La brezza della sera entrò dalla finestra aperta. Mithyily chiuse gli occhi e respirò profondamente, godendosi l’aria che le rinfrescava la pelle ambrata. Aprì gli occhi e guardò il cielo con i suoi colori caldi che il sole, ormai scomparso dietro le montagne, gli donava. E il pensiero andò a molti anni prima, quando guardava il tramonto sul mare insieme ai nonni. Quanto tempo era passato dall’ultima volta… Dieci lunghi anni, ma si ricordava ancora ogni momento di quella sera. Il sorriso tenero e l’abbraccio caldo della nonna, lo sguardo fiero ma sempre velato di malinconia, del nonno. Lo stesso sguardo che aveva lei, e che molti le ammiravano.
La campana che chiamava alla preghiera vespertina, che precedeva la cena, distolse la giovani dai suoi ricordi. Indossò la coga, una tunica cerimoniale con cappuccio bianca, con gli orli decorati da una serie di triangoli, quadrati pentagoni, esagoni e cerchi di colore d'oro, posti l'uno dentro l'altro, e uscì dalla stanza unendosi alle decine di altri ragazzi che andavano verso il tempio. Era una cosa a cui era abituata ormai da tempo, ma quel giorno percorse le scale e il cortile che portava all'edificio sacro con più attenzione del solito, perché era l'ultimo giorno che lo avrebbe fatto. L'indomani, infatti, lei e i suoi compagni sarebbero stati proclamati Yodhe, i difensori delle terre di Sasara e della pace, i guerrieri più forti e rispettati del mondo. Non tutti potevano ambire a tale risultato, solo chi aveva l’Atama, lo spirito del guerriero.
Quella notte, Mithyily, sdraiata sul letto senza prendere sonno, ripensò al giorno in cui aveva scoperto di avere l’Atama. Era successo dieci anni prima, lei aveva solo sette anni, quando un uomo bussò alla porta della sua casa. Era splendido a vedersi, ricoperto da un’armatura d'argento che brillava al sole. Il suo volto, incorniciato da lunghi capelli castani che si intravedevano dall'elmo, era sereno e trasmetteva sicurezza. Aveva detto di chiamarsi Reki e di essere uno Yodhe. Mithyily ricordò la sua emozione a quelle parole. Aveva sempre sentito parlare di quei nobili guerrieri coraggiosi ma non ne aveva mai visto uno, come quasi tutti nel suo piccolo villaggio di pescatori. E poi le aveva detto che anche lei possedeva l'Atama e un giorno avrebbe potuto diventare Yodhe. Ecco, quel giorno era arrivato.
Dieci anni di addestramento durissimo, di esercizi fisici e mentali; aveva imparato a combattere a mani nude e con le armi, e aveva appreso come controllare l'Atama per lanciare micidiali colpi contro l'avversario. Non era stato facile. Aveva visto molti suoi compagni arrendersi e lasciare L'accademia per la fatica o per la paura. Ma lei aveva resistito, in fondo non aveva alternative sicure.
La luce biancastra della luna penetrava dalle fessure delle finestre, segno che l'ora era tarda. Mithyily si sforzò di placare le sue emozioni e cadde in un sonno profondo.
La cerimonia fu solenne: gli spalti dell'arena dell'accademia erano pieni di persone giunte da tutta Sasara, e nel palco reale siedeva re Basant e molti dignitari. Al centro dell'arena erano in piedi i trenta nuovi cavalieri, mentre accostato a una parete c'era una sorta di palco con i maestri dell'accademia, tra cui Reiki, e trenta armature e altrettante spade. Il maestro più anziano, di nome Chetan, chiamò i nuovi Yodhe uno a uno, per consegnar loro la spada e l'armatura.
«Mithyily di Laio.»
La ragazza si avvicinò al palco con un certo timore e una grande emozione. Si inginocchiò davanti al maestro Chetan.
«Mithyily di Laio -, proclamò solennemente, - giuri di usare i poteri, che oggi Ithiasa padre degli dei ti concede, per proteggere le genti di Sasara e non per la tua gloria e il tuo tornaconto?»
«Lo giuro.»
«Mithyily di Laio, espandi il tuo Atama e ricevi la spada e l'armatura che fa di te uno Yodhe.»
Un'armatura, attratta dall'Atame della giovane la rivestì: era rossa, composta da due gambali, un gonnellino, un pettorale, due bracciali e due spallacci oltre che un elmo a calotta, al cui centro era incastonato uno zaffiro, segno dell'appartenza al grado Nilama, il più basso degli Yodhe. Solo con il tempo e con l'allenamento i nuovi cavalieri avrebbero potuto essere promossi a Kathaila, il cui elmo portava un'ametista, il terzo grado era quello dei Vrill, guerrieri con un rubino, poi Shinala, che portavano uno smeraldo sull'elmo e infine a Hira, il grado più alto e difficile da raggiungere, caratterizzate dal diamante. Le pietre preziose non erano solo un segno distintivo del rango o una decorazione, ma erano stati incantati in modo da aiutare gli Yodhe a controllare l'Atama e rendere i loro colpi più potenti. Inoltre rendevano l'armatura nella quale erano incastonate più resistente. E proprio grazie a causa delle pietre gli Yodhe erano detti dalla gente comune guerrieri di zaffiro, di ametista, di rubino, di Smeraldo e di diamante.
Non appena la ragazza ebbe indosso la sua armatura sentì un brivido percorrerle il corpo; fu come una scarica che allontanò da lei ogni timore e preoccupazione, lasciandole una sensazione di potenza e coraggio. Era l'Atama come mai lo aveva sentito prima. Ora era veramente uno Yodhe.
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Racconti di Sasara (sospesa)
FantasyUna forza oscura minaccia il mondo di Sasara. Toccherà agli Yodhe, i guerrieri più potenti del mondo, protettori du Sasara combattere contro questa minaccia e riportare la pace e la salvezza.