddisfazione; questo comportamento fece sorridere il ragazzo più in basso, mentre con una lentezza estenuante liberava la sua erezione dall'indumento. Mordicchiò e depose umidi baci intorno ad essa, stringendo ed accarezzando con le mani le cosce tese, finché non decise che tutto ciò era troppo anche per lui, data la quantità di sangue che continuava ad affluire al suo basso ventre: prese in bocca i testicoli e li succhiò avidamente, cogliendo di sorpresa l'altro, che gemette il suo nome, ansimando più affannosamente e appoggiandosi al muro con le mani per non cadere quando Liam iniziò a leccarlo, salendo verso la punta del suo pene e prendendola in bocca, incominciando nello stesso momento dei lenti movimenti con la mano alla base. Quando il più piccolo glielo prese completamente in bocca, sperando di non soffocare e guardandolo con quei grandi occhi azzurri mentre andava avanti e indietro, succhiandolo e soffermandosi certe volte sul glande, Theo si chiese distrattamente se fosse possibile morire così, con il ragazzo più bello del mondo che gli stava facendo il pompino più bello della sua vita in un aula di detenzione. Portò una mano tra i suoi capelli, spingendosi più a fondo nella sua gola, le cui pareti vibrarono a causa del gemito mal trattenuto del più piccolo. Gli occhi del ragazzo in piedi saettarono sulla figura dell'altro, accorgendosi solo in quel momento che anche lui si stava accarezzando da sopra i boxer, i pantaloni leggermente abbassati. Non poteva, non voleva venire così: desiderava prendere, avere quel ragazzo che aveva tanto sognato e tanto ammirato da lontano nella disperata speranza di poter avere un futuro diverso, diverso da quello del padre, diverso da quello che ognuno di aspettava da lui, magari uno in cui c'erano solo loro due, nessun altro, nessuno odio a dividerli, solo loro e il loro amore o forse solo il suo, ma gli sarebbe bastato, a questo punto anche solo vederlo felice, senza alcun peso di aspettative sulle sue spalle. Lo allontanò improvvisamente, attirandolo a sé per un bacio disperato, non passionale come uno di quelli che si erano dati fin'ora, no, uno intenso, dolce, inaspettato e sconvolgente per entrambi, farfalle impazzite prendevano il volo nello stomaco di Liam e i battiti sincronizzati dei loro cuori accelleravano, mentre le loro dita di incrociavano, stringendosi. Theo, per maggior equilibrio insinuò una gamba tra quelle dell'altro, sfiorandogli involontariamente la patta dei suoi pantaloni e, quando udì il gemito acuto di questi, le sue labbra si tesero in un sorriso malizioso, prima di spogliarlo di quest'indumento e anche dell'intimo, lasciando svettare tra i loro corpi accaldati la sua erezione pulsante. Gli afferrò il sedere, avvicinandolo repentinamente e baciandolo con passione, mentre gli accarezzava dolcemente l'apertura, prima di infilare un dito. Le pareti si stringevano intorno ad esso, mentre Liam si allontanava dal bacio, emettendo un lamento di dolore misto a fastidio, causato dall'intrusione. Cercò di ignorare il bruciore, quando le falangi si spinsero più a fondo, leccando, succhiando e mordendo il collo di Theo, colorando la pelle candida con chiazze rossastre e violacee. Un morso, astioso, sopra la clavicola, nel momento in cui un secondo dito si aggiunse al primo, sforbiciando e allargando l'anello; la preoccupazione era scivolata via con l'arrivo di tanti piccoli dolci baci sulla sua fronte sudata e sulla nuca da parte di Theo, il dolore si era ormai trasformato in piacere, tanto piacere, travolgente come il ragazzo che aveva di fronte e sulla cui spalla aveva appoggiato la testa, mentre ansimava e gemeva. La sua mano avvolse la sua erezione, pompandola lentamente e ok ora basta era decisamente troppo e allo stesso tempo poco, voleva di più, dannazione! "T-Theo...sono p-pronto...muoviti!" disse, tra i gemiti, impaziente, guardando l'altro allontanarsi e tirare fuori dalla tasca dei pantaloni un preservativo, che aprì è indossò. "Che hai da guardare? Sono pronto per ogni evenienza" si giustificò, mentre l'altro lo guardava sconsolato. Il ragazzo, che, nel frattempo, aveva già appoggiato sull'avambraccio la coscia del più piccolo, per avere maggior accesso, con un ghigno, allineò il glande alla sua apertura e, con un colpo secco, lo penetrò, mentre Liam si aggrappava disperatamente alle sue spalle, per non cadere, pervaso da un male enorme, accompagnato da un bruciore continuo al suo fondo schiena. Il più grande gli baciò le labbra, leccando e mordendo quello inferiore, cercando di distrarlo e asciugando le lacrime che scendevano sulle guance. Dopo alcuni minuti il più piccolo guardò l'altro, annuendo più volte e dandogli il consenso a muoversi; incominciò con delle spinte lente e poco profonde, controllando sempre l'espressione del più piccolo, che si contorceva per il lieve dolore che era precedentemente scomparso. E se per il quest'ultimo era una tortura, per Theo era anche peggio: le pareti di Liam erano dannatamente strette e si avvolgevano calde intorno al suo pene e trattenersi dal scoparselo come si deve era estenuante. "Più f-forte" ansimò il ragazzo contro il muro, la smorfia sul suo viso chiaramente di piacere. Sorrise malizioso l'altro, affondando completamente nel corpo del ragazzo che emise un lungo e grave gemito, seguito a ruota dal castano, ipnotizzato da quello spettacolo eccessivamente eccitante. Le spinte diventavano sempre più profonde, i suoni che uscivano dalle labbra di entrambi, che si incontravano ogni tanto in un bacio bagnato a bocche aperte, sempre più frequenti e l'atmosfera intorno a loro sempre più bollente. Quando un verso più acuto degli altri giunse alle orecchio di Theo, capì di aver colpito la prostata e, avvicinandosi al suo orecchio, gli sussurrò roco: "Trovato!". Liam non fece in tempo a guardarlo confuso e quasi preoccupato che si ritrovò troppo impegnato a godere come mai in vita sua ed ad aggrapparsi all'ampia schiena del più grande, graffiandola. Mentre quest'ultimo gli marchiava e mordeva la mascella e le clavicole, il più piccolo sentì di essere vicino al limite, e, da come l'altro gli stringeva la coscia e nascondeva a malapena i suoi gemiti contro la sua pelle, doveva esserlo anche lui. Con non molta facilità, a causa delle spinte che gli mandavano in tilt il cervello, si protese verso l'altro, baciandolo e soffiando poi sulle labbra gonfie e rosse. "V-vieni per me, s-solo per me" gli sussurrò, leccandosi le labbra di proposito e vedendo come lo sguardo stupito di Theo si spostava da esse ai suoi occhi, prima di spingersi in lui con forza, causandogli un leggero dolore, che Liam, stupendosi di sé stesso, trovò perversamente eccitante. Dopo qualche vigorosa e intensa spinta, Theo venne dentro al preservativo con un gemito alto, poggiando ansimante la testa sulla spalla del più piccolo che gli accarezzò dolcemente la schiena. Ancora dentro di lui prese tra le dita la sua erezione, incominciando a pomparla, stuzzicandone di ogni tanto la punta bagnata e portando Liam a conficcare le unghie nella sua schiena, mentre gemeva e ansimava. Dopo poco quest'ultimo si liberò abbondantemente nella sua mano e in quello stesso momento il suo ano si contrasse attorno alla lunghezza di Theo, che, per la miseria, non poteva eccitarsi di nuovo. Lo sguardo del più piccolo si spostò sulla mano sporca di sperma e cercò di sviare la sua attenzione sul fatto che l'altro fosse ancora immerso in lui, realizzando che, si, lo avevano appena fatto, aveva fatto sesso, del fantastico e strabiliante sesso, con quello che doveva essere il suo peggior nemico e che, si, gli era piaciuto da morire e lo avrebbe voluto rifare all'istante. Theo si sfilò da dentro di lui lentamente e Liam sentì subito come se qualcosa mancasse, ma quel vuoto venne colmato quando la sua mano si intrecciò timidamente con la sua. I loro occhi si incrociarono, blu contro blu, fronte contro fronte, passione mista a dolcezza, il vivido ricordo di ciò che era accaduto poco fa ancora impresso nelle loro menti e un leggero rossore a colorare le guance contratte per un sorriso nato spontaneo. Il suono della campanella, che segnava la fine della detenzione, li risvegliò da quello stato di trance. Il più piccolo lo osservò allontanarsi, interrompendo quel contatto, e recuperare tutti i suoi indumenti, indossandoli in fretta e uscendo dalla stanza, dopo avergli lanciato un ultimo sguardo, dal quale traspariva, sotto la sua costante espressione apatica, amarezza, che colpì il cuore di Liam, lasciato solo. Si accasciò contro il muro, prendendosi la testa tra le mani e sentendo gli occhi pizzicare: si era lasciato solamente usare. Cos'era? Una tradizione? Rapire vergini del primo anno e stuprarli nell'aula di detenzione era un rito? Fanculo! Fanculo a tutto! Fanculo ai loro padri che si odiavano! Fanculo ai superpoteri e a questa stramaledetta scuola! Fanculo a Theo e ai suoi dannatissimi occhi azzurri come il cielo, che lo guardavano come se fosse stato un'opera d'arte! E fanculo a sé stesso e al suo cuore che non aveva smesso di battere all'impazzata si dal primo momento che lo aveva incrociato nei corridoi. Quando sentì una guancia bagnarsi, all'improvviso scattò in piedi, rivestendosi e scappando via da quell'aula, memore di troppi e troppo intensi ricordi. Camminò furiosamente attraverso i corridoi, ignorando le braccia spalancate di Mason, che ora lo guardava interrogativo e i bisbigli degli altri ragazzi. Ora aveva solo voglia di prendere a pugni qualcuno e quel qualcuno era solo e solamente un ragazzo perfettamente imperfetto, che ora se ne stava in piedi nel cortile a guardare in basso, al di là delle bianche nuvole, la città con i suoi rumori e il suo movimento. "Reaken" tuonò una voce inconfondibile alle sue spalle, il tono minaccioso tradito dal groppo in gola che gli era salito nel momento in cui il più grande era fuggito. "Dunbar, che cos-" appena girato, non fece in tempo a chiedere spiegazioni e a metabolizzare il tutto, che un pugno serrato, pieno di rabbia e frustrazione, gli arrivò dritto sul naso, facendolo barcolla. "Che cazzo fai? Mi hai rot-" fu interrotto un'altra volta Theo, tirato per il colletto della felpa e il suo grido di incomprensione e irritazione sfumato in un bacio iroso a stampo. Ancora una volta le loro labbra assaggiarono quelle dell'altro, preziose e uniche a loro modo e solo per loro. Liam si staccò, prendendo aria e allontanandosi si qualche passo, mentre l'alto lo guardava perplesso, ancora parecchio stordito per quello che era successo e con il sangue che ancora volava sulla bocca e sul mento, che aveva dato un sapore ferroso a quel bacio inaspettato. "Beh? Vuoi startene lì impalato o ti decidi a parlare? Esigo delle spiegazioni." disse con voce strozzata, facendo sbarrare a Theo ancora di più gli occhi. "Adesso sarei io quello che ti deve delle spiegazioni? Sei tu quello che mi ha appena baciato dopo avermi tirato un pugno! Sei tu quello che sculetta fin troppo evidentemente davanti al mio tavolo in mensa e non dirmi che non lo fai apposta, perché dai! se ne sarebbe accorto anche un cieco! Sei tu quello che là dentro, tu, che dovresti essere il più responsabile, mi ha lasciato