È lurida la sua pelle. E luride anche le viscere. Tutta zuppa d'unto. Milioni di stronzi la stuprano ogni giorno e la stuprano ogni notte. Milioni di stronzi in tuta da spacciatore o col serpente annodato al collo. Uomini e donne. Asiatici e lesbiche. Si ficcano nei vicoli più stretti e poi le sputano in pancia, dove già hanno pisciato gatti di strada e cani da borsetta.
Lei. Farcita come un tacchino il giorno del ringraziamento.
Lei. Farcita di alcol e droga. Di coglioni. Di degrado.
Lei. È New York. È la mia città.
Lei. La mia puttana. New York.
Notte. Cielo grigio e freddo. Come il mio cuore. Ero appena uscito dal bar, ubriaco. Il cervello mi rimbalzava all'interno del cranio. Come una pallina impazzita. Come mio padre rimbalzò da un bordello all'altro prima di ingravidare mia madre. Era una spogliarellista, mia madre. Un alcolizzato, mio padre. Morto giovane. Inciampò su un vassoio del Mac Donald abbandonato in terra, picchiò la testa sullo spigolo di un televisore al plasma nuovo nuovo, abbandonato anche quello. Per strada. Fottuto consumismo! L'occidente ha ucciso mio padre. Mio padre mi ha passato il testimone, quella tragedia fottuta che è la vita. La vita che ti stupra finché non cala per sempre il sipario. Finché non cala per sempre il sole. A occidente.
Me ne tornavo a casa, a piedi. Mi facevano male, i piedi. Ma non mi sono mai piaciuti, i taxi. Cazzo, no! Mai preso, un fottuto taxi. È che non mi va giù il giallo. È il colore del piscio, il giallo. È il colore del sole. E si sa come è finito quel tipo, quello che per uscire dal labirinto s'è fatto le ali con la cera ed è decollato come un fottuto uccellino. Poi è caduto giù, ha fatto il botto. Boom! S'è avvicinato troppo al sole, dicono. S'è avvicinato troppo al giallo.
Io dal sole ci sto lontano. Dal piscio, anche. Dalle mele gialle, idem con patate. Dalle patate, pure. Dal purè di patate, idem con mele gialle. Dai taxi, ipse dixit.
Ora avevo fame di purè di patate e mele gialle. Ma le mele gialle sono avvelenate, cazzo, non le rosse. Biancaneve è una menzogna bella e fottuta. Il rosso è il colore dell'anarchia. Il sapore della libertà. Il sapore che non ho mai assaggiato. Solo veleno, per me. Solo mele gialle, nella mia vita. Ma niente taxi. Niente sole. Solo notte, per me. Solo buio e puttane vestite di vomito agli angoli delle strade.
Non volevo cadere giù, io, come il coglione delle ali di cera. Soffrivo di vertigini e scopavo sul pavimento. Sul pavimento grigio e freddo come il mio cuore. Così non rischiavo di cadere dal letto. La verità è che non ce l'avevo più, un fottuto letto. Ci avevo pagato da bere. Ero andato al bar con quel cazzo di materasso macchiato di sperma e vomito caricato sulla schiena. Al bar l'avevo messo giù e avevo detto al barista:
«Jack, quanti bicchieri mi riempi in cambio di questo?»
«Bene. Mi serviva proprio un altro materasso, Dick. Sotto il mio non c'è più spazio per altri presidenti morti. Sono troppo ricco.»
«Mi prendi per il culo, figlio di una cagna in calore?»
«E tu che dici, padre di una ragna in malore?»
«Dico che parli troppo. Lo vuoi questo fottuto materasso?»
Voluto. Poi gli avevo portato anche la rete, con tutte le gambe. A Jack sono sempre piaciute le gambe, soprattutto quelle nelle calze a rete.
Rete. Ci sono finito io, in una fottuta rete. Tutta colpa di un paio di gambe e di un materasso. Come sempre. Ma questa è un'altra storia. Un altro materasso e un altro tipo di gambe.
Me ne tornavo a casa a piedi, dicevo. Percorrevo le strade di quel fottuto labirinto che porta il nome di New York. E andavo incontro al minotauro, ma non lo sapevo. Il minotauro ubriaco di vinaccio. In jeans attilati. Camicetta da puttana. Il minotauro mi aspettava con le gambe aperte, sul pavimento marcio di un putrido monolocale. Il mio. Al ventinovesimo fottutissimo piano di un palazzone in putrefazione, simile a un enorme scarafaggio in attesa della morte, parcheggiato nella più fetida delle strade.
YOU ARE READING
Vinaccio, burro di arachidi e omicidi - Capitolo primo
General FictionUn padre senza padre. Un figlio che sua madre non vuole. Un bevitore col vizio della religione. Un amante senza letto. Un'aquila che soffre di vertigini. Una vittima che si scopre assassino. Tutto questo è Dick Ferroskij, protagonista di "Vinac...