La soffitta

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Sulla grande porta di legno vi era una scritta "Nervina Pozzi"

"eccola la casa della zia!" pensò Bianca.

Strinse a se la sua borsa e suonò.

Ad aprirle fu una signora sulla cinquantina, alta, molto magra, dai capelli legati con due bacchette.

Aveva occhi grandi, verdi prato, una bocca sottile e un sorriso pronto ad accogliere la giovane.

"Zia?" domandò Bianca.

"sono io tesoro! Nervina, tua zia, oh quanto mi sei mancata, spero che ti siano arrivati sempre i miei regali insieme alle lettere" incalzò abbracciando la giovane.

"Certo zia"

Nervina sorrise e prese le valigie della giovane.

La soffitta non era come se l'era immaginata, era grande, enorme e ad ogni parete vi era una libreria, i pochi spazzi vuoti erano occupati da quadri che presumibilmente erano ritratti appartenenti a chissà chi.

I mobili sembravano usciti dal rococò, in legno con ornamenti arzigogolati e intrecciati. Alcuni erano piccoli, bassi, altri toccavano il soffitto.

Bianca si lasciò trasportare dalla fantasia e iniziò a chiedersi cosa potessero contenere ma un miagolio la riportò alla realtà.

"eccola! lei è Camomilla la mia gattina, vedrai ti amerà!" disse Nervina.

"Ti preparo un the caldo fa freddo fuori e sei tutta bagnata, la tua camera si trova sul soppalco qui nel salotto, ti ho già preparato il letto, se vuoi puoi riposare dopo esserti cambiata"

Bianca salì le scale e si sedette per terra nella sua nuova camera, un vecchio soppalco con una splendida vetrata colorata.

Con la luce che filtrava sembrava un caleidoscopio magnifico, rifletteva i suoi colori ovunque, sul pavimento, sul letto, sul viso della ragazza.

Bianca si spogliò per mettere vestiti asciutti. La gonna pareva essersi appiccicata addosso con la pioggia, la fece scendere con forza e indossò un paio di pantaloni morbidi e una t-shirt a righe.

"Il the è pronto cara"

Nervina prese due tazze cerulee e vi versò dentro l'infuso.

"miele e liquirizia" disse porgendolo verso la ragazza.

La cucina era particolarmente disordinata, nel tinello vi erano ancora i piatti da lavare del giorno precedente, e un gran numero di soprammobili invadevano ogni spazio presente.

"Accomodati cara, se vuoi aggiungere lo zucchero è qui"

Bianca allungò le mani verso la zuccheriera e prese due cucchiaini di zucchero, mentre lo fece sciogliere nel te la stoviglia tintinnava ogni volta che incontrava la tazzina.

"Sono proprio felice che tu sia qui" incalzò Nervina

"Per molto tempo ho voluto venirti a trovare ma per via del mio lavoro qui a Milano non sono riuscita, volevo così tanto vederti, ed ora eccoti qui" aggiunse.

Bianca sapeva che la zia aveva una piccola drogheria, un piccolo negozio situato a pochi passi dal centro.

Eppure si domandava perchè mai era così difficile fare le valigie e venirla a trovare quando lei ancora abitava nel suo piccolo paesino.

Il weekend i negozi come il suo erano chiusi, non vi era alcun ostacolo eppure per diciasette anni Nervina aveva preferito impacchettare rossetti e recapitarli al numero ventitrè di via dei tetti nel suo paese.

Bianca lasciava correre la mente, voleva una risposta, ma non da sua zia, voleva indagare ma senza coinvolgere quella che in quel momento sembrava una sconosciuta eppure Nervina quella donna tanto misteriosa portava il cognome di sua madre .

"Fra poco uscirò a comprare qualcosa per pranzo, tu puoi riposare o leggere. Puoi fare qualsiasi cosa, questa ora è casa tua Bianca e voglio che tu ti senta bene qui"

La zia prese la sua borsa, sciolse i capelli e chiuse la porta inviando un bacio nel vento alla giovane.

Ora Bianca era sola, come lo era stata molte volte, perchè mai i suoi genitori avevano dovuto lasciarla sola all'alba dei sui diciotto anni. Mancava poco al suo compleanno e sua madre e suo padre avevano lasciato l'Italia per un importante viaggio di lavoro.

"Un opportunità unica" avevano detto prima di lasciarla, i suoi genitori scrivevano, avevano pubblicato già otto libri insieme e questa volta sarebbero andati a New Orleans per il loro nuovo romanzo.

"Scriveremo di questa storia proprio sul luogo dove i fatti avvennero" salutandola le dissero.

Come se a Bianca fosse mai importato, lei non voleva null'altro che i suoi genitori a casa, a casa con lei.

Ed ora era ancora più sola, in una città che non conosceva, dove nessuna anima a parte sua zia l'aveva ancora degnata di un sorriso.

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⏰ Last updated: Oct 18, 2018 ⏰

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Il regno delle storie perduteWhere stories live. Discover now