fare! Sei tu quello che quando mi bacia, lo fa con una passione e una dolcezza che solo tu puoi avere! Sei tu quello che quando mi bacia, mi fa aggrovigliare lo stomaco e avere le vertigini! Sei tu quello che quando mi guarda, mi fa sentire la persona più importante in questo mondo e le mie gambe vacillano! Sei tu quello che quando sorride, porta luce nella mia oscurità, rendendomi immensamente felice! Sei tu quello che, con quegli occhi azzurri così profondi, quando mi guarda, rendi difficile sostenere il tuo sguardo e attenti alla mia vita, data la frequenza con cui il mio cuore batte! E sei sempre tu quello di cui mi sono innamorato, guardandoti ogni giorno, nella menzogna di studiare un avversario o una persona che dovrei odiare, ma non ce la faccio, non posso odiarti e sono finito per guardarti perché volevo guardarti, perdendo un battito ogni volta che lo facevo!" con concluse quel discorso, che era iniziato come un'accusa ed era finito per essere una dichiarazione dei suoi sentimenti e se Liam era arrossito alle prime frasi alla fine era completamente rosso, gli occhi sorpresi che fissavano il ragazzo di fronte a sé e le labbra tirate in un sorrisetto idiota. "E quello ride! Si può sapere che-" il più piccolo gli era letteralmente saltato addosso, stringendo le braccia intorno al suo collo, facendo allacciare le sue alla propria vita per non farlo cadere e iniziando a baciarlo come se riprendesse finalmente a respirare. Non c'era fretta o passione in quel bacio, solo le loro labbra che si sfioravano e il desiderio che ardeva nei loro petti, stretti l'uno all'altro. "Mi piaci e anche tanto, ok forse troppo tanto..." confessò Liam, dopo essersi staccato e schiarito la voce, scatenando una risata da entrambi. "E ragazzino... se questo è il tuo metodo di zittirmi, sei libero di farlo tutte le volte che vorrai" "Ovvio che si! Così almeno blocco il fiume di cazzate che esce dalla tua bocca!" "Infatti a quanto pare sei tu quello che lo prende in bocca e non solo..." concluse Theo, prima di incassare un debole pugno sulla spalla da parte dell'altro, leggermente rosso in viso, che sciolse l'abbraccio e gli prese la mano, incominciando a camminare verso l'entrata. "Ritorniamo in mensa, dai..." disse dolcemente Liam, appurato che il più grande non aveva intenzione di muoversi. "Veramente... io volevo passare un po' più di tempo con te...magari facendo quella cosa che ti riesce così tanto bene con la bocca..." sussurrò malizioso Theo, riavvicinandolo a sé e afferrandogli il sedere con entrambe le mani, mentre le riscaldava con il suo potere. Al più piccolo sfuggì un gemito, per poi guardare male l'altro, che aveva stampato in faccia quel suo ghigno provocante. "Theo... se facciamo un altro round, mi rompi il culo..." sussurrò, evidentemente imbarazzato, mentre le dita calde gli afferravano le natiche con più veemenza e il suo respiro leggermente irregolare gli soffiava sul collo. "Idea eccitante..." gli sussurrò roco all'orecchio, stringendo di più la sua presa e avvicinandosi alla sue labbra famelicamente. "Liam! Finalm- Theo?!" entrambi si voltarono verso la voce di Mason, che ora camminava a grandi passi verso di loro, con un Corey poco distante, ma visibilmente a disagio e immediatamente si allontanarono , imprecando a bassa voce e sghignazzando per la situazione subito dopo, mentre le mani si intrecciavano in una timida stretta.

(*spalle=aiuto-eroi, ragazzi con poteri deboli che sono addestrati per affiancare gli eroi)

Fine.

Salve amanti della Thiam, spero che vi sia piaciuta questa storia, tralasciando la lunghezza chilometrica per una one-shot (sono parecchio logorroica, lo ammetto)

~Aggy

Skyhigh ~ThiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora