Il tempo prende a scorrere lento, come una piuma che stramazza al suolo spinta da un fievole vento d'autunno . Si avvolge e contorce su se stesso, rende le persone cieche e immuni al suo cambiamento, il tempo ha un nome ma nessuno è in grado di udirlo . Spinge le persone ad essere vulnerabili, manovra i loro sentimenti come fossero i propri e li accartoccia nella sua mano, come fossero palline di carta al solo destino di essere buttate nella pattumiera . Controlla la mente, macchia i pensieri delle persone di un tenue nero carbone e le sgretola a poco a poco ponendogli domande a cui tutti noi evitiamo di rispondere o anche solo di pensarci distrattamente. Perché il tempo ha un nome, il tempo è la morte che flemmatica ci consuma dall'interno.
Le mani gelide e snelle del ragazzo si posano sui tasti dell'organo impolverato e smangiato dal tempo che si erge padrone occupando buona parte dello spazio all'interno di quella cattedrale, abbandonata all'amaro silenzio della solitudine. In poco tempo essa viene fasciata per intero da una melodia austera. I capelli di un nero pece si muovono quieti seguendo i movimenti delle dita affusolate, che con passione si immergono in quel suono magnanimo e rigonfio di sentimenti, prendendo la forma dell'inchiostro su un foglio lucido. La macchia si dilata sulla superficie, ricreando i morbidi e angelici tratti di quel volto che infesta i sogni del ragazzo corvino da ormai anni.
Il ticchettio dell'orologio posto sopra l'organo rallenta fino a sparire e viene sostituito da un suono sordo che porta il ragazzo ad irrigidirsi sul posto, le mani tremano e una fitta nebbia di pensieri contorti gli si introduce nella mente. Si prende la testa fra le mani spezzando la sofferta melodia, tirando qualche ciocca di tanto in tanto. Ricordi traumatici si fanno vividi in quel momento, ricordi di quella notte contaminata da atti illegali, sangue zampillante e urla di terrore di cui solo le stelle sono state testimoni.
Una presenza alle sue spalle, la stessa che ha prodotto quel suono sordo, si fa sempre più vicina al suo corpo adesso scosso dai fremiti di paura e sgomento. Una mano minuta si posa sulla sua spalla, sbatte il palmo su essa gentilmente, come un bambino che teme di svegliare la madre. Il corvino alza il viso incontrando due perle azzurre che gli scrutano dentro e in quel momento sentì le catene del mondo sgretolarsi e la gravità spingerlo verso il basso, soffocandolo in un abisso colmo di sensi di colpa e odio verso se stesso.
Era lì, davanti a lui vi era il ragazzo per cui aveva iniziato a suonare, il ragazzo che con la sua gentilezza lo aveva portato ad amarsi e poi a graffiarsi il petto nel solo tentativo di arrivare al cuore e strapparselo con le sue stesse mani. Tratti angelici che mai sarebbero potuti appartenere ad un demone dall'animo compromesso come il suo. Eppure non poteva esser vero, sentiva ancora sulla pelle il freddo del suo corpo raggelargli l'anima, lo vede esalare l'ultimo respiro fra lacrime colme di dolore e rimorso, e lo vede disteso a terra senza vita, mentre la pioggia lava via il sangue dalle ferite ancora aperte, mentre la sua anima gentile spira nel nulla. Vede se stesso con in mano una pistola ancora fumante del peccato, le lacrime che perdono la loro fine e si mischiano alla pioggia, che adesso batte incessante e rovinosamente sui corpi di quei ragazzi segnati dalla vita, che disastrosa si era rivelata per loro.
Scuote la testa da una parte all'altra tornando alla realtà e i suoi occhi si posando su due rosse labbra come ciliegie mature per poi percorrere minuziosamente con lo sguardo ogni singolo dettaglio di quell'angelo caduto che gli era di fronte.
Biondi capelli gli incorniciavano il viso dai tratti gentili, piccole cicatrici bianche ricoprivano il suo collo macchiato dagli abusi di una vita passata e una pistola tra quelle piccole dita curate spezzarono quel gioco di innocenza, di pura apparenza.
"Cosa...?" sussultò il ragazzo strisciando indietro, col solo desiderio di sparire. La sua mente pulsava, giocava con gusto assieme alla sua coscienza, martoriata dalla debolezza di un animo segnato.
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the time. ( os ) {VS-c}
Fanfiction[ YOONMIN ] il tempo è la morte che flemmatica ci consuma dall'interno.