Una mattina come tante

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VIC'S POV

Rannicchiata sul divano osservo le gocce di pioggia che si infrangono sul davanzale della finestra appena socchiusa. Il cielo non è altro che un enorme manto plumbeo che non lascia filtrare neanche il più lieve raggio di luce. Con in mano la mia tazza colma di thè verde mi alzo in piedi e vado verso la cucina. Mi siedo su uno dei tanti sgabelli a disposizioni e lentamente sorseggio il mio infuso aromatico. Il mio sguardo ricade su un biglietto attaccato alla porta d'ingresso. Lo avrà sicuramente lasciato il babbo, penso. Mi alzo, lo stacco da dove lo avevo trovato e lo inizio a leggere.

"Tesoro non sarò a casa che a notte fonda. Io e i miei colleghi dobbiamo discutere di un ultimo progetto al quale stiamo lavorando. Non andare a letto troppo tardi e comunque sono rimasti un po' di avanzi di ieri nel frigorifero. Questa sera puoi mangiare quelli. Ah, quasi dimenticavo, buon inizio scuola! A domani cuccioletta mia".

Alzo lo sguardo e sospiro. Accartoccio il piccolo foglietto di carta e, dopo essermi lavata e cambiata da quello che tecnicamente doveva essere un pigiama, prendo la bici mezza arrugginita e pedalo fino a scuola. La pioggia era cessata.  Non faccio in tempo a legarla sotto al gazebo che sento il suono della campanella annunciare l'inizio delle lezioni. Prendo lo zaino e con passo frettoloso mi dirigo in classe. 

Ormai le ore di studio sono terminate e io non esito a recuperare la borsa colma di libri e la bicicletta. Mi avvolgo la sciarpa di lana intorno al collo e mi infilo il cappello regalatomi un anno prima dalla nonna. La leggera nebbiolina che rendeva la visione più offuscata qualche ora prima si era alzata all'altezza delle nuvole rendendo il paesaggio più netto e limpido. Anche il clima era ora meno umido. Come ho già detto prendo la bicicletta e mi dirigo verso il bar più vicino per pranzare anche solo con qualche patatina o focaccia. Provo un po' di amarezza ma ormai è la normalità mangiare da soli. Arrivata, appoggio la bici al muro, la lego con la catena e apro la porta. Mi siedo ad un tavolo qualsiasi e scopro che il menù offre anche dei piccoli panini tipici di Roma. Mai assaggiati. Opto per uno di quelli. 

Ormai sono venti minuti che aspetto il pranzo. Mi sto per alzare per andarmi a prendere qualcosa in un altro posto ma vedo il cameriere avvicinarsi e servirmi quello che avevo ordinato. 

Cam :"Scusa se abbiamo tardato un po' ma abbiamo avuto dei problemi in cucina".

Vic :"Non preoccuparti".

Cam :" Buon appetito!"

Vic :"Grazie".

Mi sorride e se ne va con quel sorriso familiare di cui però non riesco ad identificarne l'origine.




Il freddo abbraccio del ventoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora