Avec ou sans toi

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Il sole era tramontato da poco quando mise piede sulla Liberty e le onde della Senna cullavano la nave ben ancorata, mentre il suo equilibrio, si potrebbe dire innato dopo aver passato tutta la sua vita su una nave, gli impedì di cadere o barcollare sul ponte.

Camminò verso la sua stanza, salutando la sorella seduta sul divano impegnata a leggere una rivista, una molletta che le alzava la frangia per impedirle che il ciuffo le desse fastidio mentre si dedicava alla lettura, sentendosi restituito il saluto con un piccolo mugolio; la ragazza non era mai stata di grandi parole, ma lui, sua madre e le sue cinque amiche erano le uniche persone con cui parlava di più.

Luka sistemò la borsa accanto al letto, appuntandosi mentalmente di sistemare le cose, afferrando la chitarra e sedendosi sul materasso morbido dopo aver preso il telefono e selezionato le note vocali, com'era solito fare quando voleva registrare una nuova melodia, ma attese di far partire la registrazione, pensando a cosa suonare.

I passi leggeri e timidi della sorella sul pavimento di legno si fecero più vicini, fino a quando non sbucò sullo stipite della porta, guardandolo con lo sguardo basso.

«Com'è andata?» chiese, giocherellando con una ciocca dei suoi capelli lunghi.
«Bene. Grazie ad Adrien la pista resterà aperta.» rispose lui, cercando di sembrare più naturale possibile seppur stesse forzando un sorriso.
«Sai bene a chi mi riferisco.» lo interruppe la ragazzina, guardandolo seria, ma mantenendo comunque un'aria dolce e preoccupata, pronta ad ascoltarlo se si fosse aperto.

Il sorriso le era sparito non appena ebbe alzato lo sguardo su di lui, notando subito la mascella serrata e gli occhi tristi, quegli occhi celesti che tanto adorava perché erano soliti a trasmetterle calma e felicità in maggior parte delle situazioni.

Non era andata bene, dedusse non appena il fratello entrò in camera, soprattutto perché era solito ad iniziare a suonare non appena prendeva in mano la chitarra già accordata e lasciando che le note riempissero la nave, che fossero di una melodia allegra o malinconica.

La ragazza si sedette accanto a lui, prendendogli la mano e guardandolo negli occhi.

«Mi dispiace che non sia andata bene... Sapevo quanto ti piaceva...» esclamò quasi in un sussurro, accarezzandogli il dorso della mano.
Luka le sorrise dolcemente. «Non ti preoccupare. Va tutto bene.»

Juleka credette ben poco a quelle parole. Sapeva quanto fosse sensibile il fratello, ma non poteva incolpare nessuno se non era ricambiato, soprattutto se quel qualcuno era confusa.

Luka era una persona che riusciva a capire subito i sentimenti degli altri, seppur fosse un tipo solitario ed introverso. Sapeva esprimersi con la musica ed a rispecchiare il suo stato d'animo e quello di chi aveva accanto, e solo suonando riusciva a far capire agli altri ciò che provava o a risollevare loro il morale.

Ma la sorella sapeva quando nemmeno la musica sarebbe servita a farlo tornare felice, a ricucire una ferita profonda: era un ragazzo che preferiva la solitudine alla compagnia, ma aveva un animo gentile, ma si levava molto velocemente alle persone e pensava ai suoi amici prima che a se stesso.

Non servivano parole perché i due fratelli si capissero a vicenda. Avevano un legame molto forte, e anche la difficoltà di esprimersi a voce di entrambi non impediva loro di capire ciò che l'altro provava.

Juleka sapeva che suo fratello voleva stare solo, sfogarsi nell'unico modo che conosceva, ma le faceva male vederlo in quello stato.

Si sporse verso di lui, dandogli un bacio sulla guancia prima di alzarsi e tornare in salotto, sorridendogli un'ultima volta prima di lasciarlo da solo.

Luka sistemò nuovamente la chitarra sulle sue gambe, facendo vibrare le corde per controllare che fossero accordate –anche se sapeva benissimo che lo erano– e subito dopo premette il tasto "play" sul cellulare, avviando la registrazione.

Le dita si bloccarono, stringendo il plettro tra l'indice ed il pollice, ma non volevano saperne di muoversi.

Non gli era mai capitata una situazione del genere.

Eppure aveva una canzone da scrivere, una canzone speciale.

Forse era per quello che le note erano come bloccate nella sua testa, vedendole trasformarsi più e più volte creando solo un turbinio confuso.

Alzò la testa e la appoggiò al muro dietro di sé, sospirando per cercare di fare un po' di ordine mentale.

Perché non riusciva a suonare? Perché sì sentiva bloccato, come se qualcosa di importante mancasse?

Non riusciva a capire il perché, ma il suo sguardo si spostò sulla parete alla sua destra, verso il poster di Jagged Stone, sotto il quale vi era la sua collezione di plettri e, i suoi occhi tristi, si fermarono sull'unico spazio vuoto al centro della teca.










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Allora. È l'una passata ed io non ero in pace con me stessa se prima non scrivevo questa cosa.

Lo so che non è chissà cosa, sono un po' arrugginita dato che non scrivo da un po', ma spero che questa piccola One-Shot vi abbia trasmesso ciò che volevo dirvi: Luka è un ragazzo dolce, che non merita tutto l'odio che le persone gli riservono.

Io ho voluto fare questa piccola fic, oltre che per sfizio, per far capire a chi legge chi è Luka Couffaine.

Se lo odiate e godete nel vedere ciò che gli è successo siete cattive persone >:(

E nulla, ci si vede in una prossima a storia, magari scritta meglio eh LOL

Bye bye
FrancescaAbeni

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