Capitolo 1.

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Raggi ambrati di un tramonto caliginoso. Umidità stagnante nel cielo pigro. Un'auto solitaria che percorreva l'autostrada A91 diretta all'aeroporto di Fiumicino, per un volo che avrebbe cambiato per sempre la sua vita. Mai avrebbe immaginato di lasciare la sua vita, le sue idee, i suoi sogni, così all'improvviso. Si era impegnata molto durante la sua vita per essere ammessa alla facoltà di giurisprudenza di Milano; e di certo non immaginava che fosse costretta ad andare in Corea Del Sud a frequentare un'accademia della quale non aveva mai sentito il nome, La Alice Academy.

Vi capita mai, quando siete in auto di guardare le goccioline che scendono, e senza che ve ne rendiate conto state facendo il tifo per una di loro? Ecco era proprio quello che sto facendo io in questo momento, tra le note di River, e mio nonno che mi guarda con tristezza e preoccupazione. A differenza di me, quando lesse la lettera di ammissione alla Alice Academy, non rimase sconvolto o confuso, bensì era come se lo sospettava, come se prima o poi sarebbe dovuta arrivare.
Una mano mi toccò la spalla
《Y/N ...?》
Mi tolgo le cuffiette e mi giro verso mio nonno.
《Mmmh?》
É l'unica cosa che esce dalla mia bocca.
《Siamo quasi arrivati, preparati》
A malincuore rimetto le cuffiette nel mio zainetto e con un respiro profondo cerco di reprimere le lacrime che stanno minacciando di uscire.
Nonno si ferma nel parcheggio cerca di dire qualcosa ma lo blocco con la mano aprendo lo sportello dell'auto, prendo la valigia e mi dirigo vero l'entrata dell'aeroporto. Cammino come se mi stessero portando al patibolo, le mie gambe sono pesanti e la testa non fa altro che riportarmi indietro i ricordi di quello che é successo ieri...

*flashback*
Come tutti i giorni la caffetteria era piena di persone, non che mi dispiaccia certo, però é davvero stancante correre da tavolo in tavolo, ricordarsi le ordinazioni dei clienti, e puntualmente qualche vecchietta che si lamenta perché il suo thè era caldo e non bollente.
Finalmente posso andare  casa, ho fatto un po' di ritardo oggi ma non fa niente. Tiro un sospiro di sollievo e mi incammino verso casa. Non é una serata particolarmente fredda indossi dei jeans neri attillati e strappati alle ginocchia e una felpa di qualche taglia in più bianca con il cappuccio; non sono mai stata una ragazza molto femminile, preferisco vestirmi "comoda", e di certo non mi considero bella, credo di essere nella norma, 1.60 di altezza, fisico snello ma in forma, occhi marroni e capelli lunghi e neri. Mio nonno dice sempre che assomiglio molto alla mia mamma,  ma purtroppo é morta quando io ero piccola quindi non la ricordo, mi sarebbe piaciuta conoscerla.
Mentre cammino decido di passare, per tagliare la strada, per un vicolo, é presto ma sta già facendo buio...
Brividi mi percorrono lungo la schiena, non sono sono brividi di freddo.. bensì di paura, ho un brutto presentimento.
Accelero il passo, guardandomi alle spalle quando vado contro qualcosa
... o qualcuno.
《S-scusi, non volevo.. n-non l'avevo vist-...》
Le parole mi morirono in gola quando alzai lo sguardo verso il volto della persona a cui sono finita addosso. Indossa una maschera. Non si vedono i suoi occhi ma so che mi sta fissando.
Indietreggio molto lentamente fino a quando..
《Non preoccuparti y/n.. ti stavo aspettando
Rimango pietrificata.
《C-come sai il mio nome? C-chi sei?》.
Lo sento ridere, velocemente si avvicina a me prendendomi per il mento.. ho paura.
《Ora y/n farai esattamente quello che ti dico..》
La sua voce é profonda, roca e terribilmente eccitante.
Ma chi si crede di essere questo?.. Presi tutto il coraggio che avevo in corpo.
《Chi cazzo ti credi di essere per dirmi quello che devo o non devo fare?》

Between Light and Darkness[IN PAUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora